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Golden Power, il 2024 può essere l’anno della riforma. Ecco perché

Diminuiscono, ma di poco, le notifiche inviate a Palazzo Chigi. Ciò conferma una tendenza dettata da un perimetro più ampio e regolamentazioni più stringenti. Nei mesi scorsi dal Senato era arrivato l’invito ad armonizzare le norme in occasione del recepimento di alcune direttive europee (entro ottobre)

Nel 2023 sarebbero state 570 le notifiche inviate a Palazzo Chigi per operazioni potenzialmente rientranti nel perimetro della golden power. Se confermate, le stime emerse dall’Osservatorio Golden Power, fondato da Michele Carpagnano, partner di Dentons, fotograferebbero un leggero calo rispetto all’anno precedente, quando erano state 608, come emerso dalla relazione annuale pubblicata a luglio. Ma ribadirebbero anche come lo strumento sia sempre più incisivo con l’allargamento del perimetro a nuovi settori e regolamentazioni più stringenti: nel 2014, quando il golden power è stato attivato, le notifiche al governo erano state 8, salite a 83 nel 2019 fino alle 496 del 2021 per arrivare alle oltre 570 dello scorso anno.

Nei mesi scorsi, l’Ufficio Valutazione Impatto del Senato ha pubblicato un documento di analisi sottolineato come la “stratificazione normativa” degli ultimi dieci anni in materia di Golden Power abbia “restituito un quadro regolatorio frammentato” rendendo oggi “opportuna una complessiva risistemazione”. I tecnici hanno indicato anche l’occasione per “un’armonizzazione sulle norme applicabili ai settori considerati strategici e un adeguamento delle misure, anche nell’ottica di semplificazione degli obblighi a carico dei soggetti economici interessati”. Si tratta del recepimento nell’ordinamento nazionale di due direttive europee: la cosiddetta Nis 2, che ha introdotto nuovi obblighi in materia per le aziende in materia di sicurezza dei dati e maggiori responsabilità per i soggetti interessati; e quella Cer, relativa alla resilienza dei soggetti critici. Entrambe vanno recepite entro ottobre di quest’anno.

Ci lasciamo alle spalle un 2023 segnato da due stop (alle acquisizioni da parte dell’olandese Nebius di Tecnologia Intelligente e della francese Safran di Microtecnica) e alcuni casi di prescrizioni (Lukoil di Priolo, la cessione di Whirpool ai turchi di Arcelik o il rinnovo dei patti parasociali di Pirelli). Il 2024 vedrà lo strumento ancora al centro dell’attenzione, considerati i dossier Electrolux e Tim, oltre al ricorso nel caso di Microtecnica.

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