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Balcani e immigrazione. L’intesa tra Italia e Albania spiegata da Tajani

Il ministro degli Esteri in visita nel Paese delle aquile cerchia in rosso una parola che spiega l’intesa: collaborazione contro il traffico di esseri umani. Da un lato Tirana sosterrà Roma nel raccogliere i migranti che dovranno poi essere riaccompagnati nei loro Paesi di origine, “tutti sicuri, perché qui verranno coloro che hanno origine in Paesi sicuri”. Dall’altro Roma sosterrà politicamente Tirana in seno all’Ue

I diritti dei migranti saranno garantiti dall’accordo tra Italia e Albania. Lo ribadisce (ancora una volta) il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, questa volta da Tirana e dal porto di Shengjin, dove è stato in visita proprio al fine di ribadire la strategia del governo tarata su accordi con quei paesi europei che hanno esigenze in comune con l’Italia. E il tema dei migranti è il principale nel Mediterraneo. L’occasione è stata utile anche per sottolineare come il punto della riunificazione europea dei Balcani sia una priorità per l’Europa e per l’Italia.

Qui Shengjin

Shëngjin, dove Giulio Cesare sarebbe sbarcato durante la guerra contro Pompeo, è oggi un porto in rapida crescita, situato nella parte occidentale dell’Albania a 60 km dall’aeroporto internazionale di Tirana. Qui sorgerà il centro per l’identificazione dei migranti, come previsto dal Protocollo sulla cooperazione tra Italia e Albania siglato da Giorgia Meloni ed Edi Rama, qui attraccheranno le navi militari che porteranno i migranti soccorsi in acque internazionali, ha spiegato Tajani. Prima verranno identificati a bordo e in secondo luogo subiranno una seconda fase di identificazione da parte delle autorità albanesi sul territorio. Al contempo verranno presi in carico da un presidio sanitario che ne verificherà le condizioni di salute, in seguito verranno destinati al centro situato accanto ad un ospedale.

Tajani cerchia in rosso una parola che spiega al meglio la ratio di questa intesa: collaborazione contro il traffico di esseri umani. Da un lato Tirana sosterrà Roma nel raccogliere i migranti che dovranno poi essere riaccompagnati nei loro Paesi di origine, “tutti Paesi sicuri, perché qui verranno coloro che hanno origine in Paesi sicuri”. Dall’altro Roma sosterrà politicamente Tirana in seno all’Ue. Secondo il vicepremier si tratta di “un’operazione significativa” che “rappresenta uno strumento di lotta contro i trafficanti e l’immigrazione clandestina “con un Paese candidato a far parte dell’Ue e particolarmente legato all’Italia”.

Roma-Tirana-Bruxelles

E qui si inserisce il secondo filone dell’interlocuzione tra le due sponde dell’Adriatico, dopo che per anni è emersa l’esigenza per l’Italia di costruire politiche maggiormente proficue con i paesi più prossimi: il dato relativo all’allargamento dell’Unione europea, o come ha deciso di definirlo Giorgia Meloni, la riunificazione europea dei Balcani.

Tajani ha confermato la postura dell’esecutivo ribadendo che Roma sostiene la candidatura dell’Albania all’Unione europea. “Questo è il nostro impegno ma io lo faccio da quando ero commissario europeo. Dal governo Berlusconi abbiamo sempre sostenuto la candidatura dell’Albania, come quella degli altri Paesi dei Balcani occidentali che hanno già compiuto un percorso per avvicinarsi all’Unione. Bisogna lavorare per permettere loro di raggiungere tutti gli obiettivi previsti e farlo nel tempo più rapido possibile”.

Scenari

Due gli elementi da mettere in risalto, al di là della visita in sé. In primo luogo la direzione che il governo ha imboccato sin dal suo insediamento nei confronti del costone balcanico, passaggio che più volte nelle occasioni ufficiali il presidente del consiglio non ha mancato di effettuare.

“Amo definire riunificazione, visto che non siamo noi a stabilire chi è o non è europeo. Lo hanno deciso la geografia e la storia”, ha detto pochi giorni fa Giorgia Meloni nel suo messaggio alla conferenza degli ambasciatori alla Farnesina. Si tratta di un processo che avrà inevitabilmente un impatto sui meccanismi interni dell’Ue e richiede una riflessione collettiva sulle riforme che saranno necessarie. Ma perché il percorso di allargamento non può prescindere dai Balcani? Secondo il premier è quella un’area che “è nel cuore d’Europa e che da sempre ha un’importanza strategica per la nostra Nazione, perché tutto quello che accade dall’altra parte dell’Adriatico ha inevitabilmente un riflesso immediato su di noi e l’Italia ha una grande responsabilità verso i Balcani”.

Di qui nasce la spinta italiana verso una presenza ed un impegno in questa regione, dal punto di vista politico, culturale ed economico, che si collega al secondo aspetto, quello relativo adi flussi migratori. In questi mesi, ha rivendicato il premier, “siamo riusciti a cambiare l’approccio a questa materia e ad affermare il principio che la priorità per l’Europa è difendere i suoi confini esterni”.

Il passo compiuto dal governo va nella direzione di un modello così come è stato il Memorandum d’Intesa tra la Ue e la Tunisia. La presenza di Tajani in Albania, Giorgetti in Libia e Meloni in Libano dimostrano, una volta di più, tale attivismo.

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