Il manager a capo della divisione mobilità green del colosso cinese finito in bancarotta viene rimosso e accusato di crimini non specificati. Prosegue la crociata del leader contro il malaffare. Ma in ballo c’è anche la concorrenza sleale del Dragone sulle auto verdi
Ai tempi di Mao, per far fuori un oppositore interno, fosse un politico o un militare, bastava accusarlo di essere un nemico del popolo. Decenni dopo, in queste ore, Xi Jinping, spesso paragonato al Grande timoniere, si è sbarazzato dei personaggi diventati ingombranti facendoli sparire dalla scena pubblica.
E così Evergrande, il simbolo indiscusso di tutti i mali cinesi, a cominciare dal mattone e che lo scorso mese di agosto ha dichiarato bancarotta negli Stati Uniti, perde una delle sue teste eccellenti, quella che doveva garantire la transizione ecologica della seconda economia globale, al secolo la Cina. Finisce infatti in manette il capo della potente controllata delle auto elettriche Evergrande, con l’effetto di un forte calo in borsa del titolo e sui principali listini asiatici, già fiaccati da due anni difficilissimi per il Dragone.
Evergrande New Energy Vehicle (Nev), ha riferito “di aver appreso che il suo direttore esecutivo Liu Yongzhuo è in stato di detenzione” con le accuse di aver commesso crimini. Ora, tutto questo ha una sua logica e una sua spiegazione. Non è certo un mistero che Xi Jinping abbia da tempo avviato la sua personale crociata contro la corruzione nella Repubblica Popolare, mai così forte e radicata come in questi ultimi anni. Il siluramento del manager di Evergrande è arrivato per mano della Procura suprema del popolo, a valle della conclusione delle indagini a carico del dirigente da parte della Commissione nazionale di vigilanza e della Commissione per l’ispezione disciplinare del Partito comunista, dal quale è stato espulso il 6 gennaio scorso.
Gli ultimi colpiti dalla mannaia del regime sono due generali. Li Yuchao, comandante della Divisione missilistica nazionale e il suo vice, Liu Guangbin. E senza comunicati ufficiali Pechino ha annunciato i nuovi vertici dello strategico settore delle Forze armate cinesi. Ora, oltre a ragioni di lotta alla corruzione, con relative purghe, ci sono anche risvolti industriali. La Cina ad oggi è il principale fornitore globale di auto elettriche, al punto di essere finita nel mirino della stessa Unione europea, che più volte accusato Pechino di concorrenza sleale sul terreno della mobilità verde.
In effetti, gli enormi sussidi pompati dal governo nelle industrie delle auto elettriche, hanno finito con il drogare il mercato, facendo saltare le regole della normale concorrenza. Nel suo ultimo discorso sullo Stato dell’Unione, Ursula von der Leyen è stata chiara. “La Commissione sta avviando un’indagine anti-sovvenzioni nel settore elettrico dei veicoli provenienti dalla Cina, i mercati globali sono inondati di auto elettriche cinesi più economiche, a prezzi mantenuti artificialmente bassi da ingenti sussidi statali. Questo distorce il nostro mercato. E poiché non lo accettiamo dall’interno, non lo accettiamo dall’esterno”.