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L’urna dei giovani e il Presidente Mattarella. L’idea di Tivelli

Lavoro giovanile, formazione universitaria e post-universitaria, riavvicinamento fra mondo della scuola e dell’università e mondo del lavoro, disagio giovanile, intuizioni su possibili startup giovanili potrebbero essere i temi principali su cui si misura questo richiamo dei giovani al confronto. La riflessione di Luigi Tivelli

Con grande intelligenza politico-istituzionale e forte acume sociale, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo messaggio di Capodanno ha aperto una finestra importante sulla gravità della questione giovanile. Un tema che molti politici dimenticano anche perché sono ben pochi sia i giovani in Italia, ma soprattutto i giovani votanti. Nella stessa direzione di marcia il presidente Mattarella ha aperto e sollevato la questione dell’effetto di un certo uso degenere dei social network. Tra l’altro la stessa politica italiana tende a vivere tra “telecrazia”, ​​”tweettocrazia” e “socialcrazia”. E ognuna di queste tre forme tende ad incidere negativamente sull’altro. Sovviene a questo punto, pensando alle terapie e alle diagnosi, una piccola ipotesi di intervento, per eliminare una parte dei problemi che gravano sulla questione giovanile.

I giovani sono la risorsa più scarsa in questo Paese, in quanto non è che ci sia solo da oggi “la trappola delle culle”, ma sono già oltre trent’anni che siamo di fronte ad un pesante crollo della nascite. Ciò significa che i giovani sono delle minoranze, e che quindi oltre ai bambini anche i futuri genitori cominciano a scarseggiare.

Il rifugio individualistico dei giovani nei social network è ancora più cresciuto. Non sono pochi quelli che sono convinti di disporre di amicizie magari perché hanno 5000 follower su Facebook o su Instagram, ma i social network alimentano fondamentalmente una società giovanile fatta da cellule individualistiche, collegate da scarsissime connessioni a bassa intensità. Di qui l’idea che mi permetto di sottoporre, tesa a recuperare tra i giovani un senso di socialità e per certi versi di solidarietà: “le urne delle idee giovani”.

Basterebbe un’iniziativa ad opera dei sindaci o di qualche altra istituzione cittadina per cui si colloca in ogni città una grande urna, meglio se trasparente, che sarebbe appunto l’urna delle idee dei giovani. I giovani sarebbero chiamati ad usare la penna o qualche mezzo simile e ad inserire nella feritoia al centro dell’urna (tutti quelli che lo ritengono) un’idea per superare il disagio giovanile o per fronteggiare la disoccupazione giovanile o per superare il disagio sociale delle periferie, in ogni caso per rompere le catene dell’individualismo sostenute e alimentate da molti degli effetti illusori dei social network. Spetterebbe poi all’istituzione cittadina preposta raccogliere ad un certo punto le “idee giovani”, che devono essere sia idee per i giovani sia davvero giovani e nuove idee.  Per utilizzarle ai fini di eventi su “L’urna delle idee. Spunti e progetti per il mondo giovanile”. In questo modo si potrebbe diffondere nelle città e nelle cittadine italiane una sorta di startup delle idee. Non poco latitanti sono, infatti in questo Paese, anche le idee e i progetti.

In sintesi “l’urna delle idee” e “la startup delle idee” potrebbero essere metodi, approcci e formule che intercettano il disagio giovanile, colgono le capacità propositive tra i giovani più diffuse di quanto si credono, e favoriscono la socializzazione. Forse non è il caso di perdere tempo e occorrerebbe cominciare a provarci, almeno in alcune città. Lavoro giovanile, formazione universitaria e post-universitaria, riavvicinamento fra mondo della scuola e dell’università e mondo del lavoro, disagio giovanile, intuizioni su possibili su startup giovanili potrebbero essere i temi principali su cui si misura questo richiamo dei giovani al confronto.



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