Skip to main content

Nuovi comandanti per Xi. Mari profondi e dialogo con Washington

Due nuovi alti ufficiali scelti da Xi per riempire le caselle mancanti e continuare la comunicazione militare con gli Usa, indicano anche la direzione strategica cinese e lo stato degli equilibri di forza a Pechino

Il leader cinese, Xi Jinping, ha nominato nei giorni scorsi due nuovi comandanti che servono a riequilibrare la catena operativa dopo il profondo repulisti dei mesi scorsi, a creare figure di dialogo con le controparti americane, a dettare il passo delle attività strategiche dell’Esercito di Liberazione Popolare. Xi, che è a capo della Commissione Militare Centrale del Partito Comunista Cinese, ha promosso Wang Huquan e Hu Zhongming a generale e ammiraglio con una prassi tipica degli organismi partitici: l’avanzamento di grado e carriera arriva entro la fine dell’anno solare per permettere di avere un anno in più nel curriculum.

Siamo davanti a un “carrer fast-track”, ossia a una rapida scalata all’interno dei gangli militari attraverso vie preferenziali. I due piacciono a Xi, che ha anche necessità di farselo piacere senza alterare equilibri interni, visto che la sua gerarchia militare ha attualmente caselle vuote per via delle indagini anti-corruzione (così sono stati definiti dal Partito/Stato quei repulisti), a cominciare da quella del ministro.

Pechino ha bisogno di funzionari — efficaci e affidabili per Xi — perché ha riaperto le comunicazioni military-to-military con Washington. Gli americani stanno creando una pressione semi-diretta, sostenendo che vogliono un dialogo con interlocutori cinesi parigrado e con stesse mansioni. Per esempio, il capo dell’Indo-Pacific Command, il teatro in cui la comunicazione è più necessaria per via della sovrapposizione di interessi e sensibilità, da mesi sta chiedendo un incontro alle controparti del Pla. Ma non riceve risposta.

Le due nuove cariche possono far pensare a una maggiore attenzione che Pechino vuol dedicare al Mar Cinese e al sistema di controllo delle forze navali, dato che sia Wang che Hu hanno una profonda esperienza marittima e del quadrante meridionale dove la Cina si affaccia nelle dinamiche geo-strategiche indo-pacifiche. In futuro, anche se per ora Pechino non ha un comando regionale dedicato, uno dei due alti uffici potrebbe diventare l’interlocutore diretto dell’americano. Quel futuro potrebbe non essere così distante, visto il fast-track e le necessità a contorno dettate dalla rapidità con cui evolvono le cose nell’Indo Pacifico.

Ci sono poi due aspetti tecnici da valutare, che rendono queste nomine ancora più interessanti. Innanzitutto, la scelta di Hu Zhongming, ammiraglio sommergibilista con molte ore di navigazione sulle spalle, che sarà messo alla guida dell’intera marina del Pla (la Pla-N) significa che Pechino continua a voler spingere sulla crescita della forza navale, percependo l’importanza della talassocrazia. D’altronde, se è vero che la partita geopolitica indo-pacifica è marittima, è altrettanto vero che parte di essa di gioca sotto la superficie. Una delle aree in cui la Pla-N sta cercando di migliorarsi con maggiore impegno è proprio la guerra sottomarina, e Hu apporta una profonda comprensione dell’underwater warfare. Ambiente fondamentale per la dominazione del Mar Cinese e per la guerra su Taiwan, ma anche per il controllo di meccanismi internazionali come quelli legati ai cavi Internet sottomarini o al deep-sea-mining.

L’altra valutazione tecnica riguarda Xi. Il leader non vive una fase totalmente rosea, con le difficoltà economiche sulla bocca di tutto il mondo e con scarsi successi in politica estera da poter fornire in pasto alla costante narrazione nazionalista cinese (che ha un suo valore anche in ottica economica, visto l’intento di accrescere i consumi interni, creando un sistema che si auto-alimenta).

Solitamente le mosse interne, come il conferimento di certe cariche, non caratterizzano le fasi “difensive” di Xi, come fa notare Wu Guoguang, professore dello Stanford Center on China’s Economy and Institutions. E dunque, visto che “non è al suo normale livello di invicibilità”, come dice Deng Yuwen su VoA China, ne consegue che questa doppia promozione sia un “low-hanging fruit”, su cui Xi ha abbastanza consenso interno e non si aspetta resistenza né ha bisogno che spenda molto capitale politico per andare avanti, nota Wen Ti-Sung dell’Australian Center on China in the World (notare che gli australiani, anche causa Aukus, sono piuttosto attenti alle attività navali cinesi, soprattuto quelle sottomarine).



×

Iscriviti alla newsletter