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Mes, i tre cappi al collo dei bipopulisti italiani. Il corsivo di Cangini

Giorgia Meloni ha dimostrato di non reggere la competizione, densa di demagogia, di Matteo Salvini alla sua destra. Giuseppe Conte ha dimostrato di non reggere il peso delle sue pur recenti responsabilità istituzionali. Ieri, ancora una volta, il bipolarismo italiano ha esibito i tratti poco rassicuranti del bipopulismo

Una classe politica senza memoria, priva di continuità istituzionale e consegnata ad un eterno presente che impedisce ogni visione strategica a medio, lungo periodo. È questa l’immagine dell’Italia dopo il voto alla Camera sul Mes.

La memoria. Se i partiti che non hanno votato a favore della riforma del Meccanismo europeo di stabilità (FdI, Lega, FI, M5s) sostenendo che “serve solo alle banche tedesche” avessero avuto memoria della crisi finanziaria che travolse l’Europa nel 2010, saprebbero che quando le banche tedesche entrano in sofferenza il contagio dilaga ai Paesi considerati più fragili. E l’Italia è il primo della lista. Se il Mes, inapplicabile a causa della mancata ratifica italiana, non salverà, all’occorrenza, le “banche tedesche”, chi salverà il sistema creditizio italiano?

La continuità istituzionale. Di prassi, i cambiamenti dei governi non cambiano il merito degli accordi internazionali sottoscritti dai governi precedenti. La riforma del Mes è stata avviata dal governo Conte nel 2021, ma né il partito di Conte, né i partiti che oggi compongono la maggioranza hanno ritenuto di confermare tale continuità. Un chiaro segno di inaffidabilità nazionale agli occhi di partner e investitori internazionali

Il presentismo. Alcuni osservatori vicini alla Meloni cavillano: a dichiararsi contrario non è stato il governo, ma il parlamento, il che non esclude che dopo le elezioni Europee del prossimo giugno il governo non possa indurre le Camere a ribaltare il voto espresso ieri approfittando magari di una qualche parziale ma simbolica modifica. Tesi bizzarra, che presuppone una disinvoltura degna dei corsari di Tortuga, oltre ad una naturale inclinazione a prendere per i fondelli gli elettori.

Questi, dunque, i tre cappi nei quali ieri i leader di FdI, Lega, FI e M5s hanno disinvoltamente infilato il collo. Si attendono le rappresaglie dei partner europei, e in modo particolare della Germania. Giorgia Meloni ha dimostrato di non reggere la competizione, densa di demagogia, di Matteo Salvini alla sua destra. Giuseppe Conte ha dimostrato di non reggere il peso delle sue pur recenti responsabilità istituzionali. Ieri, ancora una volta, il bipolarismo italiano ha esibito i tratti poco rassicuranti del bipopulismo. La campagna per le Europee è ufficialmente iniziata, ed è iniziata nel peggiore dei modi.


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