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Tutto sull’iniziativa spaziale a guida Usa a cui si è unita l’Italia

La Difesa italiana entra a far parte del partenariato multinazionale in ambito spaziale Combined space operations (CSpO). Un passaggio importante, che segna l’ambizione italiana di voler svolgere un ruolo da protagonista accanto ai grandi player dello spazio militare

L’Italia aumenta la propria presenza nel settore spaziale militare, e rafforza allo stesso tempo la collaborazione con gli Stati Uniti e i suoi principali alleati. È questo l’effetto raggiunto con la firma di ieri da parte del sottosegretario alla Difesa, Isabella Rauti, delegata dal ministro Guido Crosetto, con la quale la Difesa del nostro Paese è entrata a far parte del Combined space operations (CSpO). Questa iniziativa internazionale ha come obiettivo il potenziamento dell’interoperabilità tra alleati in capacità-chiave come la space domain awareness, il supporto dalle orbite alle forze operative di terra, mare e aria, la gestione di lanci e rientri e delle operazioni nello spazio. Il progetto venne lanciato nel 2014 dall’allora comandante dello Us Space command (Usspacecom), il generale John “Jay” Raymond (che nel 2019 sarebbe diventato il primo comandante della Us Space force), e riunì in un primo momento la comunità di Paesi di lingua inglese: oltre agli Usa, il Regno Unito, il Canada e l’Australia. Nel 2015 aderì anche la Nuova Zelanda, ma il vero passo decisivo fu l’apertura nel 2020 a Francia e Germania, allargando la partecipazione al di là dei confini dell’anglosfera.

L’adesione di ieri dell’Italia è stata accompagnata anche da quella del Giappone, formalizzata nel corso di un incontro dei Paesi CSpO a Berlino al quale hanno preso parte anche il capo della Forza di auto-difesa aerea giapponese, il generale Hiroaki Uchikura, e il capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare, generale Luca Goretti. Proprio il generale Goretti, intervenendo a ottobre al Mitchell institute for aerospace studies, aveva registrato quanto “i conflitti odierni richiedano una sinergia in tutti i campi” e una spinta verso “l’interoperabilità delle Forze armate di Paesi diversi”, confermando quanto fosse forte in questo senso “la collaborazione tra Italia e Stati Uniti”.

Il traguardo di ieri è solo l’ultimo passo di un percorso di rafforzamento della partnership con Washington nel campo spaziale svolto dalle Forze armate. Già nel 2022, nel corso di un incontro con il generale Raymond, il capo di Stato maggiore della Difesa, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, aveva precisato come si auspicasse di “proseguire nel rafforzamento della cooperazione con la Difesa Usa nel settore spaziale e di dare impulso all’adesione al CSpO”. Ad aprile, il Memorandum of agreement siglato dal Capo ufficio generale spazio, generale Davide Cipelletti, e il comandante dello Usspacecom, generale James Dickinson, aveva stabilito l’assegnazione di un ufficiale di collegamento italiano permanente proprio presso il comando spaziale Usa.

Per l’Italia entrare nello CSpO è la rappresentazione dell’ambizione del Paese di voler stare insieme ai grandi player della Difesa spaziale. Condividere risorse e migliorare la cooperazione tra alleati è fondamentale per il nostro Paese, ed essere inseriti in un framework di sicurezza come il CSpO è un passaggio irrinunciabile.



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