Vent’anni fa, durante il governo Berlusconi, veniva approvata la legge Stanca sull’accessibilità digitale della pubblica amministrazione. Un primato molto importante per il nostro Paese, perché abbiamo anticipato la Convenzione delle Nazioni Unite. Ma c’è ancora tanta strada da fare in termini di sensibilizzazione su questo tema. Di questo si parlerà nel convegno online organizzato dalla fondazione Pensiero Solido. Conversazione con il presidente, Antonio Palmieri
Fu una delle pochissime leggi approvate all’unanimità dal parlamento durante i governi guidati da Silvio Berlusconi. Era il 9 gennaio del 2004, vent’anni fa. Stiamo parlando della legge dedicata all’accessibilità dei siti internet della pubblica amministrazione. Il testo legislativo porta il nome dell’allora ministro dell’innovazione del governo Berlusconi, Lucio Stanca. La fondazione Pensiero Solido, presieduta da Antonio Palmieri, ha organizzato – in occasione del ventennale – un convegno online (martedì 9 gennaio a partire dalle 16, visibile sul canale Youtube della Fondazione Pensiero Solido), con un parterre di ospiti di grande rilievo. Dalla ministra per le disabilità, Alessandra Locatelli, Paolo Zangrillo, ministro della pubblica amministrazione e Alessio Butti, sottosegretario con delega all’innovazione. Con loro la senatrice Giusy Versace, coordinatrice Intergruppo parlamentare per le disabilità, con Lucio Stanca e con Roberto Scano, esperto internazionale di accessibilità e ispiratore della proposta di legge Campa-Palmieri che originò il percorso normativo da cui la legge sull’accessibilità. Proprio ad Antonio Palmieri, Formiche.net ha chiesto di ripercorrere le tappe che hanno portato alla legge Stanca, anche per coglierne gli elementi di attualità.
Presidente Palmieri, che cosa ha rappresentato per il nostro Paese l’approvazione – esattamente vent’anni fa – di questa legge?
Ha sancito un primato per l’Italia. Un primato molto importante: siamo stati i primi in Europa a stabilire per legge il principio che un servizio digitale deve poter essere utilizzato da tutti, indipendentemente dalle proprie capacità fisiche, sensoriali o cognitive. Abbiamo anticipato la Convenzione delle Nazioni Unite che afferma per le persone con disabilità il sacrosanto diritto di godere di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali.