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Le sfide del governo per il 2024 partono da Atreju. Quali sono secondo Fazzolari

Il taglio del nastro della kermesse meloniana è occasione per ascoltare gli indirizzi politici forniti dal sottosegretario alla presidenza con delega all’attuazione del programma, che ha tratteggiato un Paese che nel contesto internazionale è considerato un interlocutore affidabile

Un’edizione caratterizzata dalla rivendicazione a 360 gradi quella di Atreju che ha aperto oggi i battenti a Roma. Rivendicazione su come si trova l’Italia (“più forte”, copyright Fazzolari) dopo un anno di governo Meloni, sulla sfida del 2024 in Ue, sulle elezioni europee che vedranno i conservatori in grande spolvero e su un parterre di invitati di primo piano, come dimostra la presenza tra gli altri di Elon Musk.

Cosa ha detto Fazzolari

Punto di partenza lo status dell’Italia dopo un dodecamino con Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. La radiografia del momento l’ha offerta il sottosegretario alla presidenza con delega all’attuazione del programma, Giovanbattista Fazzolari, che ha tratteggiato un Paese che nel contesto internazionale è considerato un interlocutore affidabile e credibile ma anche “agli occhi dei cittadini e delle imprese, dei mercati internazionali, degli investitori e anche delle agenzie di rating”.

Dalle colonne de “La Voce del Patriota”, distribuita al taglio del nastro della kermesse di Fratelli d’Italia fatto da Ciriani, Donzelli e Trancassini, il braccio destro del premier ha sottolineato che cosa è stato fatto e cosa aspettarsi. In primis altro sostegno ai redditi medio bassi, alle imprese e al lavoro, favorendo le migliori condizioni per una crescita economica sostenuta e duratura.

Nel mirino del governo un aiuto concreto a famiglie, natalità e lavoro femminile, l’attuazione della delega fiscale e sulla riduzione progressiva della pressione fiscale e il premierato: “Non mi sorprende che non piaccia per nulla al Pd e a tutti coloro che in questi anni hanno governato a discapito della volontà popolare. Saremmo ben felici se si raggiungessero i 2/3 dei voti parlamentari per approvare la riforma, ma non ci spaventa né sinceramente ci dispiacerebbe l’idea di chiedere agli italiani che cosa ne pensano. E non invidio affatto chi, durante una eventuale campagna referendaria, si troverà a dover difendere la possibilità di continuare a fare accordi in spregio alla sovranità popolare”.

Sfida Ue

Inutile nascondere che l’obiettivo, a questo punto del guado, è Bruxelles: non solo per la prima volta il gruppo dei conservatori è dato in grande vantaggio, ma si presenta la possibilità di riformare quella governance Ue in passato finita al centro delle critiche per via dei suoi difetti atavici. Secondo Fazzolari “l’enorme distanza tra il progetto di integrazione dei nostri popoli e il gigante burocratico e regolatorio che vediamo oggi è ben rappresentata dai concetti classisti richiamati dalla sinistra quando parla di un’Europa di serie A e una di serie B, evocando l’idea di club esclusivo di cui si può far parte o no a seconda di quanto si è graditi e presentabili agli occhi di un certo establishment”. E traccia la strada maeastra della nuova unione, capace di essere all’altezza delle grandi “sfide del nostro tempo e di tutto ciò che i singoli Stati membri faticano a gestire singolarmente, senza interferire su questioni programmatiche rispetto a cui i governi nazionali rispondono ad un chiaro mandato popolare”.

In questa Europa che, tra sei mesi, sarà chiamata ad una tornata elettorale quantomai strategica, il ruolo di Giorgia Meloni spicca secondo il sottosegretario come quello del “leader più forte sulla scena europea”, riconosciuta per la “sua alta visione politica, anteposta a qualunque tipo di calcolo opportunistico o di convenienza elettorale. È proprio questa la caratteristica che distingue uno statista da un normale politico”.

Rivoluzione conservatrice

Ma come proseguire su quel sentiero se non con uno strumento di rottura? È quello teorizzato dal capodelegazione di Fratelli d’Italia-Ecr al Parlamento europeo, Carlo Fidanza, quando parla apertamente di “rivoluzione conservatrice che Giorgia Meloni sta attuando nella nostra nazione”. Volgendo lo sguardo al passato, quando il partito era a percentuali ad una cifra e composto da “un manipolo di coraggiosi”, dopo undici anni ecco che si può tracciare un bilancio guardando al prossimo giugno. Fidanza cerchia in rosso tre aree: Europa, Occidente, Mediterraneo da sempre gli orizzonti di riferimento della politica estera italiana “e noi abbiamo saputo dimostrare che si può stare in Occidente da alleati e non da sudditi, nel Mediterraneo da protagonisti e non da comparse e in Europa a testa alta e non più in ginocchio”. E ha ricordato che Giorgio Almirante diceva “la destra o è Europa o non è, l’Europa o va a destra o non si fa”.

 



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