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Parola allo Zar, Putin torna in scena. Cosa ha detto

Dopo l’annullamento dello scorso anno, Putin è tornato a rispondere alle domande dei giornalisti nell’abituale conferenza stampa di dicembre. Al centro i rapporti con l’Europa e gli Stati Uniti, le elezioni e Gaza. Oltre, ovviamente, all’Operazione militare speciale

Nel 2022, il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin aveva scelto di rinunciare ad alcuni dei tradizionali appuntamenti mediatici che si erano sempre svolti con cadenza annuale nelle ultime settimane dell’anno. Dato l’andamento tutt’altro che positivo dell’Operazione Militare Speciale, in un momento in cui l’Ucraina passava al contrattacco liberando importanti porzioni di territorio occupato dai russi, al leader moscovita sembrava imbarazzante sottoporsi alla canonica conferenza stampa di fronte a giornalisti provenienti da tutto il mondo.

Ma nel 2023 la situazione sembra essere cambiata, e di fronte all’arenarsi della tanto propagandata controffensiva ucraina e al cristallizzarsi della situazione sul campo (con le forze armate russe che ancora detengono il controllo di ampi territori ucraini), Putin ha deciso di rendersi disponibile per rispondere alle domande dei media. “A distanza di un anno, sembra molto più positivo […] Credo che Vladimir Putin sappia che può tenere la linea e resistere per vedere se il sostegno occidentale comincia a vacillare. Il 2024 potrebbe non vedere la fine di questa guerra e ci saranno domande sull’appoggio mentre continuiamo. Ma certamente Vladimir Putin si trova in una posizione molto più sicura di quella in cui si trovava l’anno scorso” ha commentato al riguardo l’inviata di Sky a Mosca Diana Magnay.

Varie le domande che sono state poste dai giornalisti presenti in platea e dai cittadini russi collegati per via telefonica. A cominciare dagli obiettivi di un suo nuovo mandato come Presidente della Federazione Russa in caso uscisse vincitore dalla competizione elettorale prevista per il prossimo marzo, obiettivi tra cui ha individuato come prioritario il mantenimento della sovranità del proprio Paese. Spostandosi poi sui risultati positivi ottenuti nell’ultimo anno dall’economia russa, che ha sorpreso il mondo per non essere crollata sotto le sanzioni occidentali, ma si è dimostrata resistente e continuerà a farlo, ha dichiarato al riguardo Putin.

Ovviamente la tematica dell’Operazione Militare Speciale non ha tardato ad emergere. Putin ha affermato che la “denazificazione e la demilitarizzazione” dell’Ucraina rimangono gli obiettivi della Russia, e che “la pace arriverà quando raggiungeremo i nostri obiettivi”. Il Presidente russo dichiara che la controffensiva ucraina si sia rivelata “un fallimento dappertutto”. “Stanno andando in altri Paesi a chiedere soldi, e ora devono dimostrare che l’esercito ucraino ha almeno qualche possibilità di raggiungere qualcosa senza pensare a eventuali perdite”, asserisce il leader russo.

Rispondendo a una domanda su una possibile seconda ondata di mobilitazione nel Paese, Putin ha affermato che al momento non ce n’è bisogno, presentando poi alcune cifre: oltre alle 300.000 persone richiamate l’anno scorso, 244.000 russi sarebbero stati richiamati sul campo di battaglia in Ucraina, mentre 486.000 volontari si sono finora arruolate come soldati a contratto, e “il flusso non sta diminuendo”.

L’Europa “ha sempre cercato di ricacciarci in secondo piano”, afferma Putin in risposta alla domanda di un giornalista della Tass (l’agenzia stampa nazionale russa) su come la Russia potrà normalizzare le relazioni con l’Unione Europea quando l’Occidente “si sarà stancato” di sostenere l’Ucraina e “i politici giusti” avranno conquistato il potere in Europa. Il leader russo incolpa le nazioni occidentali per le loro “aspirazioni a strisciare fino ai nostri confini. I russi e gli ucraini sono un unico popolo, essenzialmente, e quello a cui stiamo assistendo ora è una grande tragedia che assomiglia a una guerra civile tra fratelli di parti opposte.

E non è nemmeno colpa loro, l’intero sud-est dell’Ucraina “è sempre stato filo-russo”, sostiene Putin. Una qualifica che invece secondo il presidente russo non caratterizza il primo ministro ungherese Viktor Orban, il quale è – per il leader del Cremlino – un politico che protegge gli interessi nazionali del suo Paese, a differenza degli altri leader del blocco. Riguardo al rapporto con gli Stati Uniti, solo quando Washington mostrerà rispetto e cercherà un compromesso con la Russia, invece di usare la forza o le sanzioni, le relazioni potranno essere normalizzate, spiega Putin.

Tra gli altri quesiti ve ne è stato uno sulla situazione a Gaza, in risposta al quale Putin ha affermato che “tutto ciò che sta accadendo è una catastrofe”, e che tutto quello che accade lì non sta succedendo invece in Ucraina. Ed uno postogli dalla giornalista del New York Times Valerie Hopkins sulla detenzione in territorio russo del giornalista statunitense Edward Gerskovich e di un altro cittadino americano “Perché hanno commesso dei reati in territorio russo? Non avrebbero dovuto farlo”, commenta Putin, aggiungendo poi che ci sia un dialogo in corso. “Abbiamo contatti con i nostri partner americani su questo punto. Siamo in contatto con loro e perseguiamo il dialogo. Non è affatto facile […] ma credo che parliamo la lingua che entrambe le parti capiscono”.

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