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La vendita di Netco a Kkr può far bene al mercato Tlc. FT promuove Labriola

Il quotidiano britannico tira la volata all’operazione voluta da Labriola, con la sponda del governo italiano. Il mercato delle telecomunicazioni ha bisogno di consolidarsi e cedere la rete, abbattendo il debito, è un segnale importante. Come dimostra anche il blitz di Iliad su Vodafone. Il tifo della Borsa e il rebus Vivendi

Il risiko è solo all’inizio, ma per i mercati c’è da essere ottimisti. La vendita di NetCo da parte di Tim al fondo americano Kkr, in cordata con il Tesoro (20%) è un’operazione che può far bene a un comparto, quello delle telecomunicazioni, mai così a corto di margini e ricavi come in questi anni. Concorrenza esasperata, lotta all’ultimo sconto e una certa opacità delle regole hanno nel tempo eroso la redditività di un’industria strategica per definizione. Per questo la cessione della rete primaria, secondaria e dei cavi di Sparkle voluta fortemente da Pietro Labriola, ceo dell’ex monopolista, al prezzo di 20 miliardi, ha il suo perché.

Non solo potrà liberare Tim dal gigantesco debito di oltre 30 miliardi che finora ha limitato lo spazio di manovra del gruppo, ma potrebbe benissimo dare vita a un effetto domino nell’intero mercato delle tlc, ovvero a nuove operazioni di consolidamento e aggregazione. Di questo sono assolutamente convinti al Financial Times, tanto da mettere nero su bianco il punto di vista del quotidiano britannico. “L’operazione NetCo in Italia potrebbe dare vita ad altre operazioni Europa e dovrebbe dare un po’ di respiro al settore, favorendo potenzialmente il consolidamento del frammentato mercato delle telecomunicazioni italiano ed europeo”, scrive il FT, facendo leva sul fatto che gli analisti ritengono che le fusioni e le acquisizioni siano l’unica strada percorribile per risolvere i problemi di bassa redditività e per incrementare gli investimenti nella rete.

“È comprensibile che la soluzione non piaccia a Vivendi, che ha perso sulla carta ingenti somme di denaro sul proprio investimento, e a molti esponenti dell’establishment italiano. Ma era necessario un approccio razionale per un’azienda in crisi”. Già, Vivendi. Azionista di riferimento di Tim che non ha condiviso la decisione di vendere NetCo, passata in consiglio di amministrazione con 11 voti favorevoli sui 14 membri del board. E per questo le carte bollate per impugnare la delibera del 5 novembre sono già partite, preannunciando battaglia legale. Per fortuna Labriola ha dalla sua la Borsa, con il titolo Tim che nell’ultimo ha guadagnato il 37% e il governo italiano, sponsor senza remore dell’operazione.

Ma una cosa è certa e cioè che ci sono le ragioni degli azionisti e quelle dell’industria. La quale è in pieno fermento e il deal per NetCo potrebbe imprimere una nuova accelerazione. Due settimane fa Iliad ha offerto 10,5 miliardi per aggiudicarsi il ramo italiano di Vodafone. E Swisscom, la principale società di telecomunicazioni elvetica nonché capogruppo di Fastweb, starebbe studiando una contromossa per chiudere il matrimonio tra Fastweb-Vodafone, neutralizzando le pretese di Xavier Niel, patron di Iliad.

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