Skip to main content

Xi sceglie un ammiraglio come nuovo ministro della Difesa

La Cina ha un nuovo ministro della Difesa, un ammiraglio con una lunga esperienza operativa che andrà a riempire una casella lasciata vuota dalle purghe di Xi Jinping. Dong Jun avrà la possibilità di riavviare anche le comunicazioni di massimo livello con Washington

Con una mossa significativa per equilibri interni e internazionali, la Cina ha nominato l’ex capo della Marina Dong Jun come nuovo ministro della Difesa, riempiendo il vuoto lasciato dalla misteriosa scomparsa del precedente ministro, Li Shangfu, finito quattro mesi fa nella campagna di repulisti in corso nel settore militare di Pechino. Dong era stato sostituito nei giorni scorsi come capo delle forza navali dell’Esercito popolare di liberazione (Pla) dal sommergibilista Hu Zhongming.

La nomina di Dong è per quanto ovviamente attesa, sorprendente nelle tempistiche, se si considera che anche Pentagono e dipartimento di Stato (più o meno ufficialmente) ritenevano che il nuovo ministro non sarebbe stato annunciato prima di marzo, durante il Congresso Nazionale del Popolo. Ma la scelta si può allineare con gli sforzi del leader Xi Jinping per potenziare le capacità militari della nazione, riflettendo l’ambizione della Cina di affermarsi come potenza globale dominante, di farlo percepire alle collettività e alle élite interne, di riequilibrare le caselle dell’apparato militare dopo le purghe, di pareggiare i ruoli per favorire la comunicazione diretta con Washington.

Stati Uniti e Cina hanno infatti riavviato il dialogo military-to-military interrotto per mesi: prima con un incontro tra i funzionari politici della DifesaMichael Chase e Liu Zhan; poi tra capi di Stato maggioreCQ Brown e Liu Zhenli. Per mesi, il Pentagono ha chiesto un dialogo di massimo livello, ma inizialmente Li aveva rifiutato un incontro con Lloyd Austin, poi – una volta che la Cina era rimasta senza ministro – il Pentagono sottolineava la necessità che per un eventuale faccia a faccia servisse un omologo da far sedere davanti ad Austin.

Dong Jun, 62 anni, prima di assumere il comando della Marina (Pla-N) nel 2021, ha prestato servizio in tutte le principali divisioni navali delle forze armate di Pechino. Ha guidato la Flotta del Mare Settentrionale (che si è spesso esercitata con la Russia), la Flotta del Mare Orientale (che ha visto crescere la rivalità con Giappone e Corea del Sud, e supervisiona il dossier Taiwan) e infine il Comando del teatro meridionale (con supervisione sul Mar Cinese Meridionale il più delicato ambiente  per gli interessi geopolitici di Pechino).

La nomina di Dong manda un messaggio interno al comparto missilistico e a quello dello ricerca e sviluppo (i settori da cui provenivano i suoi due ultimi predecessori, parti finite oggetto di profondi ai repulisti collegati a campagne anti-corruzione). Ma indica anche che la dimensione navale sta acquisendo ulteriore centralità nel Pla, sottolinea Enrico Fardella, professore all’Università di Napoli L’Orientale e direttore del progetto di studio ChinaMed.

“La decisione è significativa, simboleggia lo spostamento del focus militare di Pechino verso i mari, come è perfettamente logico, vista la situazione tra Mare Cinese, Taiwan, sfide internazionali come quella in corso lungo le rotte che collegano Asia ed Europa, o la competizione con India, il porto di Birmania, la base in Cambogia e in generale l’impegno in una regione marittima come l’Indo Pacifico”.

Pechino ha iniziato da tempo a rafforzare la sua flotta, mentre per Xi la dimensione militare è stata per altro sempre parte nevralgica del suo potere. Anche a questo si legano i recenti rimaneggiamenti (che avrebbero interessato oltre 70 figure di medio-alto livello). Li Shangfu, che prima del ruolo ministeriale era a capo del dipartimento che sovrintende la ricerca e sviluppo (ed è stato anche responsabile dell’acquisto di attrezzature) è improvvisamente scomparso dalla dimensione pubblica alla fine dell’estate – qualcosa di simile a quanto successo pochi mesi prima all’ex ministro degli Esteri, Qin Gang. Tempo dopo si è scoperto che Li, cacciato dal ministero (come Qin), era finito sotto indagine per corruzione (anche in questo caso come Qin, su cui però pesava anche l’accusa di essere fedifrago).

Li pare sia coinvolto in commesse poco chiare sull’acquisto e sullo sviluppo di equipaggiamenti. Attività che per altro gli erano costate anche l’inserimento nella lista della sanzioni statunitensi, dopo che aveva lavorato per far arrivare a Pechino una commessa di aerei e batterie terra-aria russe nel 2018 – quando la Russia era già un paria internazionale per l’annessione illegittima della Crimea. A differenza del suo predecessore, Dong non è stato sottoposto a misure restrittive statunitensi, il che potrebbe facilitare gli impegni diplomatici.

×

Iscriviti alla newsletter