Affermare che il progetto è vuoto, solo perché lo fa la destra, in giorni nei quali tante autorità sono presenti al Quirinale e in cui in gioco vi è la ragion di Stato, è sconsiderato, provinciale e irresponsabile. Infatti ciò equivale a ritenere che 54 governi, Sergio Mattarella e il vertice delle istituzioni europee siano investiti da un medesimo giudizio di inettitudine, francamente insensato e destinato a ritornare sul poco autorevole mittente. Il commento di Benedetto Ippolito
La conferenza Italia-Africa, svoltasi a Roma in questi giorni, segna certamente una delle iniziative di politica estera più importanti che siano state fatte negli ultimi anni, nel contesto dell’Unione Europea.
Si tratta infatti di una presa d’atto della nuova situazione geopolitica mondiale e di una risposta politica ingegnosa e attiva, che vede la nostra nazione come protagonista.
Il merito è del presidente del Consiglio. Giorgia Meloni, infatti, non solo ha dimostrato di avere le idee chiare e di possedere la caratura personale per guidare iniziative del genere, ma ha saputo raccogliere attorno a sé Sergio Mattarella, i vertici dell’Unione europea e la maggior parte dei capi di Stati del continente africano.
È quasi inutile menzionare la rilevanza strategica, umana ed economica, del grande continente africano. Ed è perfino banale rimarcare il pericolo dell’azione che Cina e Russia stanno impartendo da anni in zona equatoriale, espandendosi in maniera militare e predatoria, capitalizzando materie prime e imprimendo instabilità politica in molti Stati africani, causa prima dell’immigrazione che subiamo.
L’Europa torna protagonista adesso grazie all’Italia. E l’Italia inaugura così la presidenza del G7, divenendo interlocutore principale di una possibile azione internazionale di inserimento del Mediterraneo nel cuore del Vecchio continente e di coinvolgimento dell’Africa nello scacchiere mondiale, nell’interesse dell’Africa stessa e del suo sviluppo.
“Una pagina nuova nelle nostre relazioni basate su cooperazione da pari a pari”: così Giorgia Meloni concludendo i lavori della conferenza. “Considero questa giornata come una ripartenza. Siamo solo all’inizio, il piano Mattei è fatto di obiettivi concreti, un cronoprogramma preciso, un modello nuovo”.
Al di là dei giudizi critici, sempre legittimi e utili in democrazia, a valere sono qui i fatti concreti. E in questo caso la realtà è che Meloni garantisce finalmente l’interesse nazionale, opera bene in politica estera, ringiovanendo l’immagine del nostro Paese, dandogli attrattiva e dignità di interlocutore serio e deciso per tutti.
Se critiche volessero essere fatte, esse dovrebbero però calibrarsi sull’interesse nazionale e proporre magari finalità diverse da queste molto chiare di Meloni. Ad esempio affermare che il progetto è vuoto, solo perché lo fa la destra, in giorni nei quali tante autorità sono presenti al Quirinale e in cui in gioco vi è la ragion di Stato, è sconsiderato, provinciale e irresponsabile. Infatti ciò equivale a ritenere che 54 governi, Sergio Mattarella e il vertice delle istituzioni europee siano investiti da un medesimo giudizio di inettitudine, francamente insensato e destinato a ritornare sul poco autorevole mittente.
Diciamo la verità. L’opposizione dovrebbe crescere qualitativamente e sfruttare la forza della destra per portare allo stesso livello qualitativo le proprie iniziative opposte. Argomenti non mancherebbero. Di fatto non mancano mai. Si può infatti anche immaginare da sinistra un protagonismo italiano. Ma non si può gettare melma sul nostro governo senza avere idee e consapevolezza, destituendo così se stessi e noi tutti di ogni credibilità.
In questo momento vi è sicuramente l’Italia in gioco, la sua forza democratica interna e l’efficacia di una politica estera nuova, dinamica, che probabilmente diverrà anche una linea guida dell’Europa di domani. L’Unione europea ha l’occasione di mostrarsi finalmente utile per i cittadini e non soltanto un luogo di potere impopolare. L’Africa è più vicina. Ma vi è, purtroppo, anche una sinistra in agonia, divisa, dedita solo a criticare, senza prendere atto della situazione di smarrimento in cui versa storicamente la propria cultura e oltretutto incapace di essere realmente competitiva e propositiva con una propria agenda positiva. Affidare la rinascita progressista solo alla distruzione dell’Italia e al vecchio progetto regressivo del “tassa e spendi” è l’apocalisse dell’anacronismo.
L’esecutivo Meloni, a ben vedere, è diverso dai tentativi maldestri e dilettanteschi del passato: è un governo politico, ha una solida guida democratica, propone un’idea intelligente di Italia nel mondo, sebbene non riesca ancora nel miracolo taumaturgico di trasformare l’opposizione in qualcosa di serio e di adeguato al caso.