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Kyiv, Gaza e Balcani. Tajani incassa una visione comune al Consiglio europeo

Il pollice in su di Italia, Francia e Germania alla proposta di Borrell contro Hamas rappresenta finalmente la spia di una visione comune europea su un tema altamente strategico, come la guerra a Gaza. Ucraina in Ue sì, ma senza dimenticare i Balcani

Prove di politica estera europea comune: sanzioni contro Hamas e negoziati per Kyiv. Questi i due macro temi emersi nelle ore del Consiglio Ue Affari esteri di Bruxelles, con il titolare della Farnesina Antonio Tajani certo di due punti fissi. Ferma condanna contro le violenze, ma non si mettano sullo stesso piano i coloni con i terroristi Hamas; luce verde per i negoziati propedeutici all’ingresso dell’Ucraina in Ue, ma al contempo si acceleri anche su Balcani. In sostanza la convergenza di Italia, Francia e Germania alla proposta di Borrell contro Hamas rappresenta il segnale di una visione comune europea su un tema altamente strategico come la guerra a Gaza.

Posizione europea

Roma, Parigi, Berlino unite dalla proposta dell’Alto rappresentante europeo per la politica estera, Josep Borrell, di creare “un regime sanzionatorio contro i dirigenti di Hamas in solidarietà ad Israele”. Antonio Tajani, Catherine Colonna e Annalena Baerbock lo hanno ribadito in una lettera congiunta inviata al massimo diplomatico europeo, dopo che nel consiglio del 13 novembre scorso, Italia, Francia e Germania avevano già avanzato passi decisi sulla delegittimazione internazionale di Hamas. “In risposta a questi attacchi senza precedenti, è importante che l’Unione europea prenda tutte le misure necessarie contro il gruppo terroristico Hamas e i suoi sostenitori, attraverso azioni concrete, per impedire che questi atti si ripetano ancora”, hanno spiegato.

Coloni

Il ministro italiano ha sottolineato poi che bandire i coloni dall’area Schengen è cosa molto diversa da condannare le violenze e gli atti di intemperanza. “Condanno le violenze, ma i coloni non sono un’organizzazione terroristica. Quella di usare violenza o di aggredire la popolazione palestinese in Cisgiordania è una scelta che non condivido, ma non possiamo equiparare Hamas ai coloni ebrei che vivono la’”. Secondo Tajani Hamas si è macchiato di crimini immondi: “Andare a cercare la gente casa per casa, uccidere i bambini di tre mesi, violentare donne e poi ucciderle, giocare a calcio con i seni delle donne è una cosa che grida vendetta e non può essere accettata da nessuno”.

Un secco no giunge inoltre per un riconoscimento dello Stato palestinese che sia unilaterale, per questa ragione Roma punta a trovare “una soluzione per arrivare alla pace in Medio Oriente, avere un dialogo con tutto il mondo arabo e con i Paesi musulmani”.

Ue & Balcani

In secondo luogo è emerso il tema dell’allargamento, non solo connesso all’agenda positiva europea, ma che si intreccia con la guerra in Ucraina e con le tensioni mai sopite in un fazzoletto di Europa che è strategico, ovvero i Balcani. La posizione di Tajani è di appoggio all’apertura dei negoziati Ucraina-Ue ma si acceleri anche sui Balcani: “Abbiamo dato parere favorevole all’avvio dei negoziati con l’Ucraina per l’adesione all’Ue e abbiamo preso atto anche della decisione di Kiev di dare nuove norme per la minoranza ungherese, cosa che chiedevo già quando ero presidente del Parlamento europeo. Allo stesso tempo chiediamo che si lavori per l’adesione in tempi più rapidi dei Paesi dei Balcani e che si avvii la procedura per la Bosnia Erzegovina”.

Questa la ragione per cui l’Italia proseguirà nel suo sostegno al percorso europeo della Bosnia Erzegovina così come sottolineato da Tajani all’Alto Rappresentante Schmidt.

Patto

C’è stato il tempo anche per un passaggio sui temi finanziari che sono al centro dell’agenda politica di Roma e Bruxelles, come il Patto di stabilità, su cui il vicepremier è stato chiaro: “Stiamo andando nella giusta direzione, su debito non prevalga visione rigorista Bruxelles”.

Ovvero è noto a tutti che “ancora c’è qualche cosa da perfezionare e stiamo lavorando intensamente ma noi vogliamo trovare l’accordo, bisogna che lo trovino anche gli altri”. Sul modus per arrivare a meta spiega che gli accordi sono fatti di mediazioni. “Noi siamo, da italiani, sempre per la mediazione, ma deve essere una mediazione che non metta a repentaglio la crescita”.

Il merito dei dossier riguarda i tempi di rientro dal debito e i contenuti del rientro, che secondo Tajani non possono essere frutto di una visione rigorista, “che nel Patto precedente ha già fatto parecchi danni, penso alla Grecia e alle difficoltà che ha dovuto affrontare l’Italia, superate grazie a 4 milioni di Pmi che hanno tenuto insieme il tessuto economico del nostro Paese”.



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