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È Natale. Nell’amore, la speranza di luce. L’augurio di Elvira Frojo

Nell’Avvento del Natale, la speranza è poter ascoltare, nel silenzio dell’anima, il conforto dell’amore ricevuto e donato e degli abbracci vissuti. Per i credenti, l’attesa è che sia il Signore a venire da noi, in un viaggio dell’esistenza per un’umanità smarrita che, quest’anno più che mai, chiede condivisione, accoglienza e perdono

Italiani senza identità, nel ritratto del rapporto Censis 2023. Sonnambuli inermi di fronte a scenari di guerra, cambiamenti climatici, problemi demografici e migrazioni, instabilità economica e sociale, povertà e problemi strutturali del Paese. Individui inerti che arretrano di fronte alla complessità del reale.

È anche “il tempo dei desideri minori”. Piaceri consolatori per un’umanità che elimina il lavoro dalle priorità esistenziali ma che, tra rancore, vuoto e solitudine di una frammentata socialità, non ritrova nuovi parametri per poter costruire una migliore qualità della vita.

Giovani abbandonati da riferimenti educativi e affettivi, posseduti da una realtà virtuale senza futuro, sono i più colpiti da disagi. E, nel 2050, avremo circa 8 milioni di persone in età lavorativa in meno, a causa di una denatalità senza precedenti.

Violenze sulle donne, minori abusati e scomparsi, atrocità persino sugli animali, sono il volto deforme di una malvagità che svela, tuttavia, anche la sua debolezza.

“Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”, ricorda Seneca. Quale mondo ci attende?

Il mito dell’onnipotenza umana è ormai sgretolato. E il Natale arriva e interroga, credenti e non credenti, ancora una volta, sul senso dell’essere umano.

Nato nel buio della notte, il Bambino è la luce inattesa che indica ai pastori la strada per uscire dalle tenebre dell’angoscia e della sfiducia.
Il Figlio nato da Maria, “nato da Donna”, cerca le nostre braccia, il nostro cuore. Dono di amore e tenerezza accolto da una donna. E sono sempre le donne, ai piedi della croce fino alla morte, le prime ad annunciare la tomba vuota e la resurrezione di Cristo. Dignitose e impavide, pronte comunque a credere nel mistero e nella forza dell’amore.

Cosa alimenterà, in questo difficile anno, la luce del Natale?

“Voglio sperare che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite e voglio sperare che un giorno possa germogliare. Che produca il suo frutto d’amore, di perdono e di pace”. Sono le parole del padre di Giulia Cecchettin che commuovono e risuonano nelle menti e nei cuori, in un silenzio di dolore rotto solo dal rumore dell’amore. “Addio, amore mio” è l’ultimo saluto, in un dolce colloquio con Giulia che non potrà mai interrompersi.

È un appello rivolto, soprattutto, agli uomini. “Noi per primi dovremmo dimostrare di essere agenti di cambiamento contro la violenza di genere. Parliamo agli altri maschi che conosciamo, sfidando la cultura che tende a minimizzare la violenza da parte di uomini apparentemente normali”.

Agli uomini non colpevoli in modo indiscriminato ma chiamati ad una maggiore consapevolezza e responsabilità per il rispetto delle donne. Accettando anche la propria fragilità e l’insuccesso, in famiglia, nelle relazioni, nella comunità. Eppure, non si placa la violenza nei social con messaggi che aggrediscono, nel dolore, il coraggio di un padre.

Mentre, nel ricordo del sorriso buono di Giulia, dopo circa 110 donne uccise, sono più che raddoppiate in poche settimane le chiamate al numero di emergenza contro la violenza, e non solo da parte delle stesse vittime. Sono 400 le richieste di aiuto al giorno da parte di madri e di giovanissime ma anche di donne ultrasessantenni. Queste ultime, poco meno della metà nel numero dei femminicidi, svelano altri scenari di violenza, oltre l’insano possesso, per mano di coniugi e, talvolta, di figli.

Nell’Avvento del Natale, la speranza è poter ascoltare, nel silenzio dell’anima, il conforto dell’amore ricevuto e donato e degli abbracci vissuti. Per i credenti, l’attesa è che sia il Signore a venire da noi, in un viaggio dell’esistenza per un’umanità smarrita che, quest’anno più che mai, chiede condivisione, accoglienza e perdono.

È il Natale di tutti. Messaggio di amore e di pace per ritrovare se stessi nell’autenticità del sentire, superando limiti e indifferenza nella gratuità del dono d’amore. Per rinascere ed essere testimoni di luce.

È la stella cometa che può illuminare la misteriosa bellezza di un cielo che da sempre affascina e interroga. Per accogliere, con lo sguardo di tenerezza del Bambino, ogni cuore ferito e privato di amore.

È il mio augurio per un sereno Natale.

Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade
Ho tanta
stanchezza
sulle spalle
Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata
Qui
non si sente
altro
che il caldo buono
Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare
(Natale, Giuseppe Ungaretti)


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