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Dallo stop al Mes un’occasione (per cambiarlo). La conferenza di Giorgia Meloni

Dopo due rinvii causa salute, il premier affronta la stampa italiana e straniera. Il no alla ratifica può essere una grande opportunità per ripensare uno strumento ormai obsoleto come il Mes. La prossima manovra proseguirà nel solco di quella appena approvata e non ci saranno aumenti delle tasse. Nell’agenda del G7 a guida italiana priorità a IA e Piano Mattei

Buona la terza. Dopo due rinvii, alla fine il premier Giorgia Meloni ha affrontato i giornalisti nell’Aula dei gruppi parlamentari. Il 2023 si è chiuso con il vento in poppa per l’esecutivo, anche se non sono mancate le bucce di banana, a cominciare dalla mancata ratifica del Mes. Ma tirando una riga, i mercati continuano a garantire fiducia a Palazzo Chigi, la Borsa ha capitalizzato più di tutte le altre piazze europee e il Pnrr procede spedito, con la quarta rata incassata e la quinta in fase di arrivo. Tutto ciò premesso, adesso è tempo di guardare avanti. E la strada non è certo in discesa.

VERSO LA (NUOVA) MANOVRA

Il fuoco della stampa si è aperto con una domanda sulla manovra per il 2025, di cui tra qualche mese si aprirà il cantiere al Tesoro. Il punto di partenza è che non sarà più possibile fare nuovo deficit, in virtù dell’accordo a monte del nuovo Patto di stabilità che pone le basi per un rientro, morbido, del debito italiano. Il premier però ha dato una prima traiettoria. “Le risorse per la prossima manovra potranno essere prese, eventualmente, dalla progressiva riduzione dei tassi che potrebbe vedersi nel corso dell’anno, per mano della Bce”. Quest’anno, calcoli alla mano, l’Italia spenderà circa 90 miliardi di interessi sul debito, ma con un taglio del costo del denaro, la spesa per finanziare il debito potrebbe sgonfiarsi, liberando risorse.

Una cosa è certa, l’obiettivo di Meloni è confermare anche nella prossima finanziaria l’impianto della manovra appena approvata, che poggia sulla riduzione del cuneo fiscale. “Tra le ipotesi di tagliare la spesa o aumentare le tasse per comporre la manovra per il 2025 “preferisco tagliare le spese”, ha chiarito Meloni. “Non sappiamo quali sviluppi avrà l’economia italiana quest’anno. La crescita è stimata superiore alla media europea. Io non sono per aumentare le tasse, se servirà lavoreremo sul taglio alle spese, come già abbiamo fatto quest’anno, con tagli lineari. Penso che potremo procedere anche con maggiore precisione”.

LA SPONDA DEI MERCATI SUL MES

Meloni è stata tenuta inchiodata sui temi economici. E qui il tema è stato il Mes, o meglio la sua riforma, sulla quale manca solo la firma italiana. Nei giorni immediatamente a ridosso del Natale, non sono mancati i malumori dentro il governo, soprattutto sul versante del Tesoro, dopo che il parlamento ha affossato la ratifica del Trattato che riforma il Meccanismo. Ma la linea di Palazzo Chigi non cambia. “Il Mes continua a essere un mezzo obsoleto e la sua bocciatura può essere un’occasione, per ripensare lo strumento stesso”. Il messaggio all’Europa è chiaro, la mancata ratifica italiana deve essere il punto di partenza per un Mes diverso, maggiormente calibrato sulle esigenze dei singoli Paesi.

“Nella reazione dei mercati si legge una consapevolezza che è uno strumento obsoleto. Se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno, forse la mancata ratifica può diventare un’occasione per trasformarlo in qualcosa di più efficace e questa è la strada su cui il governo deve lavorare”. Nessuno, ha chiosato Meloni, “ha scelto di accedere al Mes, neanche al Mes light sanitario, perché ha delle problematicità, in una situazione in cui si devono fare i salti mortali per trovare le risorse è giusto interrogarsi su come usare bene le risorse”.

Poi, un passaggio sulle nuove regole fiscali, alias Patto di stabilità. “Non credo che la mancata ratifica del Mes sia da mettere in relazione con i risultati del Patto di stabilità. Sono soddisfatta, alle condizioni date, dell’accordo del Patto: non è il Patto che avrei voluto io. Quel che emerge è che non c’è un superiore interesse comune europeo ma nazioni che valutano il proprio interesse e si cerca una sintesi”.

SALVARE IL LAVORO DALL’IA

Allargando il campo, e stavolta le domande non c’entrano, Meloni ha toccato il tema, delicatissimo, dell’Intelligenza Artificiale e del suo impatto sul mondo del lavoro. E lo ha fatto nella sua breve relazione introduttiva alla conferenza, arrivando a dettare persino una sorta di agenda per il G7, di cui l’Italia terrà la presidenza, quest’anno. “L’intelletto rischia di essere sostituito perché l’impatto dell’Intelligenza Artificiale riguarda anche lavori di alto profilo. Rischiamo un impatto devastante in cui vedremo sempre meno persone necessarie. Non so dirle se siamo ancora in tempo, è un tema che mi preoccupa molto ma noi organizzeremo un focus sull’IA al G7 e prima ancora voglio fare un’iniziativa specifica sul tema dell’impatto dell’IA sul lavoro”.

E “l’Intelligenza Artificiale è una materia che questo governo porterà tra i temi prioritari della presidenza del G7”. Nel frattempo, “prima del G7 dei leader di giugno io voglio fare e sto già lavorando a una iniziativa specifica sul tema dell’impatto dell’Ia sul mercato del lavoro”. Poi ha aggiunto, rivolgendosi ai giornalisti, in merito all’iniziativa specifica sul mondo del lavoro: “confido che su questo si possa lavorare insieme”.

L’ANNO DELLE PRIVATIZZAZIONI

Altro dossier, il ruolo dello Stato nell’industria. Nella manovra 2024 il governo ha previsto privatizzazioni per 20 miliardi in tre anni, pari all’1% del Pil. Meloni ha tracciato una prima rotta, anche se poi tutto, o quasi, si giocherà al Tesoro, che delle grandi partecipate è azionista. “Laddove lo Stato deve indietreggiare, lo farà, laddove deve presidiare, presidierà. Per il futuro pensiamo a Poste, ma anche a Ferrovie. Nelle controllate al 100% dallo Stato, immaginiamo l’ingresso di investitori in quota di minoranza. D’altronde, non dimentichiamoci il successo di Monte dei Paschi, dove la domanda del mercato in occasione del primo disimpegno del Mef è stata molto gratificante”, ha spiegato Meloni.

E dunque, “il governo pensa ad una riduzione della quota statale in Poste, senza ridurre il controllo pubblico. Altra operazione allo studio, ha detto Meloni, riguarda “l’ingresso di quote minoritarie di privati in Fs: la logica delle privatizzazioni del governo è di ridurre la presenza dello Stato dove non è necessaria. Ma una cosa è certa, non ci saranno regali agli imprenditori, come nel passato”.

IL FUTURO DEL PIANO MATTEI

Dall’Italia all’Africa, ed ecco il dossier del Piano Mattei. Anche qui l’agenda del G7, per stessa ammissione della premier, è destinata ad arricchirsi con una riflessione sulla strategia di impronta italiana che mira a creare le basi per investimenti strategici in Africa, affinché esso stesso possa guadagnarne in autonomia. “Il lavoro sull’Africa, compreso il Piano Mattei, sarà un lavoro al centro del G7. Non ci stiamo rendendo conto di quanto sta accadendo lì, un continente ricco di materie prime ma altamente instabile”. Finora “non ha funzionato l’approccio paternalistico se non predatorio e il mio obiettivo è che diventi un modello e che altri paesi possano aggregarsi per un lavoro serio di strategia”.

IL REBUS FISCO

Un altro tasto è quello del fisco, specialmente sul versante estero. Ad oggi sono quasi 200 i miliardi di capitali di italiani ma detenuti all’estero e per questo esenti dal pagamento dei tributi. A chi ha fatto notare come sarebbe opportuno immaginare di poter tassare questi capitali, Meloni ha ribadito l’intenzione sì di continuare la guerra contro i paradisi fiscali, ma anche di creare le condizioni per un fisco più amico dei contribuenti. “Nella delega fiscale abbiamo posto esattamente queste questioni, se si vuole il rientro dei capitali dobbiamo anche pensare a un fisco che faccia meno paura”.



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