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Perché Bezos investe in Perplexity

Il patron di Amazon e del Washington Post ha sborsato 74 milioni di dollari facendo salire il valore della società a 520 milioni di dollari. Il magnate è solo l’ultimo a scommettere sul futuro dell’azienda californiana, nata un anno fa con l’obiettivo di sostituirsi a Google grazie all’intelligenza artificiale generativa. Ma la strada è lunga e gli step da affrontare ancora tanti

Nella lista dei finanziatori di Perplexity è entrato anche Jeff Bezos. Il patron di Amazon e del Washington Post ha investito poco meno 74 milioni di dollari nella start up californiana che vuole sfidare l’egemonia di Google sui motori di ricerca a colpi di intelligenza artificiale, segnando la cifra più alta mai raccolta dall’azienda e tra le più alte nel settore negli ultimi anni. Attualmente, il suo valore è schizzato a 520 milioni di dollari, ma dopo questa mossa potrebbero essere anche altri a voler spendere qualche soldo sul suo futuro, mettendo Big G in difficoltà.

Nata un anno fa, Perplexity conta attualmente meno di 40 dipendenti (38 per la precisione, con lo scopo di portarli a 60 entro al fine dell’anno) e opera da un sito di co-working a San Francisco, ed è da lì che intende muovere i prossimi passi. Come scrive il Wall Street Journal, il primo a dare conto dell’investimento di Bezos, nel giro di dodici mesi, le visite sono passate dai 2,2 milioni del novembre scorso ai 53 milioni del dicembre appena passato. Il tutto senza sborsare granché soldi per il marketing ma basandosi semplicemente sul passaparola, anche via social. Una strategia che sembra aver funzionato, visto che sempre più utenti sono interessati alla sua novità.

Al classico motore di ricerca infatti Perplexity ne propone un altro, basato sull’AI generativa, la stessa che muove strumenti come ChatGPT. Come hanno spiegato i suoi fondatori, il vantaggio rispetto a Google è che Perplexity riesce a dare risposte dirette – e quindi più efficienti – all’utente invece che indirizzarlo su altri link. La strada è ancora molto lunga, visto che il gigante di Mountain View detiene ancora il 90% dell’intera fetta di mercato, non lasciandosi impensierire nemmeno da Microsoft e dal suo chatbot Bing.

“Non stanno cercando di battere Google adesso”, ha spiegato Cack Wilhelm al Wsj, socio di Institutional Venture Partners, tra coloro che hanno scommesso su Perplexity. Lasciando dunque intendere come la start up sia conscia del lavoro che ci sarà da compiere per operare il sorpasso. Per ora, si limita a chiedere 20 dollari agli utenti che vogliono utilizzare la sua forma più avanzata, che sfrutta GPT-4, ricavando tra i 5 e i 10 milioni di dollari all’anno. Per aumentare gli introiti, l’azienda potrebbe accogliere annunci pubblicitari sulla sua piattaforma e pensare a nuove strategie. L’obiettivo da raggiungere è lo status di Google, ma per non bruciarsi è necessario muoversi un passo alla volta. “Google sarà visto come qualcosa di vecchio e di superato, mentre Perplexity sarà visto come un qualcosa della nuova generazione e del futuro”, ha assicurato il ceo Aravind Srinivas.

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