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Il bottino italiano sul Patto c’è, ma sul Mes occhio alle banche. Il taccuino di Micossi

Colloquio con l’economista e già direttore generale di Assonime. Bravo il governo a portare a casa la flessibilità, era scontata l’impronta tedesca sulle nuove regole. Il Mes un giorno andrà approvato, senza di esso non c’è un paracadute per le banche. Un anno di Meloni? Questo è un governo poco iperattivo e molto pragmatico. E i mercati lo stanno dimostrando

L’Italia ha messo il suo timbro sul nuovo Patto di stabilità, accettandone le condizioni, buone o cattive che siano. E forse, dice a Formiche.net l’economista e storico direttore generale di Assonime, per oltre 20 anni, Stefano Micossi, non c’era alternativa. Sempre meglio un compromesso che una rottura totale. Ma vale lo stesso con il Mes?

L’IMPORTANZA DEL COMPROMESSO

“Mi pare una soluzione realistica, un compromesso che mantiene una linea di discesa del debito”, premette Micossi. “L’impegno c’è, un punto percentuale all’anno, con un deficit all’1,5%. Ma per i prossimi anni non si farà granché in termini di riduzione, quindi i governi hanno tutto il tempo di attrezzarsi. Non dimentichiamoci mai, poi, che il Patto di stabilità è l’unica soluzione politica a livello europeo che difende il contenimento strutturale del debito dei Paesi membri. E francamente non mi pare poco”.

A chi fa notare però la profonda impronta tedesca sulle nuove regole fiscali, l’economista risponde così: “Sicuramente è un compromesso tra Stati che hanno un bilancio in ordine e altri Stati che hanno i conti meno in ordine. I tedeschi continuano a chiedere protezione contro l’instabilità e in questo senso il sapore del Patto è anche tedesco. Ma non bisogna dimenticare che la Germania è l’ancora monetaria dell’Europa e questo è il prezzo del compromesso da pagare”. Micossi sposta poi l’attenzione sulla gestione italiana del negoziato. Decisamente positiva. “Ho apprezzato il comportamento del governo, è avvenuto in quadro comune e alla fine Roma ha ottenuto qualcosa. Quello che apprezzo è che quello che l’Italia ha ottenuto è nell’ambito delle regole e non fuori di esse”.

IL MES E IL RISCHIO PER LE BANCHE

E non poteva certo mancare un passaggio sul Mes, dopo quanto accaduto nelle ultime ore, con la spaccatura della maggioranza da una parte e l’isolamento dell’Italia, almeno sul piano europeo e sul terreno dello stesso Mes, dall’altra. Ma Micossi non si sbilancia. “Non vedo schizofrenie, il Mes tocca nervi scoperti nella maggioranza, si sapeva che non si sarebbe risolta entro l’anno la questione. Ma certo, in qualche modo bisogna uscirne. E credo che alla fine il Trattato vada ratificato, perché stiamo giocando col fuoco e gli spiego perché. Non ratificando il Mes, non possiamo attivare il fondo salva banche in caso di crisi di un istituto. Il che è pericoloso. Poi la partita è quasi tutta politica ed è solo su quel terreno che dovrà giocarsi. Spero che la maggioranza possa essere acuta e trovare una quadra”.

UN ANNO SE NE VA

Micossi chiude poi i suoi ragionamenti con un bilancio su un anno di governo Meloni. Positivo. “Il governo ha mostrato grande prudenza e pragmatismo sul bilancio pubblico e questo lo stanno dimostrando i mercati finanziari. Non è un esecutivo iperattivo, si è mosso con prudenza, non sta cambiando il mondo. Ma chi è in grado di farlo. Il governo è stato prudente e in cambio ha ottenuto stabilità finanziaria”. Infine, uno sguardo all’Europa che verrà, con le elezioni di giugno.

“Penso che l’Europa che uscirà dalle urne sarà una Unione che potrà fare tesoro della responsabilità e del contributo che ha dato l’esecutivo italiano. Ma ci sono sfide complesse all’orizzonte e non è detto che la legisltatura che si fermerà sia all’altezza. Penso all’allargamento ai Paesi balcanici, all’Ucraina. Mi pare un’operazione impossibile, perché sono tutti Paesi con sistemi e culture diverse”



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