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Capire il giocatore per aiutare il gioco. La ricerca di Swg

A Palazzo Ferrajoli presentata la ricerca Swg che analizza il lato economico ed emozionale di chi gioca. Solo conoscendo gli utenti si può aggiornare e proteggere il settore legale. Il convegno organizzato e promosso da Formiche con Laura Poso, Ettore Rosato, Emilio Zamparelli, Mauro Del Barba e Riccardo Grassi

Anatomia di un giocatore. In Italia ci sono oltre 22 milioni di giocatori, saltuari o abitudinari che siano, segno di un mercato che sul versante legale, è tornato decisamente in salute, dopo gli anni bui della pandemia. Oggi il gioco legale, dopo il crollo della raccolta tra il 2020 e il 2021, ha battuto la crisi, raggiungendo nel 2022 i 136 miliardi di raccolta, con un aumento del 23,1% sul 2019. Il tutto a fronte di un gettito fiscale di quasi 12 miliardi all’anno e di un monte spesa per i giocatori, al netto delle vincite, di 20,3 miliardi. Ma oltre il mercato c’è anche un aspetto più umano, quasi emozionale del buon gioco.

Se ne è parlato a Palazzo Ferrajoli a Roma, nel corso della presentazione dell’Osservatorio sul gioco pubblico di Swg Giocare da grandi. Gioco pubblico e altre forme di intrattenimento. Obiettivo, analizzare l’evoluzione del fenomeno del gioco, da un punto di vista di abitudini, di spese e di preferenze e illustrare le ultime rilevazioni dell’Osservatorio riguardo allo stato dell’arte e le prospettive future dell’intrattenimento e del gioco in Italia.

All’evento, organizzato da Formiche, hanno preso parte, tra gli altri, Laura Poso, dell’Agenzia delle dogane e monopoli, Mauro Del Barba, membro della Commissione Finanze della Camera, Laura D’Angeli, componente del Gruppo ricerche diritti e salute del giocatore-consumatore dell’Università di Roma Tor Vergata, Ettore Rosato, membro della Commissione Esteri di Montecitorio, Emilio Zamparelli, presidente di Sts, il sindacato dei totoricevitori, mentre a coordinare i lavori è stato Giorgio Rutelli.

TRA EMOZIONI E VINCITE

Ebbene, dalle rilevazioni di Swg, presentate da Riccardo Grassi, head of research di Swg e basate su un campione di 450 giocatori, emerge come siano 22 milioni le persone che in Italia giocano almeno una volta all’anno a giochi con vincite in denaro. E come un tratto saliente del giocatore medio sia la necessità di concentrarsi sulla spesa effettiva e non solo sul volume di giocato e la difficoltà ad elaborare una stima precisa che tenga conto della iteratività di molti giochi. Per questo, nel percepito dei giocatori, la spesa netta è superiore rispetto alla spesa calcolata sui dati ufficiali.

Quanto agli spazi del gioco, virtuali o fisici, già nel 2021 il volume di giocato online aveva superato quello del giocato nei punti fisici, ma solo il 7% dei giocatori gioca solo online e il 40% dei giocatori gioca solo in punti gioco reali. C’è poi la componente emotiva del giocatore. Il 70% dei giocatori si diverte e gestisce emotivamente una dinamica complessa di rapporto con la fortuna e con la necessità di un controllo del destino e delle proprie scelte, mentre tre giocatori su dieci giocano anche a giochi digitali senza vincita in denaro e altrettanti a giochi fisici di tipo tradizionale. Ancora, la spesa media di chi spende denaro per i giochi tradizionali, è leggermente superiore a quella percepita per giochi con vincita in denaro, al netto delle vincite. Quanto alla spesa media, quella percepita si aggira sui 113 euro al mese, mentre la vincita, sempre percepita, sfiora i 90 euro al mese.

L’OCCHIO DELLE ISTITUZIONI

Secondo Laura Poso, è fondamentale “che oggi vengano approfonditi gli spunti come quelli emersi dalla ricerca, perché si tratta di comportamenti che ci danno la percezione dell’evoluzione del gioco. Bisogna sempre ricordare come il gioco legale debba sempre coprire la domanda del consumatore, che vi sia un’offerta all’avanguardia, in modo che il mercato non si rivolga a settori magari illegali”. La sponda della politica è arrivata con Ettore Rosato.

“Questo è un settore che va attenzionato, sarebbe interessante avere una suddivisione per fasce di reddito dei giocatori, per capire quanto si spende rispetto a quello che sono le proprie entrate”, ha spiegato Rosato. “C’è anche un aspetto legato alla sicurezza, mi riferisco alla cybersecurity nel gioco. Oggi c’è una necessità, sempre più attuale, di contrastare il gioco legale. L’innovazione può aiutarci, ma gli strumenti a disposizione dello Stato vanno rafforzati, per combattere tutte le varie declinazioni del gioco illegale: c’è bisogno di ammodernare la struttura legislativa”.

Mauro Del Barba ha invece affrontato il tema della percezione del gioco. “Per anni ci hanno detto che il gioco andava combattuto culturalmente. Ma non è così, il gioco è parte di noi, il gioco è un mercato, un’industria che va tutelata. Venendo alla ricerca, mi domando se siano più gli uomini o le donne se giocano. Nel mio immaginario sono i maschi, ma non sono sicuro che sia così. Credo che oggi bisogna capire cosa c’è alla base del gioco, cosa innesca la voglia di giocare. Ma tenendo sempre presente che il gioco non è un nemico da combattere, un luogo oscuro. Non è un tabù”.

“Sicuramente la ricerca ha evidenziato il lato emozionale del gioco. Il punto venuto fuori dal dibattito è come trovare l’equilibrio tra divertimento e gioco responsabile”, ha spiegato Laura D’Angeli. “Si parla spesso della comunicazione, ma essa è stata abolita, parlo della pubblicità. E invece una buona comunicazione rappresenta un elemento fondamentale. Il settore è ormai maturo, nella sua evoluzione più ampia. Sembra sempre che si agisca per emergenze, con misure di emergenza e invece manca una strategia di gioco responsabile, di ampio respiro, questo è il tema che manca e su cui bisogna agire”.

Infine il punto di vista dei lavoratori del gioco. “Il gioco illegale è una vera piaga, quello che abbiamo visto negli ultimi 20 anni”, ha chiarito Emilio Zamparelli, “ci dice che l’illegalità ha in mano ancora una grossa quota del gioco. Pochi giorni fa, è emerso un dato: oggi le macchine legali, le Avp, danno più fastidio con i vecchi videopoker, che alimentavano la criminalità. Questo per dire che la presenza criminale nel mercato è ancora forte. Per questo serve un riordino del settore, senza pregiudizio e che metta al centro la tutela del giocatore, più di quanto non sia accaduto in questi anni”.


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