Il ministro per gli Affari Europei, Raffaele Fitto, incontra i commissari delle otto zone a fiscalità e burocrazia agevolata, in vista del riassetto. Poi bisognerà mettere a terra i fondi europei
Il governo stringe sulla Zona unica per il Sud il cui riassetto dalle attuali otto aree a fiscalità agevolata, porta la firma del ministro per gli Affari Europei, Raffaele Fitto. Ora che sul conto della Tesoreria ci sono quattro rate del Pnrr e la quinta è in arrivo, è tempo di puntellare una delle strategie messe a punto dal governo per fare del Mezzogiorno un nuovo polmone della ripresa italiana. Missione non facile, ma certamente una semplificazione delle zone concepite per attrarre investimenti e capitali grazie alla minor burocrazia e un fisco più benevolo, può aiutare.
Per questo lo stesso Fitto ha dato un altro colpo di gas, incontrando i commissari straordinari delle attuali otto Zone economiche speciali. All’incontro erano presenti anche i rappresentanti della nuova struttura di missione Zes, che è già operativa con la nomina dei dirigenti di vertice, avvenuta nei giorni scorsi. Si è trattato di un passaggio importante, visto che il trasferimento dei poteri dai commissari alla struttura di missione, sancirà nei fatti la fine dell’esperienza delle diverse zone e la loro consecutiva unificazione.
Le funzioni dei commissari straordinari saranno così trasferite, a decorrere dal 1 marzo 2024, alla struttura di missione Zes, come peraltro prevede il decreto del presidente del consiglio del 29 dicembre 2023, che ha prorogato di due mesi le funzioni dei commissari, al fine di consentire la definizione dei procedimenti in corso e che si trovano in una fase istruttoria molto avanzata, nonché per assicurare un ordinato e graduale passaggio di consegne. “Proprio nel solco della leale collaborazione all’incontro seguiranno, già nei prossimi giorni, appositi tavoli bilaterali tra la Struttura di missione Zes ed i singoli commissari straordinari per esaminare, nel dettaglio, le peculiarità delle singole aree”, ha chiarito Fitto.
Tra i sostenitori delle Zes, allargando lo spettro, c’è sicuramente Assonime, l’associazione delle spa italiane, che alla questione ha dedicato un approfondimento. L’idea è buona e vale la pena perseguirla, ma bisogna fare attenzione a mettere tutte le caselle al posto giusto, onde evitare un effetto controproducente, il messaggio di fondo. Le Zes, hanno detto poche settimane fa le spa, “costituiscono uno strumento di politica industriale diffuso a livello globale, ad oggi, sono circa 6 mila in tutto il mondo, con un’alta concentrazione in Cina, volto ad attirare investimenti e attività produttive all’interno dei territori nei quali sono istituite facendo leva su incentivi fiscali, semplificazioni amministrative e misure di sostegno agli investimenti”.