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Elicotteri Usa contro barchini Houthi. Primi scontri nell’Indo Mediterraneo

Gli Usa rispondono al fuoco e affondano tre barchini degli Houthi che stavano per abbordare una portacontainer davanti allo Yemen. Primo scontro a fuoco che coinvolge gli americani in questa fase di destabilizzazione del Mar Rosso

Due elicotteri decollati dalla portaerei USS Eisenhower e dal cacciatorpediniere USS Gravely hanno affondato tre barchini degli Houthi che stavano attaccando la Maersk Hanzghou, nave da trasporto finita all’interno delle destabilizzazioni con cui il gruppo armato yemenita (aiutato dall’Iran) ha momentaneamente disarticolato il sistema di connessione marittima tra Asia ed Europa che scorre lungo la regione geo-strategica dell’Indo Mediterraneo.

È la prima azione di attacco americana contro gli Houthi, anche se non si è trattato di un atto diretto. I miliziani, che secondo il Pentagono sono partiti da un’area dello Yemen che gli Houthi controllano (frutto dei successi ottenuti in questi otto anni di guerra civile), sono arrivati a venti metri dalla portacontainer. C’è stato uno scontro a fuoco, agli yemeniti hanno risposto i contractor del security team a bordo della nave, ma i miliziani sembravano avere il sopravvento e riuscire ad abbordare il cargo (che batte bandiera di Singapore ed è registrato di proprietà di AP Moller).

Gli elicotteri americani hanno intimato verbalmente di abbandonare l’assalto: invito non accettato dagli Houthi, che hanno sparato contro i velivoli. Il Pentagono — tramite una nota stampa del CentCom— spiega che a quel punto i mezzi statunitensi, in “self-defense”, hanno risposto al fuoco e “affondando tre delle quattro piccole imbarcazioni, uccidendo gli equipaggi” — il quarto barchino è fuggito dall’area di scontro.

Sebbene l’azione sia stata di auto-difesa, l’affondamento dei tre mezzi rappresenta il primo scambio armato ufficiale tra le forze armate americane e il gruppo yemenita — che riceve sostegno militare dall’Iran, per esempio i barchini sono del tutto simili, per componenti e usi, a quelli che utilizzano i Pasdaran nel Golfo Persico. Finora le navi statunitensi che si trovano nell’area — anche sotto l’incarico di sicurezza marittima costruito per l’operazione ad hoc “Prosperity Guardian” — hanno agito in via difensiva.

In svariate occasioni in queste ultime due settimane, i mezzi navali americani hanno abbattuto droni esplosivi o missili da crociera yemeniti indirizzati contro le navi commerciali (gli Houthi dicono che sono gesti in difesa dei palestinesi sotto attacco israeliano a Gaza, ma il gruppo usa il contesto anche per darsi un tono sia a livello interno che regionale). Washington sta pensando di passare ad attività offensive contro i centri di attacco o i depositi militari degli Houthi.

D’altronde, in un’intervista con l’Associated Press, il vice ammiraglio della Marina degli Stati Uniti Brad Cooper ha spiegato che gli Houthi non sembrano porre fine ai loro attacchi nemmeno davanti alla nuova task force a guida americana (contesto retorico che serve anche a creare le condizioni, anche politiche, per passare alla fase di attacco). Per Cooper, 1.200 navi commerciali sono passate attraverso il Mar Rosso da quando è stata lanciata Prosperity Guardian e nessuna è stata colpita da attacchi di droni o missili fino a sabato.

In totale, sono invece 299 le navi commerciali che hanno scelto la rotta verso Capo di Buona Speranza abbandonando il corridoio tra Suez e Bab El Mandeb, da almeno tre settimane messo a ferro e fuoco dagli Houthi. Nel giro di 24 ore, la Maersk Hangzhou era stata attaccata due volt — nella prima, le difese aeree del Gravely e dell’altro cacciatorpediniere americano Laboon l’avevano protetta dei missili yemeniti. Maersk ha detto la scorsa settimana che si stava preparando a riprendere i viaggi attraverso il Mar Rosso, dopo aver deviato sulla rotta molto più lunga intorno al Capo di Buona Speranza.


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