Dalla kermesse di Firenze la Lega non lancia un messaggio contro l’Europa, ma per un’Europa diversa, dei popoli. I compagni di viaggio? Non sono fascisti e Id è saldamente al fianco della Nato. E il Ppe è più ragionevole che dialoghi con noi, piuttosto che con i socialisti e con i liberali di Macron. Conversazione con il vicesegretario della Lega, Andrea Crippa
“Domenica a Firenze non c’erano partiti anti-europeisti. Ma partiti che desiderano una governance europea diversa dalla tecnocrazia”. Andrea Crippa, deputato e vicesegretario del Carroccio sgombera il campo dagli equivoci e soprattutto “dalle etichette che ci vogliono affibbiare e dalla narrazione che viene fatta di noi, assecondata purtroppo anche da alcuni nel centrodestra in Italia”.
Un riferimento neanche troppo velato alle parole di Antonio Tajani, all’indomani della kermesse fiorentina…
A Tajani voglio lanciare un messaggio molto chiaro: l’idea della Lega è quella di trasferire l’operazione che Berlusconi fece in Italia con il centrodestra in Europa. È più ragionevole che il Ppe dialoghi con noi, piuttosto che con i socialisti e con i liberali di Macron.
A proposito dell’evento a Firenze, a cui hanno partecipato fra l’altro dodici delegazioni di partiti da diversi Paesi, Id che messaggio ha lanciato?
Il gruppo è sempre più attrattivo. E questo appeal è dimostrato dalla larga partecipazione di delegazioni di partiti che, attualmente, non fanno parte di Id ma che probabilmente saranno nostri compagni di viaggio nella prossima legislatura.
In premessa ha tenuto a chiarire che non siete anti-europeisti. Eppure certi toni farebbero pensare a posizioni ostili alla linea di Bruxelles. Non è così?
Stare all’opposizione non significa essere anti, significa avere un’idea diversa di Europa. Noi siamo lavorando per un grande progetto politico che porti l’Ue a essere governata da chi rappresenta gli interessi di tanti, non dai tecnocrati che rappresentano i loro interessi e quelli di pochi altri. Noi siamo per l’Europa dei popoli, ma nessuno ha mai detto che vuole uscire dall’Unione.
Come vede, in questa fase e in prospettiva, il ruolo dell’Ecr, guidato da Giorgia Meloni?
È un gruppo che ha molti più punti in comune con noi e una parte del Ppe, piuttosto che con i liberali macroniani e con i socialisti. Ed è per questo che mi auguro che il dialogo sia tra noi – così come accade in Italia – piuttosto che tra conservatori, liberali e socialisti. Per l’Ecr, quest’ultima ipotesi, sarebbe rischiosa. Un modo, in definitiva, di snaturarsi.
C’è chi interpreta alcune prese di posizione di Salvini come tentativi di usurpare la leadership del centrodestra al premier. Quanto c’è di vero in questa affermazione?
Noi diciamo le stesse cose da anni, per cui manteniamo la nostra linea di coerenza. Certo, i voti contano in politica. Ma la nostra idea è quella di costruire una governance forte, di centrodestra, in Europa.
Forse, più che con la Lega, il “problema” che denunciano gli alleati italiani riguarda i vostri compagni di viaggio in Id…
Purtroppo alcuni esponenti del centrodestra in Italia assecondano queste etichette che ci sono state attribuite dai tecnocrati europei. Ma non mi sembra che il 30% dei francesi che votano Rassemblement National siano nazisti, così come non sono fascisti il 30% degli olandesi che hanno sostenuto Pvv.
Diciamo che alcune prese di posizione di partiti che compongono il gruppo di cui fate parte, ad esempio sulla guerra in Ucraina e sulla Nato, non sono particolarmente rassicuranti.
Noi siamo dalla parte di Israele, filo-atlantici e dalla parte della Nato. Per cui su questo nessuna ambiguità.
E sull’Ucraina?
La situazione in Ucraina è molto chiara: c’è un aggressore, la Russia, e un aggredito, l’Ucraina. Fatta questa premessa, ciò che noi contestiamo all’Europa è un’assoluta incapacità di incidere nel processo di pace. Una pace che deve partire dal presupposto che, appunto, la Russia è l’aggressore, ma che va perseguita. Sono convinto che, con Id e il centrodestra al governo a Bruxelles, avremmo un’Ue più capace di incidere.