Il Presidente Mattarella, durante l’incontro con le alte cariche della Repubblica lancia diversi moniti, in particolare sui rischi legati alla rivoluzione digitale e all’intelligenza artificiale. Gli “oligarchi del web” possono incidere sulla vita democratica di un Paese e il premierato non aiuta il Colle… Conversazione con la costituzionalista Bassu
Un “tornante della storia affascinante, ma non privo di pericoli”. Il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, dal salone dei Corazzieri distilla moniti e scolpisce i perimetri delle responsabilità di chi governa. Il passaggio sul “rispetto delle libertà” come condizione necessaria per “l’equilibrio dei poteri” – cardini del sistema democratico – è il fil rouge di un’istantanea che Mattarella scatta senza nascondere una certa preoccupazione. In particolare sui rischi dell’Intelligenza artificiale e sulla possibilità che la rivoluzione tecnologica possa sfuggire di mano. “È evidente l’impatto che le oligarchie digitali esercitano sulla vita di ciascuno di noi e sui nostri diritti sotto una pluralità di punti di vista”. È la riflessione che Carla Bassu, docente di Diritto pubblico comparato all’università di Sassari, consegna a Formiche.net.
Professoressa Bassu, nel discorso alle cariche dello Stato, il Presidente della Repubblica ha spiegato che dal rispetto delle libertà discendono le istituzioni democratiche, l’equilibrio fra i poteri e il ruolo del Parlamento. È un riferimento neanche troppo velato all’architettura della riforma costituzionale?
Il Presidente Mattarella, anche in questa occasione, ha svolto il suo compito di garante della Costituzione e – dimostrando ancora una volta consapevolezza e padronanza delle proprie prerogative – si è tenuto fuori del dibattito politico per ribadire le basi e le priorità del nostro ordinamento democratico. Rispetto dei diritti, bilanciamento tra i poteri istituzionali, centralità dell’organo rappresentativo nell’assetto costituzionale sono cardini e obiettivi da tenere a mente nella quotidianità e fari di orientamento per le scelte di rilievo pubblico.
Dopo il “caso” La Russa, pare che l’allarme sui poteri del Colle sia rientrato. Resta, tuttavia, un grande interrogativo. Questa riforma ha tra le sue pieghe un ridimensionamento dei poteri quirinalizi o è speculazione politica?
L’impatto sulla sfera delle prerogative presidenziali di una riforma che prevede l’elezione diretta del Capo del governo è inevitabile nello stesso modo in cui la frattura di un braccio ha effetto sull’altro che – sebbene illeso – subisce le conseguenze di quanto accaduto all’altro arto. In realtà, infatti, la figura del Presidente della Repubblica verrebbe ridimensionata nel suo ruolo di garanzia, dimostratosi prezioso nei non rari momenti di crisi. Di fronte a un premier eletto il Presidente della Repubblica perderebbe la funzione di mediatore, arbitro, motore di riserva pronto a estendere la fisarmonica nei momenti di impasse politica per ritrovarsi mero notaio e ratificatore, ridotto a simbolo, cosa che oggi non avviene grazie all’articolazione flessibile di prerogative maturate in via di convenzioni e prassi costituzionali.
Con il premierato, anche il ruolo del parlamento sarà in effetti ridimensionato?
Il Parlamento è già ridimensionato nei fatti e avvilito da pratiche distorsive quali l’abuso della decretazione di urgenza, del ricorso alla fiducia e dei maxiemendamenti. Certamente occorre una razionalizzazione della struttura, delle funzioni e – soprattutto – del rapporto tra potere esecutivo e legislativo che riporti il Parlamento al centro della dinamica decisionale come è giusto in una democrazia rappresentativa.
Il Capo dello Stato ha posto l’accento sul tema dell’Intelligenza artificiale e sulla rivoluzione tecnologica. Fenomeni che vanno “regolamentati urgentemente”. In che modo si può agire in questo senso sotto il profilo legislativo?
Come chiarito dal Presidente, occorrono regole che non ingabbino né frenino il progresso tecnologico ma che assicurino la garanzia dei diritti delle persone, preservando le libertà individuali che rischiano di essere lese dalla invasività incontrollata delle innovazioni che restano una risorsa da sfruttare in un contesto di equilibrio democratico.
Anche lei ritiene che gli “oligarchi del web” possano in qualche modo condizionare il corretto funzionamento delle istituzioni democratiche? E, in questo senso, quali sono le modalità per invertire la rotta?
La concentrazione del potere, sia esso politico o economico, è sempre nefasta in una democrazia e contraddice uno dei pilastri del costituzionalismo contemporaneo che individua nella previsione di limiti e controlli verso chi gode di posizioni dominanti l’unico modo di proteggersi dall’abuso. È evidente l’impatto che le oligarchie digitali esercitano sulla vita di ciascuno di noi e sui nostri diritti sotto una pluralità di punti di vista. È necessario preservare la regolarità della dinamica democratica dall’uso distorto degli algoritmi e del trattamento dei dati che hanno un potenziale dirompente sul futuro di tutte e tutti noi.