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Il futuro della guerra sarà in Crimea. Parola di Zelensky

Sull’Economist il leader ucraino insiste sul fatto che, malgrado la percezione del conflitto all’estero, l’Ucraina non stia perdendo la guerra. E suggerisce uno spostamento del baricentro della guerra verso Sud

Non è la prima volta che il leader ucraino Volodymyr Zelensky si concede all’Economist per farsi intervistare. Ma rispetto alle altre volte, qualcosa è cambiato. E questo cambiamento si può percepire nell’aria. Fino ad ora il presidente ucraino si era sempre dimostrato adrenalinico e galvanizzato; pronto a promuovere la causa del suo popolo in lotta contro l’invasore. Adesso però questi stati d’animo hanno lasciato spazio alla stanchezza. Del presidente stesso e del popolo ucraino, stremati da quasi ventiquattro mesi di lotta durissima, ma anche dei Paesi occidentali, il cui supporto per Kyiv inizia a tentennare.

Secondo Zelensky, l’Occidente ha perso il senso dell’urgenza, così come molti ucraini hanno perso il senso della minaccia esistenziale. Ma il suo obiettivo è quello di far sì che entrambi recuperino ciò che hanno perduto lungo il cammino. “Forse non siamo riusciti a fare come il mondo voleva. Forse non tutto è così veloce come qualcuno immaginava” asserisce il leader ucraino, aggiungendo poi che la Russia di Vladimir Putin è ancora ben lontana dalla vittoria, e i sanguinosi assalti delle truppe russe nei pressi dell’area di Avdiivka ne sono solo l’ennesima dimostrazione. Citando anche le stime dell’intelligence di Sua Maestà, secondo le quali l’apparato militare di Mosca conterà almeno mezzo milione di morti entro il 2025. “Migliaia, migliaia di soldati russi uccisi. E nessuno li ha portati via”.

E mentre i progressi del Cremlino nell’anno appena conclusosi sono stati molto limitati (“Nessuna grande città è stata occupata dai russi nel 2023”), l’Ucraina è riuscita a superare il blocco russo del Mar Nero e ora trasporta milioni di tonnellate di grano all’estero utilizzando una nuova rotta che abbraccia la costa meridionale dell’Ucraina.

Eppure, la percezione generale è che l’Ucraina stia perdendo. Una percezione che rischia di autoavverarsi, poiché la convinzione che la vittoria sia diventata impossibile rischia di privare l’Ucraina del denaro e delle armi di cui ha bisogno per vincere. Il fatalismo può diventare una profezia che si autoavvera, come ricorda saggiamente la redazione dell’Economist. E l’avvicinarsi delle elezioni tanto in Europa quanto negli Stati Uniti, ma anche nella Federazione Russa, rende il tutto ancora più esplosivo.

Ma Zelensky non è pronto ad arrendersi. “Dandoci soldi o dandoci armi, vi sostenete da soli. Salvate i vostri figli, non i nostri” è il monito che rivolge all’Occidente. Aggiungendo che, se l’Ucraina viene sconfitta, poi toccherà all’Occidente. “Putin sente la debolezza come un animale, perché è un animale. Sente il sangue, sente la sua forza. E vi mangerà per cena con tutte le vostre Ue, Nato, libertà e democrazia. I servizi di intelligence di diversi Paesi europei hanno già iniziato a esaminare la possibilità di un attacco sul loro territorio da parte della Russia… anche quei Paesi che non facevano parte dell’Urss”. Il presidente ucraino sottolinea perciò come l’Europa potrebbe debba Kyiv facendo lobbying a Washington. Aiutando così sé stessa.

Parlando di eventuali negoziati, Zelensky afferma di non vedere progressi, ma solo “ passi di un Paese terrorista”, riferendosi ai continui attacchi con missili e droni che stanno prendendo sempre più vigore. Ma anche alle recenti aperture per le trattattive, fatte “non perché sono uomini giusti, ma perché non hanno abbastanza missili, munizioni o truppe preparate. Hanno bisogno di questa pausa. Ripristinare tutte le loro forze. E poi, con tutta la loro forza, voltare la pagina di questa guerra”.

Per il 2024, il leader ucraino vede il centro di gravità del conflitto spostarsi sul bacino del Mar Nero e sulla penisola di Crimea, dove l’obiettivo è assediare le forze russe presenti e degradare le loro capacità di combattimento. Qui, un’operazione coronata dal successo sarebbe “un grandissimo segnale” al resto del mondo, Russia compresa: essa mostrerebbe infatti come “migliaia di ufficiali russi sono morti solo a causa dell’ambizione di Putin”. Ma ogni successo dipenderà dall’assistenza militare all’Ucraina da parte dei partner occidentali. Kyiv ha più volte richiesto forniture di Taurus, un missile da crociera stealth a lungo raggio di fabbricazione tedesca con la capacità di esplodere in profondità all’interno di un bersaglio. Quest’arma potrebbe consentire all’Ucraina di distruggere il ponte di Kerch, costato 4 miliardi di dollari, isolando di fatto la penisola di Crimea dalla Russia.

L’ambizione strategica dichiarata di riportare l’Ucraina ai suoi confini originari non è cambiata e non cambierà, ma da parte di Zelensky non vengono più fissati termini temporali, né ci sono promesse su quanto territorio l’Ucraina possa liberare l’anno prossimo. Il suo compito immediato nella guerra di terra sarà quello di difendere i territori già liberati e proteggere le infrastrutture critiche del Paese. Fin quanto sarà necessario.



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