Skip to main content

Cosa si aspetta Washington dalla presidenza italiana del G7. L’analisi dell’amb. Reeker

Roma può cogliere l’opportunità della presidenza del Gruppo per portare avanti temi fondamentali in un momento cruciale come questo, caratterizzato da turbolenze geopolitiche uniche, in un anno di elezioni che coinvolgono la metà della popolazione mondiale. L’analisi di Philip T. Reeker, ambasciatore, partner e lead della Europe&Eurasia practice all’Albright Stonebridge Group e chair del Global Europe program presso il Wilson center

L’Italia assume la presidenza del G7 in un momento cruciale, caratterizzato da turbolenze geopolitiche uniche, in un anno di elezioni che coinvolgono la metà della popolazione mondiale (compresi i Paesi del G7 e gli ospiti del vertice, India e Indonesia) e da crescenti tensioni legate alle guerra in corso in Ucraina e nel Medio Oriente.

In questo panorama frammentato, Roma può cogliere l’opportunità della presidenza del Gruppo per portare avanti temi fondamentali, come evidenziato dal potenziamento dei rapporti con i partner del G7: una stretta collaborazione con il Regno Unito su migrazione e sicurezza; una cooperazione industriale e difensiva rafforzata con il Giappone (Gcap congiunto); un consolidato rapporto operativo con Germania e Francia; soprattutto un allineamento strategico del governo del premier Meloni con gli Stati Uniti.

Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha delineato alla Conferenza degli ambasciatori come l’Italia rappresenti un “vero partner in questo momento cruciale”. L’amministrazione Biden ha improntato la sua politica estera sul rinvigorire (e riparare) alleanze e partenariati, con il G7 in posizione apicale per affrontare le questioni globali più urgenti.

Washington si aspetta una presidenza italiana del G7 incisiva, che stimoli una cooperazione attiva per promuovere un’agenda con risultati concreti su vari fronti: garantire un sostegno economico e militare continuo all’Ucraina; affrontare il conflitto in Medio Oriente per avanzare verso una pace duratura; sviluppare catene di approvvigionamento resilienti per le tecnologie critiche; sostenere un Indo-Pacifico libero, aperto e sicuro; promuovere la stabilità nel Nord Africa.

L’Italia è pronta ad ampliare il supporto militare ed economico a Kiev e a garantire un’assistenza umanitaria senza precedenti al Medio Oriente. Il ministro degli Esteri Tajani ha sottolineato il ruolo del G7 come strumento per la pace e la crescita, basato sul ruolo preminente dell’Italia nella ricostruzione e transizione energetica dell’Ucraina, nonché sul forte sostegno all’apertura dei negoziati di adesione all’Ue con Kiev.

In Medio Oriente l’Italia può e intende sfruttare le sue preziose relazioni creando un summit “G7 plus” focalizzato sul Mediterraneo che coinvolgerebbe i principali attori della regione. In un chiaro accenno alle priorità di Roma, il governo ha descritto il suo focus su Africa e Global south come un impegno sul nesso tra sviluppo e migrazione, ovvero collegando gli obiettivi di sviluppo alla riduzione della migrazione.

Il premier Meloni ha pianificato un vertice Italia-Africa a fine gennaio; l’Unione africana è stata invitata al summit dei leader del G7 e l’Italia porta avanti il suo progetto geopolitico di punta, il Piano Mattei, un piano di cooperazione quadriennale con gli Stati africani “basato su interessi reciproci” riguardo a energia, sviluppo sostenibile e minerali critici.

Gli sforzi strategici dell’Italia per collegare la sua presidenza del G7 con il Global south mirano anche a contrastare la crescente presenza russa e cinese in Africa e in America Latina, dove attori storici come Francia e Usa hanno perso terreno. Il legame tra sviluppo e migrazioni è intrecciato con i dossier del G7 su minerali strategici, risorse energetiche e sviluppo di infrastrutture sostenibili, filoni di lavoro progettati per affrontare le esigenze delle popolazioni in crescita, come alternativa al modello della Belt and road.

Con l’Italia strategicamente posizionata come hub e gateway per nuove partnership tra l’Indo-Pacifico e il Mediterraneo, il G7 di Roma darà priorità ai corridoi infrastrutturali che collegano l’Europa con l’Asia Centrale, il Medio Oriente e l’Africa. Un approccio indo-mediterraneo, con un impegno italiano più intenso nell’Indo-Pacifico e nel sud-est asiatico e portando le discussioni sul tema al tavolo del G7, si allinea agli sforzi degli Stati Uniti per garantire un Indo-Pacifico aperto contro le ambizioni della Cina.

A seguito del codice di condotta sull’IA di Hiroshima e dell’AI Act europeo, l’Italia mira a continuare il lavoro sulla gestione dell’intelligenza artificiale, concentrandosi in particolare sul suo impatto sulla forza-lavoro e creando un gruppo di lavoro G7 sul tema. In parallelo, il gruppo di lavoro sulla sicurezza informatica del G7 italiano è stato accolto con entusiasmo a Washington e si impegna a progredire nella governance internazionale dei sistemi di sicurezza informatica, cercando anche di ridurre le dipendenze dalle catene di approvvigionamento.

Nonostante i deficit e la crescita economica più debole limitino la libertà d’azione italiana, Roma gode di una insolita stabilità politica interna. L’Italia è destinata a porsi al centro della scena internazionale e sfruttare la sua posizione geostrategica unica per promuovere una cooperazione importante nello sviluppo sostenibile con il Global south.

Grazie alle relazioni diplomatiche favorevoli con i partner del G7, nel Medio Oriente e con i Paesi africani, la presidenza italiana è ben posizionata per ottenere progressi significativi in ambito di pace e stabilità, ampliando le catene di approvvigionamento resilienti, attuando normative su IA e sicurezza informatica e promuovendo ulteriori infrastrutture di connessione globale.

(Articolo pubblicato sulla rivista Formiche 198)


×

Iscriviti alla newsletter