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Stoltenberg va a Washington per sbloccare il pacchetto d’aiuti a Kyiv. Ecco come

Il Segretario Generale è attualmente impegnato in un viaggio in territorio Usa, durante il quale si interfaccerà con interlocutori delle varie dimensioni della politica. L’obiettivo (poco) implicito è quello di favorire il via libera al pacchetto di aiuti a Kyiv

Nella giornata di lunedì 29 gennaio il Segretario Generale dell’Alleanza Atlantica Jens Stoltenberg è volato in territorio statunitense. Ad attenderlo, una serie di incontri con esponenti delle varie fazioni della politica americana, con l’obiettivo di perorare gli interessi della Nato nei fori decisionali di Washington. Il momento è particolare: la minoranza repubblicana al Senato sta ancora portando avanti, dopo mesi, una battaglia all’insegna dell’ostruzionismo verso un pacchetto di aiuti da centoundici miliardi di dollari, sessanta dei quali dovrebbero andare a sostegno di Kyiv.

Lo stesso 29 gennaio il Segretario Generale dell’Alleanza Atlantica si è incontrato al Pentagono con il Segretario per la Difesa statunitense Lloyd Austin. “Gli alleati della Nato stanno fornendo un sostegno senza precedenti all’Ucraina, ed è importante che continuiamo a farlo. Il nostro sostegno non è carità; è un investimento nella nostra sicurezza perché il mondo diventerà più pericoloso se il presidente Putin vincerà in Ucraina” è stato il commento rilasciato da Stoltenberg subito prima di incontrare il suo interlocutore, sostenitore di una posizione affine alla sua.

Martedì 30 gennaio il calendario dell’ex-politico norvegese è fitto di incontri con rappresentanti degli organi legislativi, dallo speaker della Camera Mike Johnson al leader della minoranza alla Camera Hakeem Jeffries e a quello del senato Mitch McConnell. Ma il “giorno più lungo” sarà quello di mercoledì 31 gennaio, quando Stoltenberg terrà un discorso alla Heritage Foundation, think-tank conservatore strettamente allineato con Donald Trump e le sue posizioni “anti-interventiste”; non a caso, sono proprio i fedeli di Trump ad essere protagonisti del boicottaggio del pacchetto di aiuti al Senato.

Tra gli altri impegni in programma durante la tournée statunitense c’è una visita all’impianto di produzione missilistico della Lockheed Martin in Alabama, in coerenza con la narrazione (condivisa anche da Joe Biden) secondo cui l’invio di aiuti americani a Kyiv influisce positivamente anche sul mercato del lavoro nazionale. Una tematica capace di fare leva sull’ala isolazionista del Partito Repubblicano.

Stoltenberg arriva con una posizione forte negli Stati Uniti: Paesi come la Polonia, la Romania, la Francia, la Germania, il Regno Unito e gli Stati baltici hanno aumentato i loro bilanci per la difesa di decine di miliardi di dollari, mentre Finlandia Svezia hanno promesso nuovi ed enormi investimenti nella difesa. Su queste basi il Segretario Generale potrà puntare su una narrativa di come i Paesi della Nato stiano aumentando la produzione di armi, e al tempo stesso stiano cercando di mediare accordi con gli esponenti dell’industria della difesa ucraina per iniziare a (ri)costruire la capacità di Kyiv di produrre autonomamente i propri sistemi d’arma. Una narrativa che probabilmente troverà un riscontro positivo a Washington.

Questo potrebbe portare la leadership statunitense a dimostrarsi più disponibile verso un impegno di più lungo termine in Ucraina, dove la situazione sul campo di battaglia suggerisce un perdurare dello stallo e della dinamica d’attrito. “Quest’anno non ci aspettiamo grandi cambiamenti in prima linea” sono le parole di un funzionario militare della Nato (a cui è stata garantita l’anonimità) riportate da Politico. “Siamo tutti d’accordo sul fatto che la controffensiva ucraina non ha prodotto tutti gli effetti che ci si aspettava. Ma questo non significa che la Russia stia vincendo, nonostante la propaganda di Mosca. La guerra a questo punto è un impegno a lungo termine legato alla dimostrazione di leadership americana che tutti noi sosteniamo e incoraggiamo”. In queste circostanze, l’aiuto occidentale (per la stragrande maggioranza proveniente dagli Usa) è fondamentale per Kyiv nel proseguimento del suo sforzo bellico. Se questo aiuto venisse meno, la resistenza ucraina ne uscirebbe pesantemente inibita. Per la gioia di Mosca.



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