Le prove di campo largo in Sardegna non vanno benissimo, almeno per ora. Con le scadenze elettorali alle porte, la candidata di M5S e Pd Todde e l’ex presidente della Regione Soru non riescono a trovare un terreno comune. Tanti ramoscelli di ulivo, ma nessuno che voglia raccoglierli
Un ramoscello di ulivo per provare a trovare un punto di incontro, una sintesi, per il bene della Sardegna. Lo ha porto Renato Soru, già presidente dell’isola dal 2004 al 2009 e ora in corsa nel campo del centrosinistra, all’altra candidata della stessa area, Alessandra Todde, parlamentare del Movimento 5 Stelle ma nome scelto però anche dal Partito democratico. Ed è una storia di ramoscelli di ulivo porti e poi buttati via quella tra i due candidati che spaccano la sinistra sarda, già dal principio.
Partiamo dunque dall’inizio: c’era in Sardegna il desiderio di mettere assieme una coalizione abbastanza ampia da poter contendere la guida della regione alle destre (che cercano ancora una sintesi sul nome del candidato), dopo 5 anni di governo di Christian Solinas. Il nome della ex sottosegretaria grillina circolava dall’estate come possibile candidata unitaria, e dopo interlocuzioni sia a livello locale che nazionale è arrivata la conferma il 10 novembre, a Cagliari, con una conferenza stampa nella sede del Pd. A sostenerla, il cosiddetto “campo largo”, composto da Pd, M5S, Avs e altre forze autonomiste. Una scelta che ha indispettito tanti, tra cui i Progressisti presieduti dall’ex sindaco del capoluogo Massimo Zedda, gli indipendentisti di Liberu e +Europa, che hanno inizialmente scelto di muoversi invece verso Renato Soru.
Da novembre ad oggi diversi sono stati i tentativi di dialogo per trovare un fronte unitario all’interno del centrosinistra, con la consapevolezza che presentarsi divisi sarebbe un regalo al fronte opposto. L’ex presidente della Regione Soru, tra i fondatori del Partito democratico, ha più volte chiesto la possibilità di scegliere un nome attraverso le primarie, proposta che però non è mai stata seriamente presa in considerazione. E a metà novembre un incontro “riservato” tra i due si è trasformato in occasione di recriminazioni pubbliche più che di distensione dopo che la sua notizia era stata fatta trapelare da Todde nel corso di un’intervista.
Intanto, fino a pochi giorni fa, ad appoggiare il fondatore di Tiscali erano diverse forze indipendentiste così come i Progressisti guidati da Massimo Zedda (ex sindaco di Cagliari e candidato alle regionali contro Solinas nel 2019), a cui si erano uniti alcuni esponenti del Pd in disaccordo con la scelta di Todde. Ma domenica scorsa è arrivata la svolta. Con una nota, i Progressisti hanno fatto sapere che “dopo un’ampia e animata discussione al nostro interno, abbiamo preso all’unanimità la decisione più razionale possibile, quella più utile, per non far vincere la Destra, i fascisti, alle Regionali di febbraio”, spostandosi dunque verso la coalizione del campo largo, pur continuando a interloquire con Soru.
E dunque l’ultimo ramoscello d’ulivo è arrivato ieri dall’ex presidente della Regione: “Io sono per l’unità: un progetto per la Sardegna vale più di un progetto per me stesso. Per questo, invito Alessandra Todde, in qualunque momento da domani in poi, a fare un confronto pubblico su chi vuole l’unità e chi non la vuole, su qual è il suo progetto per la Sardegna e quale il mio e se possiamo trovare nelle prossime ore una persona che ci rappresenti tutti”, ha detto Soru. “Non posso decidere io per lui, ma Soru sa bene che se non aiuta a ricomporre il centrosinistra, fa un grande favore alla destra. Mentre, nella nostra coalizione, avrebbe un ruolo importante e soprattutto concorrerebbe a cambiare la Sardegna”, ha risposto dalle pagine de La Notizia Todde. “Una cosa la voglio dire con chiarezza: non accetto i tentativi di screditare il lungo e faticoso percorso della coalizione. Continuo a guardare alle cose che ci uniscono e fino all’ultimo momento lancerò messaggi che puntano all’unità”.
Ramoscelli se ne sono visti tanti, ma nessuno che fosse davvero disposto a raccoglierli.