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A cosa servirà (davvero) il confronto Tv tra Meloni e Schlein. Parla Petruccioli

Giorgia Meloni ed Elly Schlein sono in procinto di affrontare il confronto televisivo. O vincono o perdono entrambe. In ogni caso sarà un modo per affermare la loro leadership non rispetto all’avversario, ma tra gli alleati dei due schieramenti in vista delle europee. Le candidature delle leader a Bruxelles? Assenza di politica. Conversazione con Claudio Petruccioli, già presidente Rai e parlamentare

Claudio Petruccioli, osserva la politica da un’angolatura che profuma di antica saggezza. Difficile strappargli un commento sulle facezie che caratterizzano la vita pubblica italiana, piuttosto disegna spazi di ragionamento. Ex parlamentare, già presidente della Rai, Petruccioli nella sua conversazione con Formiche.net parte da un dato di contesto: “In questo momento, più che di politica, parlerei di assenza della politica italiana”.

Partiamo dalla vexata quaestio delle candidature dei leader dei partiti alle elezioni Europee. Lei che idea si è fatto? Conviene?

Il fatto che questo tema abbia assunto così tanta rilevanza nel dibattito pubblico è appunto indice di una totale assenza della politica a mio modo di vedere. Tanto a destra quanto a sinistra. Non solo. È evidente che sia la coalizione che governa, sia il centrosinistra presentano molte divaricazioni. Gli equilibri sono estremamente precari. A questo si aggiunge l’assenza di leadership.

Anche l’assenza di leadership è un tema trasversale?

Certo. Di merito e di metodo. C’è innanzitutto un problema di regole. La sinistra aveva stabilito come metodo per designare il proprio leader le primarie, mentre il centrodestra nel solco di una lunga tradizione, ha stabilito che il leader è colui che, all’esito delle urne, è alla guida del partito più votato della coalizione. Questo alimenta una continua conflittualità interna. Ma poi, il banco di prova di una leadership, resta la politica.

Ricorrono, nella storia, diversi esempi in cui in assenza di un leader che coagulasse le sensibilità, un progetto politico potenzialmente positivo e ampio è finito poi per deflagrare. 

Proprio quest’anno ricorrono i trent’anni dalle elezioni del 1994. La sinistra e il centro, in quel momento, ottennero molti più voti rispetto al centrodestra. Ma l’assenza di un leader e il fatto di essersi presentati divisi non trasformò quell’agglomerato di forze in una vera coalizione.

A proposito di coalizione, qual è secondo lei il rapporto tra il Movimento 5 Stelle guidato da Giuseppe Conte e il Pd guidato da Elly Schlein?

Fin ora non mi pare di aver registrato, da parte di entrambi, la forza federativa per creare il cosiddetto campo largo. Al contrario, vedo piuttosto – a partire dalla politica estera – la volontà di accentuare gli elementi di divaricazione e di contrasto. Mi pare che tra Pd e Movimento 5 Stelle e dunque tra i rispettivi leader ci sia una forte vis competitiva.

La scelta del ritiro a Gubbio del Pd, nel resort di lusso?

Non capisco il senso di questo tipo di incontro. Se il Pd avesse voluto affrontare i temi legati ai lavori parlamentari avrebbe per lo meno dovuto coinvolgere anche il gruppo dei senatori.

A breve pare che verrà fissata la data del confronto televisivo tra la segretaria del Pd e il presidente del Consiglio. Come ci si prepara a un incontro del genere?

Mi ricorda il confronto televisivo tra Romano Prodi e Silvio Berlusconi, in occasione della campagna elettorale del 2006. All’epoca ero presidente della Rai e ricordo diverse riunioni con gli staff dei due candidati per realizzare la puntata. L’elemento essenziale è che ci siano regole e procedure ben definite. Poi, sul confronto, vincerà la migliore.

Non è facile sostenere un faccia a faccia di questo tipo. 

Pensi che nei primi anni ’60, quando la Rai decise di introdurre le tribune politiche televisive, a Botteghe Oscure il partito organizzò un esperimento interessante. Nei sotterranei, venne realizzato uno studio televisivo nel quale, con l’aiuto di alcuni registi, operatori e giornalisti, si esercitava Palmiro Togliatti.

Secondo lei, tornando all’oggi, chi parte favorita tra Schlein e Meloni?

Possono vincere bene o perdere molto male entrambe. Dipenderà molto anche dai temi che verranno trattati. A ogni modo, e qui torno al discorso della leadership, questo confronto servirà sia a Schlein che a Meloni per legittimarsi come guide dei rispettivi schieramenti. Paradossalmente, nel pieno della campagna elettorale per le europee, Schlein “duellerà” non per ottenere più voti di Meloni ma per ottenere più voti rispetto al pentastellato Conte. Allo stesso modo, Meloni combatterà per affermarsi elettoralmente non sullo schieramento opposto, ma sul suo competitor interno Matteo Salvini.

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