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Ai leader di partito non conviene candidarsi alle europee. Il radar di Swg

Oltre la metà degli elettori ritiene un errore limitare a due mandati la possibilità, per i governatori delle Regioni, di esercitare il loro ruolo. Le primarie per scegliere i candidati restano abbastanza in voga nel centrosinistra, mentre l’ipotesi che i leader dei partiti si possano candidare alle Europee non piace a nessuno. I numeri di Swg

Oltre la metà degli elettori ritiene un errore limitare a due mandati la possibilità, per i governatori delle Regioni, di esercitare il loro ruolo. D’altro canto, nella fattispecie sul caso Sardegna – da diversi giorni al centro di un acceso dibattito tutto interno al centrodestra – l’opinione pubblica non considera particolarmente grave non ricandidare un presidente uscente che abbia completato solo il primo mandato e non ritiene che questa scelta sia necessariamente un’ammissione della sua inefficienza. Tuttavia la sostituzione difficilmente può essere motivata soltanto da un cambio dei rapporti di forza all’interno della coalizione.

La fotografia sul sentiment elettorale, arriva dall’ultimo report elaborato dall’agenzia di sondaggi Swg proprio a ridosso di alcuni appuntamenti elettorali sui territori. Infatti, al di là dell’appuntamento delle Europee, ci attende un anno fitto di elezioni: il rinnovo di cinque consigli regionali e dei rispettivi presidenti e le elezioni amministrative in circa 3.700 comuni.

I numeri

Come detto in premessa, la metà (54%) di coloro che hanno risposto al sondaggio, è contraria a limitare l’esperienza dei governatori a due mandati, con però una significativa differenza tra l’area di centrosinistra, dove il 51% sostiene tale restrizione, e il centrodestra che tende a voler togliere ogni limite.

Primarie

Anche sulle modalità di designazione dei candidati, le risposte sono piuttosto eterogenee e indicano in modo chiaro una profonda differenza di sensibilità tra elettorato di centrodestra ed elettorato di centrosinistra. Le primarie, infatti, rimangono ancora molto attuali – come da inveterata tradizione – ma per buona parte degli elettori del centrosinistra allargato non devono essere considerate un percorso obbligato. È curioso notare che, a fronte del 44% tra gli elettori del centrosinistra che propende per il passaggio “obbligato” per le primarie, il 42% (una percentuale quasi sovrapponibile) propenda per sostenere la tesi che a volte i candidati possano essere scelti direttamente dai partiti o a seconda della situazione. Quest’ultima circostanza è particolarmente interessante, specie in ottica territoriale, laddove spesso per trovare una sintesi si ricorre alla figura di un candidato civico al di fuori delle logiche partitiche.

I leader e la corsa alle Europee

Anche l’ipotesi che i leader dei partiti principali, dal premier Giorgia Meloni, passando per la segretaria del Pd Elly Schlein, finendo con il segretario del Carroccio, Matteo Salvini, non piace particolarmente all’elettorato. Anzi. Stando ai numeri rilevati da Swg, prevale l’idea che siano inopportune le candidature, alla luce del fatto che poi avvenga la rinuncia al seggio. E, in questo senso, la contrarietà risulta particolarmente marcata tra gli elettori del centrosinistra. La percentuale è altissima: il 72%, benché anche il 52% di elettori del centrodestra dovrebbe far ben capire e orientare le decisioni che gli esponenti del governo dovrebbero assumere proprio in queste ore.

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