Sono molti gli osservatori, internazionali e non, che prevedono la perdita di milioni di posti e professioni con l’avvento delle nuove tecnologie intelligenti. Ma le cose non stanno così, serve solo una nuova e aggiornata legislazione. Conversazione con Maurizio Sacconi, già ministro del Lavoro
Posti di lavoro contro tecnologia, alla sua massima potenza. Il 2024 sarà l’anno in cui si aprirà, anzi forse è già successo, il grande dibattito sull’Intelligenza Artificiale e i suoi effetti sulle professioni svolte, ancora, da teste, braccia e gambe. Il primo giro di tavolo è previsto dal Forum economico in corso a Davos, sulle nevi della Svizzera.
Ma il tema è destinato a rimanere caldo per i prossimi anni. Il progresso va perseguito, ma a quale prezzo? E può l’Intelligenza Artificiale essere il seme di nuove diseguaglianze, come in parte sostiene il Fondo monetario e nuove forme di povertà? Domande direttamente girate a chi al mercato del lavoro ha dedicato la sua vita, Maurizio Sacconi, più volte ministro del Lavoro nei governi Berlusconi e animatore della Fondazione Marco Biagi.
“Credo che oggi sia doveroso ripensare complessivamente la regolazione del lavoro nata con la seconda rivoluzione industriale, quando le produzioni erano seriali e le macchine guidate dagli uomini, seppur in modo ripetitivo”, premette Sacconi. “Da tempo quei modi di produrre e di lavorare sono stati via via sostituiti da tecnologie intelligenti che però non escludono il lavoro dell’uomo. Semmai lo riqualificano, lo cambiano profondamente. Le stesse tipologie contrattuali fondate sulla separazione tra autonomia e subordinazione della prestazione vanno ridisegnate orientandole tutte agli obiettivi e ai risultati in modo che il lavoro diventi sempre, ad ogni livello, più creativo, più responsabile, in una parola più intelligente”.
Sacconi però respinge l’idea che l’Intelligenza Artificiale possa portare alla perdita di milioni di posti di lavoro, come sostengono non pochi economisti e organismi internazionali, a cominciare dal Fondo monetario internazionale. “Francamente non sono d’accordo con chi pensa che l’avvento della IA possa polverizzare posti di lavoro. Credo che molti compiti siano destinati a scomparire ma molti altri a nascere. Per questo respingo l’idea di un impatto violento in termini negativi sul mercato del lavoro”, chiarisce Sacconi.
Il quale sposta poi il discorso sugli aspetti legislativi. Ovvero, potrà mai arrivare una vera regolamentazione dell’Intelligenza Artificiale? “Ribadisco la necessità di una profonda e coraggiosa rivisitazione della legislazione sul lavoro nel suo complesso. Basti pensare alla stessa sicurezza costruita sui pericoli delle fonderie e organizzata negli ambienti chiusi. Marco Biagi aveva intuito la grande trasformazione del lavoro e fu scambiato per un precarizzatore quando voleva tutele moderne ed effettive”.
Lasciando il tema dell’Intelligenza Artificiale, il discorso cade sul taglio al cuneo fiscale, che il governo ha reso strutturale, almeno per il 2024. Poi, per il prossimo anno, occorrerà reperire le risorse necessarie per rifinanziare la misura. “Io credo che vada resa definitiva la corretta proporzione tra contribuzioni e prestazioni per ammortizzatori, malattia, infortuni. Tutto ciò che attiene al sostegno del sistema previdenziale deve invece rimanere a carico delle parti per controllarne la sostenibilità di lungo periodo”.