Il Parlamento serve ancora. Peccato però che in questa occasione sia servito a risuscitare identitarismi, populismi e sovranismi, con l’elefante dormiente che si è steso ad ospitare la strana alleanza trilaterale Salvini-Conte-Meloni. Ma gli spettacoli dei circhi sono spesso occasioni che non lasciano tracce significative. Il commento di Luigi Tivelli
Nel gran circo della vita istituzionale italiana, che per larga parte, così come avviene nei veri grandi circhi ruota attorno ad una figura di presentatrice donna che dà le carte, alla quale, però, si appaia un comico per molti versi non consapevole (Meloni e Salvini), è avvenuto nei giorni scorsi un dato istituzionale che ben pochi hanno notato.
Il parlamento era un po’ ridotto come una specie di pachiderma anziano, un elefante semi-dormiente, per molti aspetti emarginato dalla vita del circo istituzionale, in cui non funziona più né da peso né da contrappeso. Le decisioni si prendono normalmente nella carovana del governo, dalla quale emanano tanti decreti legge e decisioni istituzionali dei tipi più svariati, spesso senza che il pachiderma se ne accorga.
Ma molto probabilmente conveniva a molti risvegliare una tantum l’elefante anziano e ricollocarlo al centro della vita istituzionale. “È una decisione del parlamento”, ha provato ad obiettare, sperando che l’eco giungesse ai suoi colleghi degli altri paesi dell’euro, il ministro dell’economia Giorgetti. “Io avrei fatto diversamente”. Valla a capire la credibilità tra i colleghi degli altri paesi, nei circoli europei che contano, sia del nostro ministro dell’economia sia della puntata del circo messa in scena nei giorni scorsi.
Più di qualcuno forse ha seguito la linea di Ballando con le stelle, e si è messo a ballare un po’ malamente, finendo appartato dalla vista con le stelle della bandiera europea coperte da un drappo nero. Rimettere al centro della scena l’elefante dormiente-Parlamento ha significato, infatti, il riemergere di vecchi identitarismi, il rilancio di slogan del tipo “Prima gli italiani”, finendo per mettersi in un angolo rispetto alla lunga assemblea di condominio comunitaria sul Mes.
La Meloni a doppia identità, premier statista e leader populista, ha esibito, nel non commendevole spettacolo del circo istituzionale italiano rispetto all’Europa, soprattutto la seconda faccia. E, come avviene in certi circhi contemporanei – che si avvalgono anche di tecnologie visive, è riapparsa con forza sulla scena l’immagine di uno dei governi peggiori della storia della Repubblica Italiana: il Conte 1, visto che i fratelli d’Italia sono stati un elemento in più di decisione e di corredo rispetto alla coppia Salvini-Conte, con un Salvini addobbato da Papeete in versione natalizia.
Quindi il Parlamento serve ancora. Peccato però che in questa occasione sia servito a risuscitare identitarismi, populismi e sovranismi, con l’elefante dormiente che si è steso ad ospitare la strana alleanza trilaterale Salvini-Conte-Meloni. Ma gli spettacoli dei circhi sono spesso occasioni che non lasciano tracce significative. Lo spettacolo inscenato, invece, sul Mes, non solo è avvenuto sotto gli occhi degli altri diciannove paesi che hanno ratificato il trattato ma, purtroppo, è da ritenere uno di quegli spettacoli che lasciano il segno quanto ad immagine e credibilità dell’Italia in Europa.
È forse giusto in qualche modo risvegliare l’elefante-Parlamento dormiente, ma non sarebbe stato meglio riservare il risveglio per altri spettacoli, che non vanno in scena a reti unificate in tanti paesi europei?