A poche ore dalla chiusura prevista della Conferenza Onu sul clima sembrano sfumare le speranze di chi spingeva per menzionare esplicitamente l’abbandono dei combustibili fossili. Pesa l’opposizione dei Paesi che li producono, in grado di azzerare anche l’intesa eccezionale tra Usa e Cina
I protagonisti indiscussi della Conferenza sul clima di Dubai, che sta volgendo al termine, sono stati i combustibili fossili. Il destino degli idrocarburi è stato (e rimane) al centro del dibattito, l’oggetto delle polemiche e il punto di contesa su cui ruotano i negoziati per arrivare a una dichiarazione congiunta e condivisa. L’obiettivo è chiudere i lavori della Cop28 martedì mattina, ma è possibile che il processo vada per le lunghe. La difficoltà è trovare un accordo tra gli oltre 80 Paesi che chiedono la fine definitiva dell’utilizzo dei combustibili fossili e una minoranza che si oppone strenuamente; a poche ore dal traguardo, i secondi sembrano in vantaggio.
Dalla parte dei primi c’è una certa sintonia tra Stati Uniti e Cina, gli emettitori più grandi, consolidata dall’accordo stretto a novembre tra i due zar del clima, John Kerry e Xie Zhenhua. Quest’ultimo sabato aveva dichiarato di essere immerso in fitti colloqui con gli Usa e altri Paesi per trovare una formulazione sui combustibili fossili che andasse bene per tutti. “Se non risolviamo questo problema, non vedo molte possibilità di successo della Cop28”, aveva detto a proposito degli idrocarburi, allineandosi – seppur non esplicitamente, come l’India – alle posizioni dei Paesi occidentali.
La base di partenza non è ambiziosa: oggi i progressi nel campo degli idrocarburi sono congelati al 2021, anno della Cop26 di Glasgow, in cui i Paesi si erano accordati di ridurre e non eliminare l’utilizzo del carbone – e basta. Sono oltre 100 le nazioni che spingono per includere anche petrolio e gas naturale, ma chi sperava in un’indicazione chiara sul tramonto degli idrocarburi rimarrà deluso: l’ultima bozza delle conclusioni emersa nel pomeriggio di lunedì non contiene riferimenti all’eliminazione dei combustibili fossili.
Il documento, che non è ancora definitivo, descrive una serie di azioni che i Paesi “potrebbero” intraprendere per ridurre le emissioni, come la riduzione “del consumo e della produzione di combustibili fossili, in modo giusto, ordinato ed equo, in modo da raggiungere [zero emissioni nette] entro, prima o intorno al 2050, in linea con la scienza”. Se approvato, si tratterebbe comunque del primo piano accolto in sede Cop che parla dell’allontanamento dagli idrocarburi – anche se non assomiglia affatto al testo di chi voleva parlare di eliminazione graduale.
Sembra prevalsa la linea dell’Arabia Saudita, in testa alla carica delle nazioni che si oppongono al tramonto dell’era del fossile. In una lettera trapelata venerdì il cartello dei produttori Opec (dove Riad è il leader) avrebbe esortato membri e partner a fare fronte comune contro chi prendeva di mira gli idrocarburi. Il testo, visionato da Reuters, parlava di “pressione indebita e sproporzionata contro i combustibili fossili” e avvertendo del rischio di “conseguenze irreversibili” sollecitava i destinatari a “respingere proattivamente qualsiasi testo o formula che abbia come obiettivo l’energia, cioè i combustibili fossili, anziché le emissioni”.
L’Opec – che per la prima volta aveva un padiglione tutto suo alla Cop, in cui si esaltava il contributo del petrolio allo stile di vita moderno – non ha commentato l’indiscrezione. Ma i segnali sono concordi. Sabato i negoziatori sauditi (e di altri Paesi arabi) hanno abbandonato una riunione in cui si discuteva dell’impegno a eliminare gradualmente l’utilizzo degli idrocarburi, pochi giorni dopo che il ministro dell’energia saudita Abdulaziz bin Salman aveva criticato anche l’idea di una riduzione graduale.
Per il presidente della Cop28 (nonché capo della società nazionale petrolifera emiratina) Sultan al Jaber la riduzione è “inevitabile” ma l’eliminazione totale è impossibile “se non si vuole tornare all’età delle caverne” – la frase che ha scatenato il polverone della scorsa settimana. Anche i risultati principali della Cop28 finora sono comparsi sul versante delle rinnovabili, del nucleare, delle emissioni (nella fattispecie, quelle del metano) e del finanziamento per i Paesi emergenti e impattati dal cambiamento climatico, ma non del fossile. Difficile, a questo punto, che quella di Dubai diventi la Cop che ha dato il via al tramonto degli idrocarburi.