Una regolamentazione globale, sulla scia del codice di condotta di Hiroshima ereditato dal Giappone, è il tema in cima all’agenda dell’esecutivo italiano per i mesi che lo vedranno alla guida delle potenze mondiali. L’obiettivo è sfruttare le potenzialità e abbattere i rischi. Mentre sono state aperte le prime due sede regionali del Dipartimento della trasformazione digitale, il primo passo per unire il Paese
La presidenza italiana del G7 inizia sotto il segno della responsabilità. Almeno questa è la parola chiave emersa nell’incontro di lunedì, promosso dal Dipartimento per la Trasformazione Digitale, l’Istituto Affari Internazionali (IAI) e il T7, durante cui è stato illustrato e discusso con le aziende il codice di condotta di Hiroshima, ideato per regolare l’intelligenza artificiale durante la presidenza giapponese. “Il nostro programma di lavoro raccoglie questa eredità”, ha scritto Alessio Butti, sottosegretario di stato alla presidenza del Consiglio dei ministri con delega all’innovazione tecnologica. Ricevendo le lodi anche di Google, presente (virtualmente) con il global head of government affairs e public policy Karan Bhatia, che ha sottolineato quanto “la responsabilità deve essere al centro dello sviluppo dell’IA”. Un monito riassunto appunto nel codice di condotta nipponico, per cui “non vediamo l’ora di lavorare con l’Italia e le nazioni del G7 per promuovere il coordinamento internazionale in modo da poter realizzare il potenziale dell’IA a beneficio di tutti”. Un concetto ripreso dal suo omologo italiano, Diego Ciulli, che ha ribadito l’importanza della partnership tra pubblico e privato.
“Sono profondamente preoccupata per l’impatto dell’IA sul mercato del lavoro. Oggi siamo di fronte a una rivoluzione in cui l’intelletto umano rischia di essere sostituito”, aveva dichiarato a dicembre la premier Giorgia Meloni in conferenza stampa, delineando la strada che il suo governo avrebbe voluto seguire nel corso di quest’anno, quando sarà alla guida delle maggiori potenze mondiali. In cima all’agenda c’è appunto la trasformazione digitale e, al punto numero uno, la sua regolamentazione. Che deve avvenire con un approccio equilibrato, senza andare a scapito di qualcuno ma al contrario sfruttando tutte le sue potenzialità.
Il processo va avanti da tempo, passato di governo in governo. Un primo gruppo di esperti era stato formato nel 2019 e, nel luglio dell’anno successivo, aveva partorito la Strategia italiana per l’intelligenza artificiale, sponsorizzata dal ministero dello Sviluppo Economico. Nel 2021, poi, il dicastero dell’Università e della Ricerca ha lanciato il Programma strategico per l’intelligenza artificiale per il triennio 2022-20224, con cui l’ex presidente del Consiglio Mario Draghi voleva accorciare il gap con Francia e Germania. Una nuova strategia dovrà infine essere pensata entro questi dodici mesi dal Comitato di coordinamento dell’IA voluto proprio dal sottosegretario Butti.
In questo contesto rivoluzionario, lo IAI ha assunto un ruolo centrale – insieme all’altro grande think tank italiano con respiro internazionale, Ispi. All’Istituto romano è stato infatti affidata la gestione di una task force nell’ambito del G7, guidata dal presidente della Fondazione della Compagnia di San Paolo Francesco Profumo, che dovrà strutturare delle raccomandazioni sui processi decisionali della nuova governance globale dell’intelligenza artificiale, i principi che regolino la trasparenza anche in termini giuridici, i rischi e gli impatti dei suoi strumenti.
La giornata di lunedì è stata importante anche per un altro motivo, che mostra la concretezza dell’impegno italiano. Con degli accordi sottoscritti con la Regione Puglia e l’Ente di Diritto allo Studio della Regione Siciliana sono state aperte le prime due sedi territoriali del Dipartimento per la trasformazione Digitale. Più nello specifico, nei capoluoghi di regione Bari e Palermo. “Siamo compiendo passi concreti per avvicinare la trasformazione digitale ai cittadini e alle realtà locali”, ha affermato proprio il sottosegretario Butti.
Tuttavia è solo l’inizio. L’intenzione è di aprire altre nove sedi in tutto il territorio nazionale, più precisamente a Milano, Torino, Bologna, Napoli, Cagliari, Catanzaro, Firenze, Genova e Potenza.