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Patto di stabilità, così l’Italia può spuntarla su debito e deficit

Tra poche ore la fatidica cena dell’Eurogruppo dalla quale dovrebbe uscire l’accordo politico sul nuovo schema di regole fiscali. Sul tavolo c’è la proposta spagnola che fa sponda con l’Italia. E cresce anche l’ottimismo

Ancora ventiquattr’ore, trentasei al massimo. E poi si capirà come l’Italia potrà gestire i suoi conti pubblici negli anni a venire. Domani, poco dopo le 18, i ministri dell’Economia e delle Finanze si riuniranno per cena a Bruxelles per discutere della riforma del Patto di stabilità. Inutile ricordare quale sia la posta in gioco per l’Italia, vista la stazza del suo debito e la spinta al deficit arrivata con la manovra, oltre allo stress sui conti generato dal disastro del Superbonus. Ma è certo che la linea italiana, chiarita ancora una volta ieri da Giancarlo Giorgetti e questa mattina da Giorgia Meloni a Rtl, è chiara: regole sì, ma non a tutti i costi. Come a dire, fissare paletti sui conti che poi stroncano ogni slancio di crescita non può essere la strada.

La Germania, come noto, presenta richieste di due tipi. Da una parte vuole inserire nelle regole precisi obblighi di riduzione annuale del debito e obiettivi di deficit molto sotto al 3% del Pil, che è previsto nel Trattato europeo. E poi, ultimamente, poi ha iniziato a chiedere che questi vincoli scattino subito, ossia dal 2025, invece che dopo un primo periodo di aggiustamento che arriverebbe fino al 2032. Condizioni che difficilmente l’Italia potrebbe sopportare. Per questo il punto di caduta potrebbe essere quello contenuto in una bozza che circola in queste ore e visionato dall’agenzia Policy Europe.

Il documento, che fa sua la proposta spagnola, prevede una traiettoria di riduzione del debito pari all’1% annuo se il rapporto debito pubblico/Pil supera il 90% e di 0,5 punti percentuali del Pil se il rapporto debito pubblico/Pil è tra il 60% e il 90%. “Il periodo di riduzione del debito inizierà a partire dal primo anno in cui si applicheranno i requisiti del braccio preventivo, garantendo così la necessaria necessario calo del rapporto debito/Pil nel corso del periodo di aggiustamento”, spiega il documento.

Al capitolo deficit, i Paesi membri dovranno garantire invece un disavanzo pari all’1,5% del Pil, rispetto alla soglia del 3%. Dovrà però essere consentito un margine di manovra di bilancio, considerando in particolare la necessità di investimenti pubblici e riforme. Ed è proprio questo ultimo punto che va incontro alle esigenze italiane, ovvero più spazio di manovra possibile sui conti per la crescita. La meta potrebbe essere molto più vicina di quanto non si creda. Almeno due fonti molti vicine ai negoziati sembrano confermare la possibilità di un’intesa politica entro il prossimo venerdì.

Tuttavia, cosa forse più importante, i funzionari tedeschi sono più ottimisti, dato che la Germania è stata finora il principale ostacolo a un accordo a causa del suo impegno nelle richieste dei falchi: “C’è una reale possibilità di raggiungere un accordo sulla riforma delle regole fiscali dell’Unione Europea venerdì”, hanno detto fonti del ministero delle Finanze tedesco. C’è almeno il 50 per cento di possibilità, se non di più”. E anche dall’Europa la campana sembra essere la stessa. “Ci sono ottime chance di arrivare all’accordo della riforma del Patto di stabilità in un futuro molto prossimo. Sono stati fatti enormi progressi negli ultimi mesi e ci possono essere ottime possibilità di portare a termine l’accordo in un futuro molto prossimo”.

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