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Covip, Inail, Inps, Istat. Perché il governo ha l’onere di scegliere. La versione di Mastrapasqua

L’onore del governo è anche un onere; e i tempi da rispettare per dare certezza agli italiani e alle istituzioni fa parte di un impegno sancito ogni volta che con il voto si indica chi governa. Il voto del settembre 2022 ha indicato una chiara maggioranza politica, chiamata a onori e oneri da rispettare. Il commento di Antonio Mastrapasqua

Non esiste un’autonomia dei numeri. Immaginare che le statistiche possano essere “neutre” vuol dire ingannare o ingannarsi. O entrambe le cose. Ma è altrettanto vero che per maneggiare i numeri serva una grande vocazione all’autonomia di pensiero e di giudizio. Non a caso l’Istat (che fa parte del sistema nazionale Sistan, all’interno dell’europeo Sse) deve essere sempre sottratto alle sirene della partigianeria. E il suo presidente deve essere come la moglie di Cesare: al di sopra di ogni sospetto.

Basta questo per spiegare che da nove mesi il governo non riesce a trovare un adeguato successore di Gian Carlo Blangiardo? Con tutto il rispetto per l’attuale “facente funzioni”, è curioso che l’Istituto nazionale di Statistica da quasi un anno sia orfano di un presidente effettivo.

Sono stato testimone diretto dei possibili conflitti sui numeri che si scatenano nel dibattito politico, sia a livello di governo (persino Roberto Benigni fece dell’ironia sull’allora ministro Elsa Fornero che considerava errate le previsioni dell’Inps sul numero degli esodati), sia a livello di confronto con l’Istat (quando ero al vertice dell’Inps ebbi modo di contrapporre i numeri della cassa integrazione registrata dagli uffici dell’Istituto che presiedevo, a quelli estrapolati statisticamente dalle rilevazioni Istat, allora guidato da Enrico Giovannini). I numeri diedero ragione all’Inps sia rispetto alla ministra, sia al presidente Istat.

Ma questo non toglie nulla alla necessità di avere un Istituto nazionale di statistica in grado di essere rappresentato nella pienezza delle sue funzioni. Non so se la mancata nomina di un successore di Blangiardo (o una sua conferma, tanto richiesta dalla Lega) sia sintomo di divisioni interne alla maggioranza di governo – il ministro Crosetto ha rassicurato tutti, dicendo che l’unica opposizione al governo è quella giudiziaria, quindi niente fazioni interne, solo pressioni esterne – ma il caso Istat non è l’unico.

Più o meno da un anno anche l’autorità di vigilanza sul sistema della previdenza complementare – la Commissione di vigilanza sui Fondi pensione, Covip – è priva di un presidente. Scaduto il mandato di Mario Padula lo scorso marzo, non è stato nominato nessun nuovo presidente: c’è una efficiente “facente funzioni”, Francesca Balzani (già assessora al Comune di Milano e vicesindaca ai tempi di Pisapia), ma non un presidente effettivo.

C’è anche chi ha immaginato l’intenzione di azzerare la Covip – in una sorta di spending review istituzionale – affidandone funzioni e competenze ad altri (Ivass?) ma è difficile credere che si possano tagliare posti e poltrone. Di certo non si riescono ad attribuire in spirito di concordia politica e istituzionale.

Problema simile all’Inps e all’Inail. Dal 15 giugno – dopo più di un mese di attesa – il governo ha affidato i due grandi Enti a due commissari straordinari – Micaela Gelera e Fabrizio D’Ascenzo – che avrebbero avuto tre mesi di tempo per apportare le modifiche alla governance degli Istituti, previste dal decreto del 10 maggio, come si legge: “Entro il termine di novanta giorni dall’insediamento, i commissari straordinari dell’Inps e dell’Inail apportano le conseguenti modifiche ai rispettivi regolamenti di organizzazione e a tutti gli altri regolamenti interni”.

I tre mesi sono scaduti a metà settembre. Ma della nuova governance e dei nuovi vertici dell’Inps e dell’Inail non c’è traccia, e anche se ci fosse in questi giorni un blitz notturno saremmo comunque in ritardo di altri tre mesi.

Delle due l’una: o i presidenti di tutti questi enti non sono poi così importanti (o addirittura poco importanti sono considerati gli enti?), oppure si manifesta una gran fatica a trovare nomi adeguati su cui far convergere il consenso della maggioranza (e in certi casi ci vuole anche un consenso più largo, la cui ricerca è sempre onere della maggioranza di governo).

Si dirà che è più urgente la Legge di Bilancio, che è più urgente la conferma delle risorse europee collegate al Pnrr, che è più urgente mantenere desta l’attenzione sugli scenari di crisi internazionale, che è più urgente affrontare la Cop28 di Dubai… Tutto vero. Forse. Ma l’onore del governo è anche un onere; e i tempi da rispettare per dare certezza agli italiani e alle istituzioni fa parte di un impegno sancito ogni volta che con il voto si indica chi governa. Il voto del settembre 2022 ha indicato una chiara maggioranza politica, chiamata a onori e oneri da rispettare.

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