A fine mese l’Albania ospiterà la conferenza sull’Ucraina, intanto il Paese delle aquile ha ospitato sul proprio suolo circa 3.200 afghani in fuga prima che si trasferissero per l’insediamento definitivo negli Stati Uniti
Poche ore (ma dense) per ribadire che l’Albania è attenzionata dall’agenda dell’amministrazione americana per almeno tre ragioni: la geopolitica balcanica legata alle pressioni dei super players esterni, le politiche europee di allargamento con proprio Tirana in stand by e la sicurezza del Mediterraneo alla voce energia, passando per un preciso settore critico che prende il nome di Kosovo. Il segretario di Stato americano Anthony Blinken lo ha ribadito in occasione della sua prima visita in Albania, un alleato chiave nella regione che cerca l’adesione all’Unione europea e al contempo un alleato dell’occidente nel sostenere la lotta dell’Ucraina contro l’invasione russa.
Destino Ue
Durante la tappa albanese di Blinken sono stati firmati diversi accordi strategici al fine di potenziare gli investimenti americani in loco. Si tratta del memorandum tra l’Albania e gli Usa, nonché di un accordo nel campo dell’istruzione, relativo al programma di scambio accademico “Fulbright” e il Memorandum d’intesa tra l’Albania e gli Stati Uniti d’America contro la manipolazione dell’informazione di un paese straniero.
Tra l’altro il sindaco di Tirana Erion Veliaj incontrando Blinken ha riconosciuto all’alto funzionario americano il più grande investimento congiunto albanese-americano nella capitale, la Piramide di Tirana, “ieri simbolo dell’isolamento del passato, oggi simbolo della tecnologia del futuro”. E il segretario di stato ha spiegato che “tutto quello che tu ed io abbiamo visto oggi per le strade di Tirana è energia, ottimismo per il futuro, un futuro integrato con l’Occidente, con l’Europa, con il mondo, a rafforzare il destino comunitario del Paese”.
Blinken ha trovato ad accoglierlo all’aeroporto l’ex ambasciatore americano in Albania, Yuri Kim, presente a Tirana come vice segretario di Stato aggiunto per gli affari europei ed eurasiatici presso il Dipartimento di Stato.
Il dossier Kosovo
Si è parlato anche di Kosovo e il premier Edi Rama ha invitato l’omologo kosovaro Albin Kurti a riflettere sui passi che sta facendo nella consapevolezza che non si dovrebbe fare nulla senza consultare gli alleati: “È nell’interesse nostro e del Kosovo progredire nella realizzazione di tutte le richieste del dialogo che non siano coercitive, nemmeno che il Kosovo rinunci a un millimetro della sua dignità e sovranità, ma richieste che rendano possibile un contesto che elevi la Repubblica del Kosovo. Questi requisiti rendono possibile la creazione di un contesto che eleva la Repubblica del Kosovo a repubblica che richiede il sostegno e l’apprezzamento di tutti gli alleati. Anche oggi, dopo aver discusso, voglio ripetere il mio appello alle autorità di Pristina affinché non facciano alcun passo senza consultare i nostri alleati strategici perché è nel loro interesse e in quello della nostra alleanza”.
Geopolitica Rama
Tra pochi giorni Tirana sarà sede di un vertice internazionale sull’Ucraina a cui parteciperà il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Inoltre il segretario di Stato ha preso atto del ruolo svolto dall’Albania nell’ospitare sul proprio suolo circa 3.200 afghani in fuga prima che si trasferissero per l’insediamento definitivo negli Stati Uniti: Ucraina e Afghanistan, dunque, sono legate dal passo in avanti compiuto dal primo ministro Edi Rama che così posiziona il suo paese sui binari dell’atlantismo in maniera operativa. Nella Nato dal 2009, il Paese candidato all’adesione all’Unione europea.
Qui Roma
Alla voce migranti va ricordato che proprio oggi il Senato italiano ha approvato in via definitiva il Protocollo Italia-Albania, per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria, siglato lo scorso 6 novembre a Roma. In questo modo Tirana riconosce a Roma la possibilità di usare determinate aree, concesse a titolo gratuito al fine di costruire strutture ad hoc per svolgere le procedure di frontiera o di rimpatrio dei migranti non aventi diritto all’ingresso e alla permanenza nel territorio italiano presso il porto albanese di Shengjin (oltre ad un Cpr nell’entroterra presso Gjder).