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In altri tempi, la kermesse sovranista avrebbe portato all’uscita della Lega dalla maggioranza

Se la politica fosse una cosa seria, la manifestazione di ieri andrebbe letta come l’annuncio ufficiale della uscita della Lega dalla maggioranza che sostiene il governo Meloni, in quanto governo europeista, filo israeliano ed indiscutibilmente atlantista in Ucraina. Ma la politica, evidentemente, non è più una cosa seria. Né ha più alcun valore il vecchio motto attribuito a Goethe: “Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”. Il commento di Andrea Cangini

Quando la politica era una cosa seria, i frequenti e per certi aspetti doverosi distinguo tra alleati sulla scena interna erano inammissibili sulla scena internazionale. Nella vituperata Prima Repubblica, si poteva divergere dai partner di governo, per esempio, sulla politica fiscale, ma non si poteva farlo sulla politica estera e sulle alleanze internazionali. Una questione di serietà, essendo la politica estera il presupposto della sicurezza nazionale e l’elemento che più identifica uno Stato agli occhi del mondo. I socialisti di Bettino Craxi poterono dunque impuntarsi sulla scala mobile, ma se lo avessero fatto sulle scelte strategiche legate all’appartenenza dell’Italia alla Nato si sarebbero automaticamente messi fuori dalla maggioranza di governo con la Dc e i suoi alleati minori. Altri tempi, a quanto pare.

Segue caleidoscopio delle tesi emerse con forza nel corso della variopinta assise sovranista organizzata ieri a Firenze da Matteo Salvini assieme ai rappresentanti dei partiti che in Europa aderiscono al gruppo di Identità e democrazia.

Tino Chrupalla, leader del partito di estrema destra tedesco AfD: “L’Ucraina non può vincere, dovrebbero fermarla”, “le sanzioni alla Russia vanno revocate”.

Harald Vlimsky, esponente del partito austriaco Fpo: “È sbagliato sostenere la guerra d’Israele contro la Palestina e sostenere la guerra in Ucraina”.

George Simion, capo dell’Allenza per l’unità dei rumeni: “L’Unione europea è l’inferno”.

Gerolf Annemans, capo degli indipendentisti fiamminghi di Vlaams Belang: “Il liberalismo è un drago a molte teste, ma non è invincibile. Prendiamone il posto”.

Queste solo alcune delle istanze politiche nient’affatto smentite dal padrone di casa, Matteo Salvini. Il quale, dopo aver attaccato gli “abusivi” che “occupano l’Europa” (dunque anche il Ppe di cui fa parte Forza Italia) è serenamente balzato in groppa al suo storico cavallo di battaglia, dando la carica, spada di legno sguainata, contro “l’Europa dei banchieri e di Soros”.

Se la politica fosse una cosa seria, la manifestazione di ieri andrebbe letta come l’annuncio ufficiale della uscita della Lega dalla maggioranza che sostiene il governo Meloni, in quanto governo europeista, filo israeliano ed indiscutibilmente atlantista in Ucraina. Ma la politica, evidentemente, non è più una cosa seria. Né ha più alcun valore il vecchio motto attribuito a Goethe: “Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”.



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