Fra Turchia e Iran il dialogo non verte solo sulle posizioni comuni contro Netanyahu, ma anche sulle diverse vedute circa la guerra civile siriana dove è andato in scena un vero e proprio derby. Nel mezzo, le azioni atlantiste nel mar Rosso e i passi in vanti di Ankara sulla Svezia nella Nato
Non è lineare come in passato la relazione diplomatica, politica e geostrategica fra Turchia e Iran, alla luce di vecchi (Siria) e nuovi (Gaza) dossier. Certamente nel loro recente incontro ad Ankara Recep Tayyip Erdogan e Ebrahim Raisi hanno confermato la posizione comune sulla guerra a Gaza, che resta prioritaria nell’agenda di entrambi, così come resta in cima all’agenda l’avversità a Benjamin Netanyahu. Ma al contempo, accanto alla necessità di grantire la stabilità regionale nel contesto bellico sia a Gaza che nel mar Rosso, e accanto ad una partnership energetica, emergono diverse vedute circa la guerra civile siriana.
Il terreno comune
La visita di Raisi era stata fatta slittare già per due volte, a causa soprattutto degli attacchi nella città di Kerman, nel sud-est iraniano. Raisi ed Erdogan da un lato auspicano di evitare mosse che potrebbero inasprire ulteriormente la stabilità del Medio Oriente a tre mesi dall’inizio della guerra tra Israele e Hamas a Gaza. Il presidente turco ha chiesto un cessate il fuoco immediato e ha sostenuto azioni legali affinché Israele venga processato per genocidio. Posizione confermata dal ministro degli Esteri turco Hakan Fidan che ne ha discusso con le sue controparti iraniana e pakistana.
Di contro Teheran guida il cosiddetto “Asse della Resistenza”, una coalizione che vede tra i soci Hamas e gruppi musulmani sciiti armati come Hezbollah e i ribelli Houthi nello Yemen. Passaggio questo che rientra nell’attualità della crisi nel Mar Rosso.
Il caso siriano
Mentre i ribelli sostenuti da Ankara hanno provato a scavalcare il presidente siriano Bashar al-Assad, Teheran ha sostenuto il suo governo. Solo negli ultimi mesi Erdogan ha cercato di immaginare un percorso che lo portasse a migliorare le relazioni con Damasco. Inoltre due giorni fa si è tenuto il 21° round dei colloqui sulla Siria nel formato Astana, sotto la garanzia di Turchia, Russia e Iran, alla presenza di Ali Asgar Haci, consigliere senior per gli affari politici presso il Ministero degli affari esteri iraniano, Ahmet Yıldız, viceministro degli affari esteri della Turchia, e Aleksandr Lavrentiyev, rappresentante speciale per la Siria del presidente russo Vladimir Putin. Presente anche Najat Rochdi, vice inviato speciale per la Siria presso le Nazioni Unite.
La dichiarazione finale parla di attuare pienamente tutti gli accordi su Idlib, senza tacere sulla preoccupazione per la presenza e le attività di gruppi terroristici che rappresentano una minaccia per i civili all’interno e all’esterno dell’area.
Nella Repubblica araba siriana, inoltre, la stabilità potrà essere garantita solo preservando la sovranità e l’integrità territoriale del paese, respingendo quindi ogni tentativo di creare nuove realtà sul campo. Un muro infine è stato alzato circa il sequestro e trasferimento illegale di risorse petrolifere che dovrebbero appartenere alla Siria. Il tavolo di Astana ha denunciato per questo tutte le sanzioni unilaterali che violerebbero il diritto internazionale.
Più relazioni
Erdogan pragmaticamente punta a rafforzare le sue relazioni commerciali con Raisi, in questo senso starebbe valutando l’apertura di nuovi valichi di frontiera. Il record di interscambio porta la data del 2012 con quasi 22 miliardi di dollari, poi solo numeri in discesa, anche a seguito del covid e delle sanzioni. Per cui il governo del Bosforo punta a creare centri commerciali in prossimità del confine per aumentare lo sviluppo economico.
Parimenti significativo è il dossier energetico tra i due paesi, alla base del consiglio d’affari turco-iraniano dove sono stati siglati alcuni accordi. Secondo il ministro dell’Energia Alparslan Bayraktar la cooperazione energetica è stata al centro del suo incontro con il ministro del Petrolio iraniano Javad Owji: “Abbiamo affermato che la nostra cooperazione soprattutto nel settore del gas naturale deve essere valutata in un quadro più ampio”, ha scritto su X.
Corridoio Zangezur
Non sfugge che, al di là della crisi a Gaza, un altro argomento molto caldo fra Erdoğan e Raisi è il progetto del Corridoio Zangezur, che garantirà un collegamento terrestre diretto tra l’exclave Nakhchivan e la Turchia, quindi con l’Azerbaigian e l’intera macro area dell’Asia centrale, eliminando in questo modo la dipendenza di Nakhchivan dal controllo armeno per i trasporti.
Con questa bretella, sancita dalla Dichiarazione Shusha del 2021, il ponte tra Turchia e Azerbaigian si rafforzerebbe ulteriormente, al pari dello status turco di hub energetico per il gas proveniente dall’Azerbaigian e dall’Iran, decisivo tanto per il Caucaso meridionale che per i mercati europei.
@FDepalo
Cumhurbaşkanımız Sayın @RTErdogan ve İran Cumhurbaşkanı Sayın İbrahim Reisi’nin katılımı ile Cumhurbaşkanlığı Külliyesi’nde düzenlenen Türkiye-İran Yüksek Düzeyli İş Birliği Konseyi Sekizinci Toplantısı’na iştirak ettik.
Toplantı sonrasında Bakanlığımız ile İran Petrol… pic.twitter.com/en6gPBUmLe
— Alparslan Bayraktar (@aBayraktar1) January 24, 2024