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Cosa c’è dietro la sfortuna dei Boeing 737 Max? L’analisi di Alegi

Le immagini dell’apertura sul fianco della fusoliera del 737 Max dell’Alaska Airlines, ritrovato nel giardino di una casa, hanno fatto il giro del mondo e hanno acceso nuovi interrogativi sulla sicurezza della famiglia del velivolo, già nota per i tragici incidenti Lion Air ed Ethiopian. L’analisi di Gregory Alegi, professore di Politica degli Usa all’università Luiss, storico ed esperto aeronautico

Non capita tutti i giorni che un aereo di linea sia costretto a rientrare poco dopo il decollo per il distacco di un pezzo di fusoliera, ma se capita è un guaio che va chiarito in fretta. È proprio quello che è accaduto al volo Alaska Airlines 1282 in servizio tra Portland e Oakland. Il bireattore è rientrato subito a terra e le 180 persone a bordo sono tutte salve. La compagnia aerea e la Federal Aviation Administration hanno subito deciso di fermare tutti i 737-9, una delle quattro versioni della famiglia Max, già nota per i tragici incidenti Lion Air ed Ethiopian. Anche per questo, è subito salita la tensione.

Le immagini subito circolate mostrano un’apertura sul fianco della fusoliera, sopra l’ala sinistra. Si tratta di un’uscita d’emergenza necessaria per garantire l’evacuazione rapida nella configurazione ad alta densità, che prevede fino a 220 passeggeri. Alaska non ne ha bisogno, perché offrendo due classi di servizi, imbarca meno persone. Benché la fusoliera sia predisposta per ospitarla– quindi con la cornice interna, le cerniere e gli altri dettagli che sarebbe troppo complicato applicare retroattivamente -, la porta non c’è. Al suo posto c’è un plug, una sorta di “tappo”, che chiude l’apertura. Non dovendosi mai aprire, il “tappo” è nascosto da un normale pannello di plastica, che lo rende invisibile dall’interno.

Il 5 gennaio il plug del Boeing 737-9 N704AL si è aperto in volo. Perché?

In attesa dei risultati dell’inchiesta tecnica del National Transportation Safety Board e delle verifiche subito avviate su tutti i Max 9, che potranno dire se la causa sia occasionale o sistemica, si può già dire che l’episodio non è legato ai precedenti problemi dei Max. Non si tratta infatti di un problema di software dei comandi di volo, né di un problema di prontezza dell’equipaggio nel riconoscere l’emergenza. Anzi, la pronta azione dei piloti e degli assistenti di volo ha contribuito a evitare conseguenze gravi. La notizia è che, intanto, il portellone è stato ritrovato nel giardino di una casa, e sicuramente potrà aiutare gli investigatori a ricostruire l’accaduto.

L’attenzione si concentra dunque sugli aspetti di costruzione e manutenzione del velivolo. In termini generali, l’esemplare N704AL ha ricevuto il certificato di navigabilità il 2 novembre 2023 ed è quindi praticamente nuovo. In soli due mesi, non è stato mai smontato per i controlli estensivi che caratterizzano la vita degli aeroplani. In linea di principio, sembra quindi improbabile che la porta sia stata “rimontata male” da un meccanico. Più plausibile sembra un’errata installazione o una imperfetta chiusura in fase di montaggio finale.

Sotto questo profilo, bisogna ricordare che i 737 sono montati nello stabilimento di Renton, vicino Seattle, utilizzando fusoliere costruite a Wichita, un ex stabilimento Boeing esternalizzato una ventina di anni fa e divenuto Spirit Aerosystems. La società è oggi in difficoltà, tanto da aver chiamato come amministratore delegato l’ex capo dei velivoli commerciali Boeing, Pat Shanahan. Boeing ha smentito di voler reinternalizzare Wichita, ma intanto ha dovuto concederle un’iniezione di contanti. I problemi emersi di recente sui 737 comprendono l’allentamento di un bullone sui comandi del timone e i coni di coda. Individualmente, si tratta di cose alle quali è facile porre rimedio: i controlli dei plug, per esempio, richiedono dalle 4-8 ore di lavoro per aereo, cioè una mezza mattina di un paio di meccanici. Nel loro complesso, sembrano però puntare verso il controllo qualità di produzione, in passato fiore all’occhiello di Boeing. Né cambia molto osservare che molti Max sono rimasti fermi per mesi in attesa di essere riautorizzati a volare: i controlli frettolosi in questa fase sarebbero infatti altrettanto problematici di quelli nella produzione originaria.

Se l’NTSB individuerà la causa nella manutenzione di Alaska Airlines, il costruttore sarebbe scagionato. Se le ispezioni dovessero individuare plug mal montati o difettosi, tornerebbe invece sotto accusa la cultura della qualità di Boeing, non disgiunta dai dubbi sulle strategie industriali che privilegiano i risultati finanziari su quelli di produzione. Al momento, i dati non consentono di dire molto di più.

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