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Acqua nei missili cinesi. La corruzione attorno a Xi è clamorosa

L’apparato militare cinese è talmente corrotto che si rubava i soldi del carburante dei missili (sostituendolo con l’acqua). Ma dall’ultimo scoop sulla debolezza cinese, Xi Jinping non esce del tutto colpito, ma trova spinta la sua ricerca di soluzione alla malattia endemica: la corruzione

L’intelligence statunitense ha saputo alcuni dettagli sulle ragioni che hanno portato il leader cinese Xi Jinping a dover avviare un repulisti all’interno dei gangli dell’apparato militare nei mesi scorsi. Una vicenda che ha già attirato su Pechino le attenzioni internazionali e mostrato da un lato il pugno duro del regime, e la sua determinazione, e dall’altro complicate debolezze strutturali profonde.

L’azione irreprensibile infatti non dovrebbe essere così necessaria se il regime avesse capacità di deterrenza su tutta la gerarchia sottoposta, e poi non dovrebbe essere così plateale. E invece lo è stato anche perché c’è stata volontà di far circolare certe notizie, come la rimozione dei vertici della Rocket Force, oppure la scomparsa dell’ex ministro Lì Shangfu. Ora emergono altri dettagli in uno scoop velenoso della Bloomberg, evidentemente informata da chi ha interessi a far circolare notizie tipo: alcuni missili cinesi erano pieni di acqua, non di carburante, e per questo Xi ha ordinato una revisione profonda della struttura.

E dunque fatte circolare da chi ha interessi che certi riflettori restino puntati su Pechino. Anche mentre il Partito/Stato ha scelto il nuovo ministro della Difesa e nuovi comandati. E mentre ripartono le comunicazioni military-to-military tra Cina e Stati Uniti.

Cosa racconta lo scoop

Secondo i servizi segreti statunitensi, la vasta epurazione militare è avvenuta dopo che è emerso che la corruzione diffusa ha minato gli sforzi per modernizzare le forze armate e ha sollevato dubbi sulla capacità della Cina di combattere una guerra. Il segmento militare ha sempre occupato spazio nella direttrice del potere di Xi, attorno al Pla ruota parte della narrazione che spinge quell’ideologia, e inoltre sulle forze armate dovrebbe poggiare la sicurezza della leadership. Se sono un colabrodo corrotto che riempie di acqua i missili per intascare i soldi del carburante, l’impalcatura non regge — né a livello pratico che narrativo.

Per quanto detto dalle fonti della Bloomberg — informate su dettagli di intelligence di primo livello — la corruzione all’interno della Rocket Force cinese e in tutta la base industriale della difesa del Paese sarebbe estesa al punto che Xi adesso sia meno propenso a contemplare un’azione militare importante nei prossimi anni di quanto non sarebbe stato altrimenti. Secondo le valutazioni dei servizi segreti statunitensi, i missili riempiti d’acqua e i coperchi dei silos lanciatori non funzionanti (con i soldi per i sistemi di apertura e per la manutenzione intascati da funzionari di vario grado della Rocket Force) sono stati episodi di corruzione di basso livello talmente clamorosi che hanno fatto esplodere l’ira di Xi e avviato l’enorme epurazione del Pla di cui si parla da mesi perché sintomo che il problema è endemico.

Quelli raccontati sono episodi di una malattia, la corruzione diffusa, che Xi vorrebbe eliminare sia per una questione di immagine (un leader così ideologico che chiede sforzi in nome di quell’ideologia ai propri cittadini non può che essere irreprensibile), sia perché vorrebbe che le sue forze armate — l’Esercito popolare di liberazione, Pla — fossero davvero sempre pronte al combattimento, anche perché gli viene spesso sbattuto in faccia quanto quelle rivali americane siano efficaci nel muoversi da un quadrante all’altro del mondo con rapidità ed efficacia.

Xi ne esce determinato, la Cina abbozzata

È noto che le forze armate cinesi (così come altri apparati statali di Pechino) siano zeppe di episodi di corruzione. Ma dato per vero lo scoop di Bloomberg, questo livello di contaminazione inciderebbe in effetti sulla preparazione e le capacità operative reali dell’esercito, il che avrebbe importanti implicazioni per gli obiettivi di modernizzazione militare che Xi ha fissato per il 2027, e soprattutto sulle capacità di azione tattica e strategica riguardo dossier come Taiwan — dove la minaccia alla pace viene evocata in momenti come quello elettorale da Pechino facendo leva su un confronto di forza schiacciante contro Taipei.

Tuttavia, va anche evidenziato che nonostante lo scoop metta in evidenza i limiti del potere militare cinese (e dunque i limiti della capacità di deterrenza della Repubblica popolare, e quindi i limiti nel rappresentarsi come potenza globale), la vicenda non è del tutto negativa per Xi. Quello che esce è una Cina ammaccata, ma con un leader che ha determinazione nel sistemare le cose, partendo dall’acquisire consapevolezza su episodi di corruzione clamorosi, quasi ironici, e ad applicare misure dure per cercare di sistemare la situazione. Sarebbe stato peggiore sé certe informazioni fossero uscite mentre governava una leadership non impegnata in purghe e repulsiti, perché avrebbero indicato l’incapacità della stessa di cercare soluzioni. Chiaro, cercare una soluzione non significa trovarla ed è infatti questo che sbiadisce per adesso l’aurea da potenza cinese. Ma per quanto mostri le debolezze cinesi, lo scoop si inserisce nel solco della narrazione di Xi.



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