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Non si può punire chi investe. Meloni verso il Consiglio Ue

In attesa del prossimo consiglio Ue, il premier illustra in aula i risultati dell’esecutivo: “Il Patto? Non si può punire chi investe. Italia una nazione virtuosa. Grande lavoro di Giorgetti e Fitto. I Balcani? Sono già nel cuore del continente e l’Italia è in prima linea per la loro integrazione. Kyiv? Ha già vinto la guerra”

Una doppia linea quella tracciata sul foglio europeo dalla penna di Giorgia Meloni, che su due temi centrali come patto di stabilità e Balcani ribadisce la posizione italiana. Lo fa in occasione delle comunicazioni alla Camera in vista del Consiglio Ue, caratterizzate da questo punto di partenza. “A Bruxelles tutti riconoscono che la posizione italiana è sostenuta da una politica di bilancio seria che anche oggi voglio rivendicare”.

Non si può punire chi investe

Non si può punire chi investe, è la tesi del premier secondo cui “non ci si può chiedere di dire sì a un Patto di stabilità che non questo governo, ma nessun governo italiano potrebbe rispettare”. Cita i ministri Giorgetti e Fitto, autori di un lungo lavorìo, sotterraneo e spesso a fari spenti, per ottenere due preziosi risultati. Il primo: far rimanere ancora aperta la partita sul Patto, con l’accordo finale posticipato a una nuova riunione Ecofin dopo il Consiglio Ue, raggiunto “perché a Bruxelles tutti riconoscono che la posizione italiana è sostenuta da una politica di bilancio seria che anche oggi voglio rivendicare”. Sul punto sottolinea il fatto che l’Italia sia una nazione virtuosa, “lo testimonia l’avanzo primario, lo dimostra il sistema pensionistico fra i più equilibrati d’Europa. Il tutto accompagnato da dati macroeconomico stabili, soddisfacenti, da un mercato del lavoro che sta registrando dati record, da una borsa che dal 2023 sta facendo registrare la maggiore performance d’Europa, dallo spread sotto controllo”.

Il secondo: aver rimodulato il Pnrr “grazie all’impegno del governo e del ministro Fitto”, senza dimenticare che Roma sta ereditando il Superbonus targato M5s, un “macigno sui conti” ma nonostante ciò il paese si presenta con le “carte in regola” . Ovvero “l’Italia non vuole spendere senza freni e sperperare senza controllo” ma la situazione “deve considerarsi” ancora “eccezionale e necessita di una governance eccezionale”.

Inoltre mette l’accento sul fatto che Roma nella trattativa ha avuto un approccio costruttivo e pragmatico, al fine di bilanciare “l’elemento della solidità dei bilanci nazionali e sostenibilità dei loro debiti pubblici, con l’imprescindibile elemento della crescita e del sostegno agli investimenti. Non è stato così fino ad oggi, non possiamo permetterci che continui ad essere così da domani”.

Quale allargamento?

I Balcani sono già nel cuore del continente e non periferia, per cui l’Italia è in prima linea per la loro integrazione. “L’Italia è fiera di guidare, con l’Austria, un gruppo di paesi amici dei Balcani occidentali, per questo sosteniamo il piano di crescita. Il tutto condizionato da un processo di riforme”. Per cui il governo dà luce verde all’adesione alla Ue di Ucraina e Moldova oltre alla candidatura di Georgia e Bosnia, certa che concedere lo status di candidato ha già portato progressi. Andrà rivisto in questo senso il bilancio pluriennale solo per reperire le risorse per l’Ucraina, “senza pensare alle conseguenze della guerra, non aiuterebbe nemmeno l’Ucraina perché” peserebbe su “una opinione pubblica europea già provata dal conflitto”.

Un conflitto che, secondo il premier, Kyiv ha già vinto, dal momento che è fallita l’intenzione russa di un’operazione speciale di pochi giorni. Ulteriore impegno è, aggiunge Meloni, la lotta all’antisemitismo ed evitare che l’Autorità nazionale palestinese si indebolisca ulteriormente, occorre invece impulso politico alla soluzione due Stati.



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