Con una intervista di minacce e insinuazioni rilasciata alla Tass dall’ambasciatore russo in Italia sono iniziate la grandi manovre del Cremlino per tentare di neutralizzare il crescente ruolo internazionale del nostro Paese nell’ambito del G7 di giugno. L’analisi di Gianfranco D’Anna
Fra la Russia e l’Italia ci sono quasi gli stessi rapporti di quando il governo fascista di Mussolini dichiarò guerra a Mosca: lo afferma molto poco diplomaticamente l’ambasciatore della Federazione russa a Roma, Alexey Paramonov, in una intervista rilasciata all’agenzia moscovita Tass.
L’incipit è doppiamente minaccioso: “Le relazioni tra Russia e Italia sono certamente migliori oggi rispetto al periodo 1941-1943. Ma, purtroppo, non di molto”, afferma testualmente Paramonov che aggiunge una ulteriore insinuazione: “La posizione delle autorità ufficiali italiane nei confronti della Russia è prevalentemente sgarbata, di natura essenzialmente ostile”. L’insinuazione riguarda il riferimento alle autorità ufficiali, perché lascia intendere che l’ambasciata russa ha rapporti anche con presunte autorità italiane non ufficiali.
“Naturalmente – dice Paramonov – in entrambi i Paesi continuano ad operare ambasciate e consolati generali, sono garantiti il minimo livello necessario delle relazioni tra stati e l’attività corrente per la tutela degli interessi di organizzazioni e cittadini”.
Tuttavia, insiste il diplomatico, con l’invasione russa dell’Ucraina , che Paramonov definisce rifacendosi rigidamente alla classificazione propagandistica di Putin, come “l’avvio dell’Operazione Militare Speciale in Ucraina, Roma ha aderito pienamente alle misure di pressione esercitate dall’Occidente collettivo sulla Russia, tanto che in Italia si parla ormai apertamente di guerra ibrida contro il nostro Paese”.
Nell’intervista soliloquio sulla Tass l’ambasciatore insiste: “La posizione delle autorità ufficiali nei confronti della Russia è prevalentemente sgarbata, di natura essenzialmente ostile – prosegue il diplomatico – e dal febbraio 2022 sono già stati approvati 8 pacchetti di aiuti militari all’Ucraina, comprendenti un’ampia gamma di armi letali. Eccoli i “bravi” italiani” esclama Paramonov, che cita anche “prove concrete di tale “assistenza”.
Secondo fonti non classificate, sostiene, “il 31 gennaio di quest’anno un aereo da ricognizione radiotecnica dell’Aeronautica Militare Italiana Gulfstream G550CAEW si sarebbe trovato nell’area della penisola di Crimea. Che ci faceva lì? Gli esperti locali non escludono che fosse coinvolto nella raccolta di informazioni di intelligence sulle truppe delle Forze Armate russe in Crimea e nel loro trasferimento alle Forze Armate Ucraine per coordinare gli attacchi su obiettivi della penisola. Ogni commento, come si suol dire, è superfluo”, chiosa l’ambasciatore.
Seguono altre considerazioni sul recente vertice Italia-Africa, a difesa degli interventi neocolonialistici russi nel continente e che invece insinuano l’urgenza italiana di reperire risorse energetiche per compensare la rinuncia alle forniture russe.
Perché, continua il diplomatico di Mosca, “le conseguenze più eloquenti del rifiuto delle esportazioni russe si manifestano nell’ambito dell’approvvigionamento energetico dell’Italia, costringendo Roma a riorientarsi verso altri fornitori, il che comporta costi economici significativi e la necessità di costruire rigassificatori, pericolosi per l’ambiente, per il più costoso Gnl proveniente dagli Stati Uniti, la cui quota sul totale delle importazioni è già cresciuta fino a quasi l’8-9 per cento”.
Esaurito il capitolo delle insinuazioni, Paramonov conclude l’intervista alla Tass con la mezza lacrima di coccodrillo sul viso alludendo alle entrate perdute dall’Italia per l’azzeramento del flusso turistico di massa dalla Russia “completamente scomparso a causa delle sanzioni, in particolare a seguito della cancellazione dei voli diretti tra i nostri Paesi e delle restrizioni all’utilizzo all’estero delle carte bancarie emesse in Russia. I diplomatici russi in Italia sentono spesso gli operatori del settore parlare di nostalgia per i turisti russi e di rammarico per il fatto che oggi per lo più sono stati sostituiti, ahimé, da arroganti e tirchi anglosassoni”, sostiene.
In attesa delle sdegnate reazioni della Farnesina e del governo, che respingeranno al mittente le minacce e l’inammissibile intromissione russa nella politica interna dell’Italia, gli esperti di strategie politico militari evidenziano come l’intervista scaturisca dalla preoccupazione di Mosca che con il G7 di giugno Italia rafforzi il suo ruolo internazionale di coordinamento del quartier generale antirusso e della politica occidentale antiputin.