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Gli F-16 potrebbero essere già in volo in Ucraina. Ecco perché

L’aumento del numero di abbattimenti di aerei russi e i successi riportati negli attacchi a terra hanno scaturito sospetti sull’entrata in servizio degli F-16 ben prima del previsto, e in modo inaspettato. Il precedente degli Atacms

Durante le ultime settimane, il numero di abbattimenti di velivoli sui cieli ucraini è cresciuto considerevolmente. Soltanto nel mese di dicembre è stata registrata la distruzione di otto velivoli della Vks (le forze aerospaziali russe): un jet è stato abbattuto ad inizio mese nei pressi dell’isola dei Serpenti, un altro è stato distrutto durante un attacco ad una base aerea, mentre altri cinque sono stati neutralizzati in prossimità del Natale. Una cifra molto più alta della media registrata negli ultimi venti mesi di combattimento, che ha spinto le Vks a ridurre il numero di sortite effettuate nel sud dell’Ucraina, secondo quanto affermato dall’Institute for the Study of War. E che ha causato diversi interrogativi sulle motivazioni di questa impennata. Fino a sollevare il dubbio sul fatto che Kyiv potrebbe aver già ricevuto i famosi caccia F-16, la cui consegna è ufficialmente prevista per l’anno venturo.

Non sarebbe la prima volta in cui le forze armate ucraine impiegano equipaggiamento occidentale senza diffondere la notizia dell’invio da parte dei propri alleati. Già nell’ottobre di quest’anno le forze di Kyiv hanno usato con successo gli Army Tactical Missile Systems (Atacms) in un attacco a sorpresa contro una base aerea russa ben dietro le linee nemiche. Per mesi Washington aveva pubblicamente declinato le richieste ucraine per l’invio di questi sistemi a lungo raggio: nessuno si aspettava dunque che essi avrebbero raggiunto il campo di battaglia ucraino, e le forze armate russe non avevano preso i preparativi necessari a limitare l’efficacia di un loro utilizzo. Solo dopo l’attacco, il governo ucraino ha riportato l’avvenuto impiego degli Atacms nell’operazione.

Allo stesso modo, l’arrivo in sordina degli F-16 permetterebbe all’aviazione ucraina di ottenere dei successi tattici importanti prima che Mosca possa adattare la propria postura alla sopraggiunta minaccia. I velivoli della Lockheed Martin sarebbero infatti in grado di impiegare al massimo delle loro potenzialità i sistemi d’arma occidentali forniti in precedenza all’Ucraina, che fino ad ora li poteva utilizzare soltanto attraverso vecchi apparecchi d’origine sovietica scarsamente compatibili con le moderne tecnologie europee ed americane. Inoltre, rispetto a questi stessi velivoli sovietici gli F-16 possono vantare prestazioni tecniche nettamente superiori, come un più potente sistema di propulsione o radar e apparecchiature più sofisticati.

Non a caso, immediatamente dopo la diffusione della notizia dell’attacco alla nave d’assalto anfibio Novocherkassk nel porto crimeano di Feodosia, nei canali social vicini alle forze armate russe sono iniziate a circolare voci sull’impiego di F-16 nell’azione, date le particolari caratteristiche tecniche dell’incursione.

“Spero che l’Occidente abbia imparato a non annunciare nuovi sistemi d’arma, come è stato fatto per la maggior parte dei primi venti mesi di guerra. Le forze russe dovrebbero imparare ‘the hard way‘ quando l’Ucraina mette in campo una nuova arma” commenta per Newsweek Daniel Rice, ex consigliere speciale del comandante in capo ucraino Valery Zaluzhny e rettore dell’università americana di Kyiv.

Il 22 dicembre il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva ufficialmente ringraziato il governo olandese per aver avviato il processo di trasferimento in Ucraina dei primi 18 caccia F-16. Il governo di Amsterdam aveva risposto a Zelensky che il trasferimento non sarebbe stato finalizzato prima del completamento dei doveri burocratici, e prima che Kyiv disponesse tanto di basi adatte quanto di personale addestrato. Ma non è da escludere che queste dichiarazioni vadano semplicemente interpretate come forme di counterintelligence.

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