Allarme dell’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva (Csto): torna alta la probabilità di un’escalation al confine tra i due Paesi. Aliyev: “Ricattarci con pretese infondate costerà loro caro, e lo possono vedere tutti”. Borrell: “Vi è la necessità di normalizzazione fra i due Paesi”
Era ampiamente prevedibile che all’indomani della schiacciante vittoria di Aliyev alle elezioni in Azerbaigian ci potesse essere un nuovo episodio di tensione con l’Armenia. E gli spari da parte armena contro i soldati azerbaigiani lo testimoniano. Ma più in generale spicca la possibile influenza esterna in una questione che è stata chiusa dalla pronuncia della sentenza dello scorso autunno con cui la Corte Internazionale di Giustizia ha riconfermato l’integrità territoriale azera sul Garabagh. L’allarme di un nuovo rischio-escalation è lanciato dall’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva (Csto) per bocca del generale Andrej Serdjukov, capo dello Stato maggiore congiunto della Csto. In primis ha accusato l’Occidente di cercare di influenzare il processo di normalizzazione dei rapporti tra Armenia e Azerbaigian e in secondo luogo ha di fatto aperto la fase due del post- vicenda giudiziaria.
Qui Baku
“Non importa quanti sostenitori l’Armenia possa avere, nessuno può fermarci – ha detto il presidente Ilham Aliyev durante la cerimonia di giuramento – “Non abbiamo rivendicazioni sul territorio dell’Armenia, ma devono rinunciare alle loro rivendicazioni. Ricattarci con pretese infondate costerà loro caro, e lo possono vedere tutti”.
Baku, inoltre, punta il dito contro l’azione armena dedita ad una sorta di disinformazione chirurgica, al fine di spargere nebbia sulla reale situazione in Garabagh. Secondo quanto osservato dall’analista Anar Hasanov l’Armenia sta ora conducendo una guerra informativa e psicologica con l’Azerbaigian attraverso una propaganda speculare, dove Yerevan vuole trovare sostegno nel campo dell’informazione. “Considerando che tutte le reti di informazione globali sono per lo più in Occidente, ad eccezione di alcune, l’agenda mondiale è stabilita e trasmessa dai media occidentali – ha scritto sui media nazionali – L’Armenia insiste su tutto. Nel processo di negoziazione, sottolineano sempre il ruolo delle Ong internazionali occidentali o delle strutture occidentali che possono mediare nel processo di negoziazione. Anche in questioni come le fosse comuni, l’Armenia sottolinea il ruolo della comunità internazionale”. E accusa le potenze straniere: “Le forze revansciste sia nella stessa Armenia che nella Francia alleata stanno lavorando duramente per intervenire o consentire l’intrusione di una terza forza nella regione”.
Qui Yerevan
Secondo il ministero della Difesa armeno quattro soldati sono stati uccisi e uno ferito vicino una postazione militare nella regione meridionale di Syunik. “Unità delle forze armate azere hanno sparato con armi leggere verso le posizioni di combattimento armene nelle vicinanze di Nerkin Hand”, recita una nota ufficiale di Yerevan. Il ministero della Difesa di Baku ha affermato che le forze armene hanno sparato contro le posizioni delle sue truppe lungo una sezione nord-occidentale del confine, ma l’Armenia ha negato tutte le accuse. Si è dimesso intanto il ministro dell’Economia Vahan Kerobyan.
Qui Bruxelles
Vi è la necessità di normalizzazione fra i due Paesi: la posizione diplomatica dell’Alto rappresentante europeo per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, non aggiunge né toglie nulla all’episodio tra Azerbaigian e Armenia, in una fase in cui sarebbe servita un’azione europea maggiormente incisiva. Secondo Borrell gli spari da parte armena contro i soldati azerbaigiani sono stati “un gesto deplorevole, ma la risposta azerbaigiana di oggi è sproporzionata e ignora l’annuncio del ministro della Difesa armeno sul fatto che l’incidente sarà oggetto di un’indagine approfondita”.
La missione dell’Unione europea in Armenia, assicura, è stata recentemente rafforzata con un numero maggiore di personale. “Continueremo a contribuire ad assicurare un ambiente favorevole agli sforzi di normalizzazione e a sostenere le uscite dei cittadini armeni”.
Aiuti umanitari
Dall’Ue più di 5 milioni di euro per gli armeni sfollati, al fine di offrire aiuti umanitari per sostenere gli sfollati dalla regione del Nagorno-Karabakh. La Commissione europea ha spiegato che 1,5 milioni di euro sono destinati alla preparazione alle catastrofi per migliorare la resilienza delle comunità vulnerabili a potenziali crisi. Mentre i restanti 4 milioni per la fornitura di trasferimenti regolari di denaro e voucher per aiutarli a soddisfare i loro bisogni di base. In questo modo Bruxelles punta a “sostenere le persone bisognose garantendo loro l’accesso al cibo, all’assistenza sanitaria, ai servizi di salute mentale e alla protezione”. Il commissario per la gestione delle crisi, Janez Lenarcic, ha osservato che si tratta di un primo inverno per migliaia di armeni del Garabagh fuggiti in Armenia lo scorso autunno. “In questi tempi difficili, è nostro dovere umanitario fornire protezione e assistenza alle persone più bisognose”.