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L’AI trasformerà l’economia globale. Scenari ed equilibri futuri secondo l’Fmi

Da qualunque parte la si voglia vedere, l’avvento dell’Intelligenza Artificiale è destinato a polverizzare posti di lavoro. E, forse, a rischiare di più saranno le economie avanzate. L’intervento del direttore del Fmi, Kristalina Georgieva

Giorgia Meloni lo aveva detto in occasione della conferenza stampa di inizio anno, lo scorso 4 gennaio: l’Intelligenza Artificiale può essere anche un’opportunità da cogliere, ma allo stato dei fatti è più una minaccia al mercato del lavoro che altro. Tradotto, deve essere governata se si vogliono trarre dei benefici. In una manciata di giorni è arrivata la gran cassa del Fondo monetario internazionale, o meglio del suo numero uno, Kristalina Georgieva. Che, in un discorso pubblicato sul blog del Fmi, ha fatto sue certe preoccupazioni.

“Siamo sull’orlo di una rivoluzione tecnologica che potrebbe far ripartire la produttività, stimolare la crescita globale e aumentare i redditi in tutto il mondo. Tuttavia potrebbe anche sostituire posti di lavoro e aggravare la disuguaglianza”, ha esordito Georgieva. “Il rapido progresso dell’Intelligenza Artificiale ha affascinato il mondo, provocando entusiasmo e allarme e sollevando importanti domande sul suo potenziale impatto sull’economia globale. L’effetto netto è difficile da prevedere, poiché l’Intelligenza Artificiale si diffonderà nelle economie in modi complessi. Ciò che possiamo dire con una certa sicurezza è che dovremo elaborare una serie di politiche per sfruttare in modo sicuro il suo vasto potenziale a beneficio dell’umanità”.

Va bene, ma come salvare milioni di posti di lavoro? “Quasi il 40% dell’occupazione globale è esposta all’Intelligenza Artificiale. Storicamente, l’automazione e la tecnologia dell’informazione hanno avuto la tendenza a influenzare le attività di routine, ma una delle cose che distingue l’Intelligenza Artificiale è la sua capacità di avere un impatto sui lavori altamente qualificati. Di conseguenza, le economie avanzate si trovano ad affrontare maggiori rischi legati, ma anche maggiori opportunità di sfruttarne i benefici, rispetto ai mercati emergenti e alle economie in via di sviluppo”, ha scritto Georgieva.

C’è una distinzione da fare. Premesso che l’avvento dell’Intelligenza Artificiale impatterà inevitabilmente sul mercato del lavoro, “nelle economie avanzate, circa il 60% dei posti di lavoro potrebbe esserne influenzato. Circa la metà dei lavori esposti potrebbe trarre vantaggio dall’integrazione dell’Intelligenza Artificiale, migliorando la produttività. Per l’altra metà, le applicazioni dell’Intelligenza Artificiale potrebbero eseguire compiti chiave attualmente svolti dagli esseri umani, il che potrebbe ridurre la domanda di manodopera, portando a salari più bassi e a una riduzione delle assunzioni. Nei casi più estremi, alcuni di questi posti di lavoro potrebbero scomparire”.

Diversamente, “nei mercati emergenti e nei Paesi a basso reddito, invece, l’esposizione all’Intelligenza Artificiale dovrebbe essere rispettivamente del 40% e del 26%. Questi risultati suggeriscono che i mercati emergenti e le economie in via di sviluppo si trovano ad affrontare meno interruzioni immediate a causa dell’Intelligenza Artificiale. Allo stesso tempo, molti di questi paesi non dispongono delle infrastrutture o della forza lavoro qualificata per sfruttare i vantaggi, aumentando il rischio che nel tempo la tecnologia possa peggiorare la disuguaglianza tra le nazioni”.

Insomma, “l’Intelligenza Artificiale potrebbe anche influenzare la disuguaglianza di reddito e ricchezza all’interno dei Paesi. Potremmo vedere una polarizzazione all’interno delle fasce di reddito, con i lavoratori che riescono a sfruttare l’intelligenza artificiale che vedono un aumento della loro produttività e dei loro salari e quelli che non possono restare indietro. La ricerca mostra che l’Intelligenza Artificiale può aiutare i lavoratori meno esperti a migliorare la loro produttività più rapidamente. I lavoratori più giovani potrebbero trovare più facile sfruttare le opportunità, mentre i lavoratori più anziani potrebbero avere difficoltà ad adattarsi”.

Conclusione. “Nella maggior parte degli scenari, l’Intelligenza Artificiale probabilmente peggiorerà la disuguaglianza complessiva, una tendenza preoccupante che i politici devono affrontare in modo proattivo per evitare che la tecnologia alimenti ulteriormente le tensioni sociali. È fondamentale che i Paesi istituiscano reti di sicurezza sociale complete e offrano programmi di riqualificazione per i lavoratori vulnerabili. In tal modo, possiamo rendere la transizione verso l’IA più inclusiva, proteggendo i mezzi di sussistenza e frenando la disuguaglianza”.

 



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