Skip to main content

Avere le armi migliori non basta. Cosa dice la strategia industriale del Pentagono

Presentata la prima Strategia industriale della Difesa nazionale degli Stati Uniti (Ndis), il cui obiettivo è garantire a Washington la costruzione di un settore industriale della difesa adeguato alle sfide del prossimo futuro. Focus sulla Cina, la cui crescita degli ultimi trent’anni, se non adeguatamente affrontata, potrebbe mettere a rischio il vantaggio competitivo degli Usa

L’ambiente strategico attuale e futuro richiede un’azione immediata, completa e decisiva per rafforzare e modernizzare l’ecosistema industriale della difesa degli Stati Uniti per garantire la sicurezza degli Usa e dei suoi alleati e partner. Con queste parole la vicesegretaria alla Difesa, Kathleen Hicks, apre la prima Strategia industriale della Difesa nazionale degli Stati Uniti (Ndis). Nelle sue circa cinquanta pagine, il documento illustra una serie di raccomandazioni indirizzate al dipartimento della Difesa e all’intero sistema industriale a stelle e strisce con l’obiettivo di “costruire un settore della difesa del XXI secolo pienamente capace”. Nel testo sono sintetizzate le principali riflessioni del Pentagono sullo stato di salute delle proprie catene di approvvigionamento, seriamente messe alla prova dall’invasione russa dell’Ucraina e, prima ancora, dalla pandemia di Covid. Come si legge nella strategia, gli Stati Uniti “continuano a costruire le migliori armi del mondo, ma questo da solo non basta”.

Attenzione alla Cina

In particolare, il testo pone l’accento sulla crescente minaccia rappresentata dall’emergere della Cina come “potenza industriale globale”, la Ndis si concentra sulla necessità di aumentare la capacità delle aziende nazionali di produrre più rapidamente sistemi d’arma, e in quantità maggiori, per garantire il vantaggio delle forze armate statunitensi in qualsiasi conflitto futuro. Secondo il documento, l’industria della difesa americana ha bisogno di un cambiamento “generazionale” per tenere il passo con competitor come la Russia e, soprattutto, la Cina. Anche l’invio di aiuti ai vari partner minacciati dalle potenze concorrenti, a partire dall’Ucraina e da Israele, ma comprendendo anche Taiwan e gli altri partner dell’Indo-Pacifico, costringono gli Usa a un’attenta revisione dei propri sistemi di procurement. Secondo il nuovo documento, infatti, se non si corre ai ripari il vantaggio competitivo degli Stati Uniti sui suoi competitor potrebbe ridursi: negli ultimi 30 anni, si legge nel documento, la Cina “è diventata la potenza industriale globale in molti settori-chiave – dalla costruzione navale ai minerali critici alla microelettronica”. La capacità della Cina, si legge nel documento, in alcuni casi supera quella statunitense e dei suoi alleati in Asia e in Europa.

Le criticità dell’ecosistema

La strategia, inoltre, identifica soprattutto le principali criticità che il Pentagono e l’amministrazione Usa devono affrontare per garantire al proprio ecosistema industriale della difesa un livello di preparazione e capacità adeguato alle sfide. Questi gap vanno dalla mancanza di manodopera qualificata all’incapacità del Pentagono di sfruttare le tecnologie innovative, fino al riconoscimento che le Forze armate statunitensi sono un “cliente poco attraente” a causa dei “modelli di acquisto a basso volume, dei lunghi periodi che intercorrono tra un ammodernamento e l’altro e delle specifiche di progettazione spesso inutilmente troppo personalizzate”.

Le soluzioni della strategia

L’obiettivo generale del documento, allora, è quello di “rendere l’ecosistema industriale dinamico, reattivo, all’avanguardia, resiliente e un deterrente per i nostri avversari”. A tal fine, la Ndis stabilisce quattro priorità “che serviranno da faro guida per l’azione industriale e per settare le priorità delle risorse a sostegno dello sviluppo di un moderno ecosistema industriale che supporti la difesa della nazione”: Catene di approvvigionamento resilienti; prontezza della forza lavoro; acquisizione flessibile e deterrenza economica. Per ciascuno di questi settori, il documento indica delle azioni concrete da seguire, illustrando anche i possibili risultati auspicati. Per quanto riguarda le supply chain, per esempio, il documento indica come necessaria una migliore gestione degli arsenali e degli inventari, con un’attenta pianificazione. Questo permetterebbe di assicurare al contempo sia la difesa dei Paesi alleati e minacciati, come l’Ucraina e – potenzialmente – Taiwan, sia quella diretta degli Stati Uniti. Altri esempli includono incentivi per i programmi di formazione nelle cosiddette materie Stem (Scienza, tecnologia, ingegneria e matematica), indispensabili per avere quella forza lavoro qualificata alla base di un settore all’avanguardia come quello della difesa.



×

Iscriviti alla newsletter