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Chi è Alexander Stubb, il presidente che guiderà Helsinki nella Nato

Con la vittoria ai ballottaggi presidenziali, Stubb ritorna ufficialmente nella politica finlandese dopo anni di assenza. Dietro il suo ritorno, la rinnovata aggressività di Mosca e i rischi che essa comporta per i finnici

Nella notte sono arrivati i risultati definitivi dei ballottaggi delle elezioni presidenziali finlandesi. Con il 52% dei consensi, ad assumere la carica di presidente del Paese scandinavo sarà Alexander Stubb, candidato del partito di centrodestra “National Coalition Party”, che con il 52% dei consensi ha sconfitto il suo avversario Pekka Haavisto, esponente della sinistra verde, fermo a poco più del 48% dei voti espressi.

Dopo un percorso universitario multinazionale tra il South Carolina, il College of Europe e la London School of Economics, il debutto politico di Stubb arriva nel 2004 con la sua elezione al Parlamento Europeo. Quattro anni dopo torna in Patria per assumere, a soli quarant’anni, la carica di ministro degli Esteri. Assurge poi al ruolo di Primo ministro nel biennio 2014-2015, in un’esperienza che arriverà alla sua conclusione con un’elezione parlamentare svoltasi in un contesto di profonda difficoltà economica, elezione da cui il partito guidato da Stubb uscirà sconfitto. Ministro delle Finanze nel nuovo governo di centro, nel 2017 lascia la politica finlandese, giurando di non tornare mai più.

A far tornare Stubb indietro sui suoi passi è la grande operazione offensiva lanciata dalla Russia in Ucraina nel febbraio del 2022, e la successiva decisione della Finlandia di fare richiesta per aderire all’Alleanza Atlantica sponsorizzata dal suo predecessore Sauli Niinistö, membro dello stesso partito di Stubb, ma anche dallo sconfitto Haavisto, che ricopriva il ruolo di ministro degli Esteri.

Entrambi i candidati partecipanti al ballottaggio da poco terminato sono forti sostenitori della democrazia liberale, e concordano sui fondamenti della politica estera e di sicurezza della Finlandia. Tuttavia, mentre Haavisto è noto per la mediazione di pace, l’attivismo ambientale e i compiti legati alle Nazioni Unite, Stubb ha una caratterizzazione fortemente transatlantica e si attesta su posizioni più vicine all’Unione Europea e alla Nato. Differenza di sfumature importanti, considerando che il presidente finlandese guida la politica estera del Paese insieme al governo e funge da comandante in capo delle forze armate finlandesi.

Durante il periodo di campagna elettorale, Stubb aveva più volte affermato la propria intenzione di collaborare con l’Europa e l’intera comunità euroatlantica per affrontare la minaccia rappresentata dal Cremlino. Ma in seguito alla diffusione dei risultati elettorali, il neo-eletto presidente ha assunto un tono più gentile, osservando che mentre durante la campagna elettorale si era parlato molto di “guerra, difesa e Nato”, il suo era un messaggio di pace: “Dobbiamo ricordare che uno dei compiti principali del presidente è garantire che la Finlandia promuova la pace, e io lo farò come presidente”.

Un cambio di retorica che difficilmente si può tradurre come un retrofont rispetto alle posizioni assunte da Stubb durante la campagna elettorale riguardo a questione legate alla sicurezza. Come ad esempio quella sul deterrente nucleare: mentre Haavisto si è opposto alla presenza di armi nucleari sul territorio finlandese, Stubb ha affermato che tale presenza potrebbe essere resa necessaria dalle circostanze. Inoltre, l’esponente di centrodestra si è mostrato più favorevole ad una rimilitarizzazione dell’arcipelago di Åland, posizionato strategicamente all’interno del Mar Baltico, che sono zona demilitarizzata dalla firma del Trattato di Parigi che pose fine alla guerra di Crimea nel 1856.

Sicuramente la gestione dei rapporti con Mosca rimarrà uno dei punti cruciali della presidenza di Stubb, che inizia in una situazione già molto particolare: infatti durante gli scorsi mesi, a seguito della decisione di Helsinki di aderire alla Nato, il Cremlino ha promosso una serie di operazioni di guerra ibrida volte ad aumentare la pressione migratoria (illegale) verso il non più neutrale vicino, cercando di influenzare le sue scelte. A questa situazione potrebbero anche aggiungersi violazioni dello spazio aereo o attacchi informatici. Rendendo sempre più teso il rapporto tra i due Stati confinanti.



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