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Cosa aspettarsi dalla riapertura dei colloqui militari tra Usa e Cina

Un incontro tra due alti funzionari riapre alla possibilità di dialogo militare tra Pechino e Washington. Il Pentagono programma una serie di incontri per il 2024 da cui ristabilire comunicazione per la sicurezza reciproca delle due potenze e del contesto globale

Il più alto funzionario per la politica cinese presso il Pentagono, Michael Chase, ha recentemente incontrato il suo omologo cinese, il maggior generale Liu Zhan, segnalando un possibile progresso nelle relazioni militari tra Stati Uniti e Cina. Non fosse altro perché il viaggio segreto di Chase a Taiwan, a febbraio, aveva contribuito a interrompere i colloqui militari di alto livello tra le due nazioni.

Il viaggio di Chase a Taiwan era stato effettuato sei mesi dopo la visita di Nancy Pelosi, ai tempi Speaker della Camera, ed era stato il primo viaggio di un funzionario senior della difesa degli Stati Uniti a Taiwan dal 2019.

Che Pechino accetti di superare la questione è un segnale di volontà, rispetto soprattutto a una fase in cui soprattutto i contatti di tipo militare erano stati vietati (non è chiaro se dal Partito o come iniziative indipendente della Difesa cinese, che tra l’altro negli ultimi mesi ha subito una profonda revisione anche attraverso purghe contro alti funzionari). Per altro, sembra che Stati Uniti e Cina stiano negoziando una serie di incontri militari di alto livello per il 2024, dopo la presentazione di una proposta iniziale da parte del Pentagono a Pechino.

Il ripristino delle relazioni militare è d’altronde parte dell’accordo raggiunto tra i presidenti Joe Biden e Xi Jinping durante il summit di San Francisco. Resta però prudenza, perché ci sono diversi punti di distanza – per esempio riguardo alle tensioni nel Mar Cinese, dove la Cina porta avanti coercizioni come quelle nei confronti delle Filippine e detesta la presenza statunitense. A proposito: mercoledì, il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan, ha avuto una telefonata con le sue controparti giapponesi e filippine per “riaffermare il loro impegno per la libertà di navigazione” e per “mantenere la pace e la stabilità nella regione dell’Indo Pacifico”.

Cosa aspettarsi adesso?

La realizzazione della serie di incontri pensati potrebbe richiedere del tempo, anche per ragioni burocratiche. La situazione in Cina è ulteriormente complicata dalla mancanza di un sostituto per il ministro Li Shangfu, rimosso formalmente dal suo incarico a ottobre a causa di un’indagine per corruzione.

Alcuni funzionari statunitensi desiderano che la Cina accetti un contatto con il Generale CQ Brown, il capo degli Stati maggiori congiunti, che potrebbe parlare con l’omologo cinese già in carica. Differentemente, per ora sembra difficile un dialogo con il segretario alla Difesa statunitense Lloyd Austin, il cui omologo era Li e per ora la casella è vuota.

Gli Stati Uniti stanno cercando di riavviare un canale noto come Military Maritime Consultative Agreement, progettato per ridurre le possibilità di incidenti marittimi in teatri condivisi. Sarebbe fondamentale per ambienti come lo Stretto di Taiwan o il Mar Cinese, dove imbarcazioni cinesi e americane si trovano a operare spesso a distanza ridotta. Il Pentagono è anche preoccupato per il crescente numero di manovre “rischiose e coercitive” di jet cinesi vicino agli aeromobili da sorveglianza statunitensi, spiegano le fonti che hanno fornito ai giornalisti un briefing sull’incontro di Chase e Liu.

Tra i piani, c’è anche quello di organizzare un incontro tra l’ammiraglio John Aquilino, capo IndoPacCom americano, e i suoi omologhi cinesi, un appuntamento cercato per quasi tre anni. Tutto potrebbe passare dai Defense Policy Coordination Talks, programmati a gennaio. I colloqui sulla coordinazione della politica di difesa sono un meccanismo utilizzato per delineare futuri incontri militari di alto livello.


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