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Come sarà l’Università del futuro. Luoghi e spazi secondo il prof. Celotto

Il diritto all’istruzione universitaria nell’era tecnologica offre un potenziale straordinario per democratizzare l’accesso alla conoscenza e promuovere l’innovazione accademica. Tuttavia, è imperativo affrontare le sfide legate alla disparità tecnologica e alla sicurezza dei dati per garantire che tutti gli studenti possano beneficiare appieno delle opportunità offerte dalla congiunzione tra istruzione superiore e tecnologia. L’intervento di Alfonso Celotto

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La nostra società è in rapida evoluzione, con grande impatto dei modelli digitali. Per capire le linee di sviluppo,  partiamo dall’impianto costituzionale.

Gli articoli 33 e 34 della Costituzione tracciano i principi fondamentali relativi all’istruzione, con riferimento, rispettivamente, all’organizzazione del sistema scolastico, cui l’università fa parte e ai diritti dei cittadini di accedervi e usufruire delle relative prestazioni. Organizzazione e diritti sono aspetti speculari della stessa materia, l’una e gli altri implicandosi e condizionandosi reciprocamente. Infatti, ogni forma di organizzazione è orientata a garantire diritti e i diritti stessi condizionano la struttura e l’organizzazione del sistema.

L’art. 33 della Costituzione dopo aver stabilito, al primo comma, che “l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento” e, al secondo comma, che la “Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi”, al sesto comma, prevede per le istituzioni di alta cultura “il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato”.  Secondo la Costituzione, l’ordinamento della pubblica istruzione è dunque unitario ma l’unità è assicurata, per il sistema scolastico in genere, da “norme generali” dettate dalla Repubblica; in specie, per il sistema universitario, in quanto costituito da “ordinamenti autonomi”, da “limiti stabiliti dalle leggi dello Stato” (Corte cost. sent. n. 383/1998).

Il successivo art. 34 della Costituzione sancisce il diritto allo studio, affermando che “la scuola è aperta a tutti” e che “l’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita”. Nello statuire che “è aperta a tutti” ed in questo modo riconoscendo in via generale l’istruzione come diritto di tutti i cittadini, l’art. 34 Cost. pone un principio nel quale la basilare garanzia dei diritti inviolabili dell’uomo apprestata dall’art. 2 Cost. “trova espressione in riferimento a quella formazione sociale che è la comunità scolastica” (Corte cost. sentenza n. 215/1987).  Dalla lettura, poi, del combinato disposto dell’art. 2 Cost., con l’altrettanto fondamentale principio dell’eguaglianza sostanziale di cui all’art. 3, comma 2, Cost., le disposizioni contenute nell’art. 34 Cost. “palesano il significato di garantire il diritto all’istruzione malgrado ogni possibile ostacolo che di fatto impedisca il pieno sviluppo della persona”.

Superato il limite dell’obbligo scolastico, il diritto all’istruzione è costituzionalmente garantito ai “capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi” (art. 34, comma 3, Cost.). Il compito di rendere effettivo questo diritto, secondo quanto previsto dall’art. 34, comma 4, della Costituzione, spetta alla Repubblica attraverso borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite secondo la regola del concorso.

Schematizzando, quindi, l’art. 34 della Costituzione pone due principi fondamentali: da una parte la libertà di accesso al sistema scolastico e dall’altra il necessario intervento dello Stato a garanzia del diritto allo studio per i capaci e i meritevoli, ma privi dei mezzi economici necessari. La differenza tracciata dai costituenti tra il diritto all’istruzione nella fascia dell’obbligo e oltre tale fascia potrebbe indurre a ritenere che di diritto possa parlarsi solo con riguardo alla prima ipotesi, considerando la seconda un mero indirizzo per il legislatore. Tuttavia, tale argomentazione non può essere condivisa poiché il diritto dei capaci e dei meritevoli non è il diritto a proseguire gratuitamente gli studi, bensì “il diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”, con la conseguenza che al verificarsi delle condizioni – ossia capacità e merito e carenza di mezzi – scatta il diritto individuale e l’obbligo del legislatore di provvedere.

Delineato il quadro normativo di riferimento, sembra quantomai opportuna una riflessione sui luoghi e spazi dell’università del futuro.

L’istruzione superiore è destinata a subire una trasformazione significativa nei prossimi decenni, grazie all’accelerazione delle tecnologie emergenti e alle crescenti esigenze della società. La tecnologia svolge un ruolo sempre più rilevante nel plasmare il modo in cui gli studenti accedono e fruiscono dell’istruzione superiore.

L’utilizzo di strumenti tecnologici permette di superare le limitazioni fisiche delle aule tradizionali, consentendo l’accesso a risorse e insegnanti provenienti da diverse parti del mondo. Questo ampliamento dell’offerta formativa può arricchire l’esperienza di apprendimento degli studenti, offrendo loro opportunità uniche di acquisire conoscenze e competenze provenienti da contesti culturali diversi. La sua capacità di migliorare l’accessibilità, favorire l’inclusività, offrire flessibilità e garantire la continuità dell’istruzione in situazioni critiche lo rendono uno strumento utile a preservare e rafforzare il fondamentale diritto di ogni individuo all’istruzione.

L’utilità di tale strumento è stata evidenziata durante la pandemia. Invero, in situazioni di emergenza, come epidemie o catastrofi naturali, l’insegnamento da remoto si dimostra un prezioso strumento per garantire la continuità dell’istruzione, poiché consente di superare le sfide logistiche e garantire che gli studenti abbiano accesso all’apprendimento anche in circostanze straordinarie.

Tuttavia, è cruciale prendere in considerazione anche le sfide insite nell’impiego della tecnologia.

Il primo elemento da considerare è la disparità nell’accesso ai dispositivi tecnologici e alla connessione a Internet. Studenti provenienti da contesti socio-economici svantaggiati possono trovarsi ad affrontare limitazioni nell’acquisizione delle competenze digitali necessarie per partecipare appieno al processo di apprendimento.

Oltre alle barriere tecnologiche, il divario digitale può anche manifestarsi in termini di differenze culturali e cognitive. Studenti con diversi livelli di alfabetizzazione digitale potrebbero incontrare difficoltà nel seguire corsi che presuppongono una conoscenza avanzata delle tecnologie digitali.

L’aspetto economico gioca un ruolo cruciale nel determinare l’accesso all’istruzione universitaria. La necessità di dispositivi costosi, connessioni Internet affidabili e software specializzati può creare barriere significative per coloro che non possono permettersi tali risorse.

L’utilizzo di dispositivi tecnologici in contesti educativi, soprattutto quando coinvolge minori, richiede, inoltre, una rigorosa tutela dei loro diritti fondamentali, compresi quelli relativi ai dati personali e alle immagini.

Il diritto all’istruzione universitaria nell’era tecnologica offre un potenziale straordinario per democratizzare l’accesso alla conoscenza e promuovere l’innovazione accademica. Tuttavia, è imperativo affrontare le sfide legate alla disparità tecnologica e alla sicurezza dei dati per garantire che tutti gli studenti possano beneficiare appieno delle opportunità offerte dalla congiunzione tra istruzione superiore e tecnologia.

Un ruolo cruciale deve essere svolto dallo Stato, in ossequio al disegno costituzionale che attribuisce alla Repubblica il compito di assicurare il diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi ai capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi. La centralità del ruolo che lo Stato è chiamato a svolgere è ben riassunta dalle parole, sempre attuali, dell’on. Meuccio Ruini, che nella Relazione del Presidente della Commissione per la Costituzione, affermò “Uno dei punti al quale l’Italia deve tenere è che nella sua costituzione, come in nessun’altra, sia accentuato l’impegno di aprire ai capaci e meritevoli, anche se poveri, i gradi più alti dell’istruzione. Alla realizzazione di questo impegno occorreranno grandi stanziamenti; ma non si deve esitare; si tratta di una delle forme più significative per riconoscere, anche qui, un diritto della persona, per utilizzare a vantaggio della società forze che resterebbero latenti e perdute, di attuare una vera ed integrale democrazia”.

Ma stabiliti i principi statali, non può che essere lasciato spazio ai privati, in funzione sussidiaria. Per una offerta completa e diversificata. Che possa essere capillare ed evitare barriere economiche e digitali. Solo così potremo avere una Università aperta al futuro e pienamente concorrenziale con un mercato sempre più aperto.

 

 

 

 

 

 


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