“Con la partecipazione alle attività, l’Italia riafferma e rilancia il suo interesse e attivismo nell’area” del Mar Rosso, spiega Marco Dreosto, segretario della Commissione Esteri e Difesa del Senato
Anche la Marina militare italiana sarà impegnata per monitorare le rotte tra il Golfo di Aden e il Canale di Suez, dove gli Stati Uniti hanno lanciato la nuova “Operation Prosperity Guardian” per ristabilire sicurezza marittima e stabilità della navigazione, mentre gli Houthi continuano a colpire le navi mercantili che passano in quelle acque come simbolo del loro impegno per la causa palestinese.
La recente escalation degli attacchi provenienti dallo Yemen minaccia il libero flusso del commercio, mette in pericolo i marinai e viola il diritto internazionale nel Mar Rosso — una via d’acqua fondamentale che è essenziale per la libertà di navigazione e un importante corridoio commerciale che facilita il commercio internazionale. “I paesi che cercano di sostenere il principio fondamentale della libertà di navigazione devono unirsi per affrontare la sfida posta da questo attore non statale che lancia missili balistici e veicoli aerei senza equipaggio (Uav) su navi mercantili provenienti da molte nazioni che transitano legalmente nelle acque internazionali”, scrive il Pentagono in un comunicato stampa che conferma indiscrezioni già raccolte nei giorni scorsi.
Secondo il Pentagono, Prosperity Guardian sarà attivata sotto le regole delle Combined Maritime Forces e la guida della Task Force 153, “con la partecipazione — prosegue la Difesa Usa — di Regno Unito, Bahrain, Canada, Francia, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Seychelles e Spagna”, per affrontare congiuntamente le sfide della sicurezza, con l’obiettivo di garantire la libertà di navigazione per tutti i paesi e rafforzare la sicurezza e la prosperità regionali.
L’Italia ha condannato le azioni degli Houthi e dato sostegno all’operazione americana; invitata a partecipare sta valutando di farne parte. La Difesa ha risposto a una precisa richiesta di tutela degli interessi nazionali, pervenuta dagli armatori italiani, e spostato un assetto navale (già presente nel Mediterraneo orientale) verso il Mar Rosso.
Per il senatore Marco Dreosto, segretario della Commissione Esteri e Difesa del Senato, la presenza italiana è fondamentale. “La sicurezza delle rotte commerciali e dei mari con i suoi stretti come Bab al Mandeb e Suez — spiega a Formiche.net — sono fondamentali per l’economia globale e lo sono ancora di più per i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. L’Italia, con i suoi porti, deve guardare con estrema attenzione a cosa succede in quell’area strategica per i nostri interessi. Ricordo che fu proprio un italiano, un triestino, il Barone Revoltella a essere uno dei principali finanziatori per l’apertura del canale di Suez proprio con lo scopo di ridare centralità al Mediterraneo e, ovviamente, al Porto di Trieste”.
La chiusura di Suez o, meglio, la sua impraticabilità può “comportare ritardi ingenti per la consegna delle merci, aumento dei costi, problemi per il nostro approvvigionamento energetico, e un vantaggio per alcuni porti del nord Europa”, fa notare Dreosto.
Per questo l’Italia partecipa alle operazioni di sicurezza nel Mar Rosso? “Con la partecipazione all’attività, l’Italia in realtà riafferma e rilancia il suo interesse e attivismo nell’area. Questa vicenda ci fa ragionare sull’importanza e strategicità degli investimenti in Difesa per poter disporre sempre di una marina, un’aeronautica, un esercito capaci di intervenire ove e quando necessario e con tutti gli strumenti tecnologici di ultima generazione per la difesa dei nostri interessi nazionali. E visto che in queste ore si parla di Piano Mattei, ricordo come questo progetto di portata storica, debba comprendere anche una cornice securitaria all’interno della quale poter operare, sia per dare sicurezza alle popolazioni interessate, sia agli operatori che vogliano investire in questo piano”.
Il senatore italiano riflette sul fatto che oltre ai domini classici, visto il contesto internazionale che si sta creando, sarà necessario investire anche in difee alle minacce ibride come quella cibernetica, dello spazio e cognitiva. “Proprio in questa vicenda notiamo che vi sono tentativi da parte di alcune potenze ostili di potenziare una narrativa anti occidentale, dando la colpa all’Occidente di quello che succede nel Mar Rosso. Anche questo è un aspetto che non dobbiamo trascurare”.
A proposito delle attività nel Mar Rosso, è interessante fare un ragionamento più ampio, sia riguardo al coinvolgimento di altri attori nella sicurezza di quel tratto di mare che è di fatto un affare globale, sia in riferimento alla necessità di creare alternative valide. “Ribadendo l’importanza della sicurezza degli stretti e dei mari, come Suez e il Mar Rosso, questa vicenda ci insegna che investire su corridoi alternativi anche terrestri potrebbe diversificare i percorsi riducendo i rischi. Mi riferisco all’Imec, che nonostante abbia ricevuto una battuta d’arresto in seguito agli attacchi di Hamas il 7 ottobre scorso, si riscopre sempre più cruciale. Per questo, rafforzando le alleanze anche con Paesi come l’India, vorrebbe dire andare verso la giusta direzione. L’India è un Paese con un’alta credibilità nell’area e un grande potenziale”, conclude Dreosto.